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Impagnatiello

Esclusiva del "Secolo"

Delitto Tramontano, la perizia che inchioda Impagnatiello: “Tratti narcisistici e psicopatici, ma nessun disturbo”

I due esperti, Pietro Ciliberti e Gabriele Rocca, delineano la personalità dell'omicida. Che ha ben compreso la gravità del suo gesto e che ha agito perché si è trovato smascherato dinanzi alle sue menzogne

Cronaca - di Paolo Cortese - 14 Luglio 2025 alle 12:31

Alessandro Impagnatiello era perfettamente lucido e scevro da disturbi quando uccise, con 39 coltellate, Giulia Tramontano. La perizia psichiatrica, in esclusiva per il Secolo, firmata da Pietro Ciliberti e Gabriele Rocca, giunge alla conclusione che, “Ciò che è emerso è la presenza di tratti di personalità narcisistici e psicopatici che non configurano una entità psicopatologica, ma il ‘modo di essere nel mondo di Impagnatiello’, cioè la sua specifica struttura di personalità”. L’uomo è stato condannato all’ergastolo nei primi due gradi di giudizio.

La perizia su Impagnatiello

Nelle 81 pagine Ciliberti e Rocca smontano la tesi della difesa: “Per quanto concerne l’eventuale presenza di un ‘complesso disturbo personologico’ (relazione Dr. Rossetti per la difesa), si rileva la sua insussistenza in quanto il suo percorso esistenziale contrasta con una vita permeata da rigidità e maladattività, come testimoniato dalla presenza di storie sentimentali stabili, adattamento lavorativo e capacità di inserirsi in modo positivo addirittura nel contesto detentivo”.

“Ha ucciso perché si è sentito smascherato”

Ciliberti e Rocca scrivono che” Certo è che gli aspetti personologici ed emotivi emersi non sono stati indifferenti alla genesi ed alla dinamica dei fatti delittuosi, perché ne costituiscono la premessa e ne hanno anche ‘modulato’ le azioni, ma è di tutta evidenza come non vi siano state alterazioni psicopatologiche tali al momento ed in relazione ai fatti da compromettere in tutto o in gran parte lo psichismo di Impagnatiello”.

“Impagnatiello non poteva accettare lo ‘smascheramento’ (per le relazioni sentimentali concomitanti che aveva ndr) con le conseguenze umilianti e la intrusione della vittima sulla scena slatentizza come evidenza certa una dimensione ‘rabbiosa’ “.

“La struttura personologica di base, intesa qui come meri tratti in assenza di evidenti ripercussioni sul funzionamento individuale, trova nella scena dell’atto la rappresentazione finale di una emotività distruttiva che ha anche ‘guidato’ le precedenti condotte delittuose (somministrazione di bromandiolone) e quelle successive (occultamento di cadavere): i tratti narcisistici, che si manifestano con la non tolleranza di fronte all’abbandono, e quelli psicopatici, che si rappresentano come il prevaricare l’altro e il manipolare gli eventi”.

La frustrazione e la scala dell’ipomania

Dalla testitisca effettuata su Alessandro Impagnatiello si rileva “l’elevazione della scala sull’ipomania, che conferma il basso livello di tolleranza. Il periziando potrebbe essere poco sensibile ai bisogni e ai sentimenti degli altri, privilegiare relazioni superficiali ed apparire immaturo ed egocentrico”.

Le motivazioni di Impagnatiello

“Quanto descritto-scrivono Ciliberti e Rocca- appare impermeabile all’implicazione di un eventuale disturbo psichiatrico grave o significativo al momento dei reati: non c’è salto logico, i gesti non appaiono inderivabili dalle premesse, né interrompono il percorso esistenziale, nel senso che vi si inscrivono come momenti drammatici, ma comprensibili in relazione alla struttura di personalità di Impagnatiello, alla sua storia personale, al clima relazionale con Giulia ed Allegra, al ruolo delle vittime”.

“In altre parole, questi delitti acquisiscono comprensibilità non tanto studiando le problematiche psichiche dell’imputato – come detto del tutto assenti – quanto spostando il fuoco sulla sua storia esistenziale, sulle dinamiche relazionali, come i diversi fattori si siano ingranati in questa particolare vicenda”.

“Consapevole del male fatto a Giulia”

“Se vi fosse stata una vera reazione abnorme di matrice psicopatologica questa avrebbe dovuto produrre quantomeno transitorie perturbazioni del campo di coscienza, visto che segni riconducibili a disturbi ideativi o allucinatori mancano del tutto, che si sarebbero tradotte inevitabilmente in vuoti mnesici, nell’incapacità di
ricostruzione dei fatti, nell’impossibilità di descriverli con la precisione manifestata” si legge nella perizia.

Quanto alla comprensione dell’omicidio, Impagnatiello, “ha dimostrato piena consapevolezza del disvalore degli agiti e li ha giustificati in quanto eventi sfuggiti al controllo”.

“La non accettazione del dolore e la ferita narcisistica”

Scrivono ancora Ciliberti e Rocca a proposito di Alessandro Impagnatiello: “Nell’esame dei suoi vissuti si evince un aspetto di organizzazione di personalità che rivela una intolleranza alla perdita affettiva, intesa qui come ferita narcisistica per l’abbandono vissuto come una offesa ed al contempo come una umiliazione”.

“Non si può negare che il clima in cui si è sviluppata la relazione con Giulia non fosse foriero di stress, condizione spesso presente nei rapporti d’amore complessi, ma –a parere degli scriventi – le idee verso le vittime non hanno determinato alcuna interferenza sostanziale con il suo funzionamento psichico al momento dei fatto-reato”.

“Impagnatiello? Non ha mai delirato”

Scrivono ancora Pietro Ciliberti e Gabriele Rocca: “Non si concorda dunque con quanto contenuto nelle relazioni di C.T. di parte imputata sul fatto che si sia tratto di ‘grave paranoia’ (cfr. relazione Dr.ssa Branciforti). ovvero di ‘percezione patologica’ (cfr. relazione Dr. Rossetti) in quanto Impagnatiello non ha mai evidenziato una frattura del test di realtà con l’emersione di deliri, bensì ha ‘percepito’ e ‘colorato’ situazioni ed atteggiamenti realmente frustranti, verso i quali, peraltro, ha dimostrato una reattività organizzata”.

“Neppure appare sostenibile l’ipotesi che si sia verificato, ad un certo punto, uno ‘scompenso’ clinico con viraggio dell’assetto di personalità, in cui si sarebbe dovuta rilevare una rottura del test di realtà”.

I tratti come modo di essere

La perizia che inchioda Alessandro Impagnatiello alle sue responsabilità fa riferimento ai tratti di personalità presenti in ognuno di noi. La scuola italiana, da Antonio Semerari a Giuseppe Nicolò a Stefano Ferracuti, è all’avanguardia nel concetto di definizione che trae origine da Otto Kernberg. Altri giovani autori, come Giuseppe Femia, lavorano in questa direzione. Recentemente a Impagnatiello è stata negata la giustizia riparativa. Tra poco la Cassazione, dopo la condanna all’ergastolo nei primi due gradi, metterà fine alla vicenda giudiziaria.

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