
Make Japan Great Again
Febbre Maga anche a Tokyo: la scalata del leader di Sanseito che si ispira a Trump al grido di “Prima i giapponesi”
Alle elezioni per il rinnovo del Senato il nuovo partito di destra, fondato su YouTube e cresciuto tra le pieghe del malcontento, ha sfondato la barriera dell’irrilevanza, passando da un solo senatore a quattordici
In un Giappone spaesato dall’inflazione e assediato dall’incertezza economica, irrompe sulla scena politica un volto inaspettato: Sohei Kamiya, leader di Sanseito, partito fondato nel 2020 che ha conquistato 14 seggi al Senato. Lo slogan «Prima i giapponesi», a lungo deriso, si è trasformato in una bandiera sotto cui ha marciato un blocco trasversale di malcontento e orgoglio nazionale.
Il Trump del Sol Levante: Sohei Kamiya alla conquista del Giappone
Il partito, che nella legislatura precedente contava un solo senatore, diventa ora la principale opposizione al premier Shigeru Ishiba, leader di centrodestra. Ma la novità non è solo numerica: per la prima volta, un movimento apertamente ispirato alla destra trumpiana conquista spazio politico in Giappone.
«Combatteremo il globalismo e proteggeremo lo stile di vita dei cittadini giapponesi», ha dichiarato Kamiya la sera dello spoglio, tra bandiere e sorrisoni.
Dal web alla retorica alternativa
Sanseito nasce su YouTube, durante la pandemia, da un nucleo di utenti che contestavano i vaccini e le misure sanitarie. Ha costruito il proprio radicamento offrendo contenuti riservati a pagamento, propagando teorie su élite globaliste e controllo sociale.
@sanseito
Con una quota di 2.500 yen si accede a una sorta di comunità ideologica che ha saputo trasformare la marginalità in militanza. In tempi di diffidenza verso i media ufficiali, ha funzionato.
Immigrazione come tema simbolico
La forza di Sanseito non sta solo nei numeri, ma nella capacità di imporre temi. Ha fatto dell’immigrazione il suo cavallo di battaglia, pur in un Paese che ospita solo il 3% di residenti stranieri. L’aumento dei prezzi, l’afflusso record di turisti (36,9 milioni nel 2024) e la percezione di un’identità sotto pressione hanno alimentato il risentimento. Così, il nuovo attore in campo non ha esitato a incalzare su questi chiedendo limiti severi, come impedimenti agli incarichi pubblici per naturalizzati o accesso prioritario ai sussidi per i cittadini autoctoni.
Kamiya, per rimanere sul provocatorio, ha sostenuto che l’imperatore dovrebbe «tornare ad avere concubine, come un tempo» e ha denunciato l’istruzione giapponese come «contaminata da valori globalisti». Propone dunque una riforma scolastica patriottica.
La reazione del governo Ishiba
Spiazzato dalla crescita di Sanseito, il governo aveva istituito l’Ufficio per la promozione di una coesistenza armoniosa con gli stranieri. L’obiettivo era «contrastare i crimini o i comportamenti inopportuni di alcuni stranieri» e controllare l’«utilizzo inappropriato dei servizi nazionali». Il nuovo arrivato ha colto al volo l’occasione: «Non siamo xenofobi. Vogliamo solo che il Giappone resti Giappone», ha risposto Kamiya.
La gaffe di Trump: «Mr. Japan»
A completare il quadro poi è proprio Donald Trump, che in un’intervista televisiva lo scorso giugno ribattezzò il premier giapponese «Mr. Japan». Un paradosso tragicomico, visto che la politica nipponica a lui si ispira, ma The Donald la ignora con ironia.
@phoenixtvnews Trump talked about the tariff issue with Japan in an interview. He seemed to have forgotten the name of Japanese Prime Minister Shigeru Ishiba and blurted out “Mr. Japan”. japan shigeruishiba tariff tradewar fyp