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L’incontro tra Alemanno e Fontana a Rebibbia

L'attenzione delle istituzioni

Fontana incontra Alemanno a Rebibbia: «Lavorare con decisione per superare problemi storici come il sovraffollamento»

Il presidente della Camera ha visitato il carcere romano e incontrato alcuni detenuti, tra i quali l'ex sindaco di Roma che sta conducendo una battaglia politica per migliorare le condizioni negli istituti penitenziari

Politica - di Sveva Ferri - 5 Luglio 2025 alle 13:54

«Occorre continuare a lavorare con determinazione per superare problemi storici come il sovraffollamento e la carenza d’organico. Risolvere queste criticità permette di migliorare la qualità del lavoro degli agenti, di tutto il personale, e le condizioni dei detenuti». È stato questo l’appello lanciato dal presidente della Camera, Lorenzo Fontana, in occasione della sua visita al carcere romano di Rebibbia. «Ci tenevo a essere qui per manifestare la piena vicinanza a chi opera in queste strutture», ha sottolineato Fontana, che è stato accolto dalla direttrice di Rebibbia Maria Donata Iannantuono e da una delegazione della polizia penitenziaria, e che durante la sua visita ha incontrato alcuni detenuti, tra i quali anche Gianni Alemanno.

Fontana incontro Alemanno a Rebibbia

L’ex sindaco di Roma è detenuto a Rebibbia dalla notte del 31 dicembre scorso. Alemanno, la notte della vigilia di Capodanno, stato portato in carcere con l’accusa di aver violato gli obblighi dei servizi sociali, attraverso i quali stava scontando la condanna a un anno e 1o mesi per traffico di influenze con cui per lui si era risolto il processo monstre – da punto di vista mediatico – sulla cosiddetta “Mafia Capitale”.

L’impegno dell’ex sindaco per condizioni più umane in carcere

Alemanno da Rebibbia ha deciso di mettere la propria voce e la forza della visibilità che gli viene dalla sua storia per mantenere accesi i riflettori sul tema del sovraffollamento delle carceri e sollecitare una sensibilità diffusa per la soluzione. Attraverso il suo “Diario di cella” e lettere alle istituzioni e ai giornali – nel perimetro delle comunicazioni esterne definito dall’ordinamento – l’ex sindaco di Roma racconta, denuncia, sollecita, offrendo un punto di vista politico dalla parte di chi il carcere lo vive dall’interno.

Il politico e lo scrivano: due voci per un racconto dall’interno

È di qualche giorno fa la lettera ai giornali sul caso di K. A., un detenuto nato in Libia nel 1996 e salvato in extremis da un tentativo di suicidio che aveva già messo in atto a uno stadio avanzato. «Sentiamo il dovere civico di dare questa notizia, che altrimenti non emergerebbe mai dalle mura del carcere, per rimarcare la situazione insostenibile che si vive in istituti penitenziari dove il sovraffollamento sta superando ogni limite e il caldo estivo rappresenta una sofferenza aggiuntiva», scrive Alemanno nella lettera aperta, co-firmandola con un altro detenuto: Fabio Falbo, «scrivano del Braccio G8 di Rebibbia».

«Siamo persone con esperienze molto diverse – una contraddistinta da un pluridecennale impegno politico e istituzionale, l’altra da una lunghissima esperienza carceraria vissuta studiando Giurisprudenza e lavorando come “scrivano” al servizio delle altre persone detenute – ma accomunate dallo stesso impegno per rendere pubbliche le drammatiche condizioni in cui si vive negli istituti penitenziari italiani», si legge in un’altra lettera di Alemanno e Falbo, stavolta indirizzata ai presidenti delle Camere, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. La lettera, datata 30 giugno, è stata rilanciata ieri sui social che fanno riferimento alla battaglia di Alemanno, in concomitanza con la visita di Fontana a Rebibbia.

La lettera a Fontana e La Russa

Si tratta di una lettera molto toccante, nella quale vengono descritte le «drammatiche condizioni che stanno esplodendo: nel cuore dell’estate italiana, mentre milioni di cittadini cercano refrigerio tra ventilatori e condizionatori, c’è un’Italia che brucia in silenzio, è quella delle carceri, dove oltre 62mila persone vivono stipate in celle pensate per meno di 47mila, dove il caldo non è solo un disagio, ma una pena aggiuntiva, dove la dignità umana si scioglie, giorno dopo giorno, tra muri scrostati, letti a castello e finestre sigillate da pannelli di plexiglass».

L’impegno dell’esecutivo per soluzioni strutturali al problema

Di recente ha fatto un certo scalpore la lettura nell’Aula del Senato di questa lettera da parte del dem Michele Fina. Qualche giorno prima Gianni Cuperlo aveva condiviso il diario dell’ex sindaco sui propri social. Non sfugge una quota di strumentalità per poter accusare il governo di essere indifferente alla drammatica situazione delle carceri italiane. In realtà, quello del sovraffollamento e dell’adeguatezza degli istituti è un tema da tempo all’attenzione dell’esecutivo, dalla costruzione di nuovi carceri alla disponibilità del governo, ribadita dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, a favorire inserimenti riabilitativi per i detenuti che si drogano e che rappresentano il 20% della popolazione carceraria. Si tratta di soluzioni strutturali per dare una risposta a lungo termine al problema. Nonché di una visione opposta a chi ritiene che il problema del sovraffollamento si possa risolvere con un indulto, i cui effetti svanirebbero nell’arco di pochi mesi.

 

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di Sveva Ferri - 5 Luglio 2025