
Distrazioni sinistre
Forcaioli con Occhiuto, Santanché e Toti, garantisti con gli amici: le “sviste” del campo largo e di una sinistra che non c’è più
Nel caso dei due governatori di centrodestra e del ministro del turismo, indagati, il Pd ha chiesto subito le dimissioni, mentre difende a spada tratta e senza riserve gli esponenti del proprio partito sottoposti ad indagini
Forcaioli contro Toti, Santanchè, Occhiuto, garantisti con Sala, Emiliano( che non era indagato) e su tutte le vicende che riguardano il campo largo. Le contraddizioni del centrosinistra emergono prepotentemente ricordando che nella coalizione manca un’identità socialista.
Le vicende Toti e Occhiuto
In principio fu Giovanni Toti. I domiciliari al governatore ligure videro sfilare in una manifestazione i protagonisti del campo largo, che invocavano le dimissioni del presidente. Fino ad ottenerle, perdendo però successivamente le elezioni regionali.
Anche recentemente, con l’inchiesta per corruzione che riguarda il presidente forzista della Calabria, Roberto Occhiuto, il centrosinistra ha parlato di dimissioni, nonostante le indagini siano solo all’inizio. Senza alcun rispetto. Per non parlare di Daniela Santanché, sotterrata da una valanga di fango.
Garantisti con gli amici
Ma i casi Toti e Occhiuto sono solo una parte del sistema forcaiolo che pervade il campo largo. Che riscopre improvvisamente il garantismo quando a essere indagati sono i suoi esponenti. Succede oggi con Beppe Sala, sindaco di Milano. Ma è accaduto in Puglia, dopo gli scandali che hanno riguardato alcuni assessori della giunta regionale guidata da Michele Emiliano. Anche lì, silenzio e difesa della presunzione di innocenza. Come nel caso “Affidopoli” che riguarda la città di Pesaro e lambisce, politicamente, Matteo Ricci che, pur non essendo indagato, ha la responsabilità politica degli affidamenti diretti fatti dal comune di Pesaro. In tutti questi casi e solo in questi casi i principi della Costituzione restano validi.
Le parole di Costa
“Ve la ricordate la piazza forcaiola con la bava alla bocca di Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni che chiedevano a gran voce le dimissioni di Toti? Osservate ora lo stile delle reazioni di Meloni e Tajani di fronte all’inchiesta di Milano. E le parole nettissime di Crosetto. Nessuna piazza, nessuna richiesta di dimissioni, presunzione di innocenza prima di tutto. Qui sta la differenza. Ps: aspettiamo ancora una dichiarazione pubblica di Schlein sul caso Sala”. Lo scrive su X Enrico Costa, deputato di Forza Italia e vicepresidente della Commissione Giustizia.
Un pro-memoria che suona come una condanna a una coalizione che dovrebbe dimostrarsi garantista sempre. E non a corrente alternata.