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Feltri smonta Sala e dipinge un quadro a tinte fosche di Milano

Amara realtà

Feltri smonta Sala: più che da bere è una città bevuta. “Ora fa paura anche a me”. Il sindaco? “Un impiegato dell’ufficio negazioni”

Il giornalista denuncia lo stato di una città in balia del caos e della criminalità, accusando il primo cittadino – e i suoi sostenitori – di negare la realtà e di ignorare la paura dilagante. Specie di fronte a un crimine sempre più violento e sistematico

Cronaca - di Chiara Volpi - 17 Luglio 2025 alle 20:22

Feltri annienta Sala, con poche, amare considerazioni, che nascono dall’amore per una città tradita nel profondo e dalla delusione per malessere in cui annaspa. «Milan l’è un gran Milan». O meglio, “era” un gran Milan. La celebre espressione meneghina, simbolo di operosità e sicurezza, emblema di quella “Milano da bere” anni Ottanta, oggi suona come un “amaro” ricordo (per l’appunto)… A scuotere le coscienze e a denunciare una realtà sempre più preoccupante è la penna affilata di Vittorio Feltri che, rispondendo a un lettore allarmato, nella sua rubrica sul Giornale, non usa mezzi termini per descrivere un capoluogo lombardo preda del caos e dell’insicurezza. Del degrado e della paura. E il bersaglio principale delle sue critiche è, ancora una volta, il sindaco Beppe Sala, alla guida di una città che ormai si fa fatica a riconoscere…

Milano nel caos, Feltri smonta il sindaco Sala

Rispondendo a un lettore angosciato, Feltri non si nasconde dietro giri di parole: «Tu hai paura. Le tue figlie hanno paura. Milano ha paura. Ho paura anche io. E il sindaco cosa fa? Niente. O meglio: nega». Un’accusa pesante, che dipinge un primo cittadino distante dalla realtà quotidiana dei suoi cittadini. Lontano anni luce dalla realtà a luci livide e pregna di contraddizioni che provano a imporsi sul buio di una realtà senza contorni.

«L’allarmismo non lo fanno i cittadini. L’allarme lo crea la realtà»

Non solo. Perché il fondatore di Libero rincara la dose, tracciando un ritratto impietoso del primo cittadino, ultimo dei milanesi: «Da anni Beppe Sala si comporta come un impiegato dell’ufficio negazioni, con la prontezza di chi al primo accoltellamento di turno si affretta a fare sapere che “è un caso isolato”. E che: “È stato un momento”». esortando a non fare “allarmismo”. Stigmatizzando: «Ora dico una cosa chiara e netta: l’allarmismo non lo fanno i cittadini. L’allarme lo crea la realtà».

Milano, Feltri: e la realtà ce la restituisce la cronaca

E la realtà, secondo Feltri, è ben più cruda di quanto si voglia ammettere e si possa umanamente riconoscere. È la realtà delle cronache cittadine, sempre più spesso tinte di rosso sangue. «A Milano si accoltella per rubare una catenina (tutto vero, è successo a un turista americano, ndr). Si sgozza per un telefono. E si sferra un fendente alla gola per le cuffiette dell’iPhone. Questo non è degrado; questo è un crimine sistemico e codificato, perpetrato da bande organizzate, composte da giovani nordafricani, che agiscono con brutalità professionale, come se stessero facendo il proprio mestiere. Eppure, attenzione: guai a metterlo in luce».

La retorica benpensante del politicamente corretto preferirebbe ignorare o minimizzare, ma…

La denuncia di Feltri, nuda e cruda. Che non risparmia strali e allarmi, non si ferma alla descrizione dei fatti. Ma analizza il meccanismo perverso che, a suo dire, impedisce una corretta analisi del problema: «Se lo affermi, vieni subito accusato di “razzismo”. È la formula magica per zittire chi denuncia. Ma io non mi faccio zittire da chi abusa delle parole per censurare la realtà». Una critica, quella del decano dei giornalisti italiani, di un veterano della parola scritta, diretta a una certa retorica “benpensante” che, in nome del politicamente corretto, preferisce ignorare o minimizzare fenomeni sociali gravissimi.

Milano una realtà amara

Invece Feltri è lapidario: «Non stiamo parlando di poveri cristi disperati che rubano il pane. Stiamo parlando di criminali di elevata caratura. Di predatori sociali che girano con coltelli in tasca e sangue nelle mani. Pronti a colpire al cuore chiunque reagisca. Sono ladri sì. Ma soprattutto sicari spietati»…

E la solita litania della sinistra buonista…

E la reazione della sinistra di fronte a tutto ciò? Secondo Feltri, è la solita, stanca litania: «”Non sono integrati perché non li abbiamo inclusi”… “È colpa della marginalizzazione”… “Diamogli la cittadinanza, magari si calmano”… Ma stiamo scherzando? Qui c’è gente che non vuole integrarsi. Bensì vuole disintegrarsi. Gente che vuole solo dominare, imporsi e imporre la paura. Lo fanno a coltellate. E lo capisce chiunque, tranne quelli che vivono nei quartieri bene con la scorta sotto casa e il portiere che filtra il mondo». E tra questi – e Feltri non manca di sottolinearlo – c’è anche il sindaco Sala…

Milano, la denuncia di Feltri, l’indagine della procura

Allora, alla fine della fiera degli orrori, la soluzione per il giornalista è tanto semplice quanto radicale: «Restituire dignità, autorità e centralità alle forze dell’ordine. Bisogna espellere chi delinque». Punto e basta. E riflettere sul fatto che la denuncia di Feltri arriva in un momento già delicato per il primo cittadino, indagato nell’ambito delle inchieste sull’urbanistica, per le quali i pm hanno chiesto sei arresti, tra cui quello dell’assessore alla Rigenerazione urbana.

Insomma, se la Milano di una volta era un faro di sicurezza e prosperità, la Milano attuale, tra criminalità dilagante e ombre giudiziarie, sembra aver perso molto del suo antico splendore. L’alloure di città mitica ha ceduto il passo alla paura. Come ammette lo stesso Feltri: un timore che si fa sentire a ogni angolo. In ogni strada di quella Milano da bere, affogata nel suo stesso ristagnare

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di Chiara Volpi - 17 Luglio 2025