
Regno (dis)Unito
Follie woke in Inghilterra, la cacciano da scuola perché indossa i colori della bandiera: «Si possono celebrare solo le altre culture»
Una ragazzina di Birmingham è stata esclusa dalle celebrazioni della "Giornata delle culture" perché voleva celebrare la sua di cultura: quella inglese. In un Regno Unito già attraversato da gravi tensioni anti-migranti, il governo è dovuto correre ai ripari: «Siamo orgogliosi della nostra identità»
Vestire i colori della propria bandiera nazionale nella “Giornata della celebrazione delle culture” e venire espulsi da scuola perché le uniche culture che vanno celebrate sono quelle straniere. È successo a una ragazzina inglese di 12 anni di Rugby, cittadina vicino Birmingham, il cui naturale orgoglio di appartenenza si è scontrato con i deliri woke del corpo insegnanti.
Follie woke in Inghilterra: ragazzina cacciata da scuola perché veste i colori della bandiera
A raccontare la vicenda sulle colonne del Corriere della Sera è oggi il corrispondente da Londra Luigi Ippolito, che dà conto anche del caso politico che si è scatenato intorno alla vicenda. Courtney, descritta come una studentessa modello, aveva pensato che fosse naturale, in quella giornata promossa «per promuovere l’inclusione, la comprensione e l’apprezzamento di differenti retroterra, tradizioni ed eredità», promuovere le sue di tradizione ed eredità. E quindi aveva preparato un discorso sulla storia e sulle tradizioni britanniche con l’entusiasmo dei suoi 12 anni e con quel tocco creativo in più di indossare un abito che riproduceva l’Union Jack.
Per gli insegnanti era «inaccettabile» la celebrazione dell’identità inglese
Anche questo, in fondo, un richiamo alla cultura pop del Paese: l’abito bandiera indossato a suo tempo da Emma Bunton, la “Baby spice” delle Space girl, è una delle immagini più iconiche degli ultimi decenni del Brit pop. Nel suo discorso, riferisce ancora il Corriere, Courtney avrebbe voluto parlare di tè, fish&chips, senso dell’umorismo e valori di correttezza e gentilezza. Invece è stata messa non solo a tacere, ma alla porta: gli insegnati hanno ritenuto «inaccettabile» il suo comportamento, «l’hanno cacciata dalla classe e hanno chiamato suo padre perché venisse a riprendersela: “Solo le altre culture sono autorizzate a celebrare”, le hanno detto, perché lei “può celebrare ogni giorno l’essere britannica”», riferisce Ippolito, parlando di esempio di «multiculturalismo impazzito, che vale per tutti tranne che per gli inglesi».
Il caso diventa nazionale e politico
Dalla provincia il caso è rimbalzato sui media nazionali e poi sui banchi del governo, da parte del quale c’è stata una netta presa di posizione contro la scuola – che è stata costretta a scusarsi – e a difesa di Courtney – la quale comunque poi ha rifiutato l’offerta riparatrice dell’istituto di leggere il discorso che aveva preparato. Un portavoce del premier Keir Starmer ha ricordato che «il primo ministro è stato chiaro: essere britannici è qualcosa che deve essere celebrato e lo si può vedere da tutto ciò che questo governo ha fatto. Siamo un Paese tollerante, diversificato e aperto: siamo orgogliosi di essere britannici».
Le tensioni anti-migranti che percorrono il Regno Unito
La Gran Bretagna è stato negli anni scorsi uno dei Paesi maggiormente contagiati dalle follie woke, partite dagli ambienti liberal americani e fatte proprie da quelli europei. Da un po’ di tempo a questa parte, come ricorda anche il Corriere, la sinistra britannica ha raddrizzato il tiro. Ma i danni provocati da quella stagione restano ancora profondamente radicati, specie negli ambienti scolastici e accademici.
A determinare l’inversione di rotta non c’è stata solo la spinta arrivata, ancora una volta, dagli Usa, con le politiche introdotte da Trump, ma anche una progressiva presa di coscienza rispetto all’insostenibilità della negazione e della fustigazione di sé, tanto più in una società così profondamente multiculturale in cui il cedimento rispetto alla propria identità ha mostrato chiaramente di non favorire affatto l’integrazione e, anzi, di diventare fattore di lacerazione sociale.
Ne sono testimonianza le accese e talvolta drammatiche rivolte anti-migranti che stanno attraversando il Regno Unito, da Liverpool all’Irlanda del Nord, e che sostanzialmente sono una reazione dei britannici alla sensazione di essere diventati stranieri in casa propria. Per i laburisti al governo del Paese, dunque, la questione non pone solo problemi culturali, ma anche un problema politico specifico molto concreto e molto presente. Anche in termini meramente elettorali. Data la situazione, conclude l’articolo del Corriere, non c’è da stupirsi che «Nigel Farage, alla guida della destra nazionalista, sia in testa ai sondaggi d’opinione e abbia buone chance di diventare premier».
Ha fatto benissimo. Ragazzina coraggiosa che ama la sua patria