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“Cose di Jack Rubino”: da Falcone all’intelligenza artificiale, narrando le solitudini e i rimorsi di un detective “sfigato”

Il libro

“Cose di Jack Rubino”: da Falcone all’intelligenza artificiale, narrando le solitudini e i rimorsi di un detective “sfigato”

Cultura - di Luca Maurelli - 7 Luglio 2025 alle 13:53

C’è il fascino di Giovanni Falcone dietro il titolo di un libro di racconti più o meno gialli che pesca nella fantasia e nelle passioni dell’autore, Andrea Raguzzino, avvocato napoletano che firma per la sua casa editrice, di cui è fondatore col fratello Dario, “Cose di Jack Rubino, otto racconti di cui uno generato dall’intelligenza artificiale in una sfida col lettore chiamato a indovinare quale sia quello posticcio.

Falcone, che Raguzzino ama raccontare nei suoi incontri pubblici, mal si concilierebbe con una narrazione di puro ingegno, vista la straordinaria e attualissima realtà della sua breve esistenza. Ed allora il giudice anti-mafia diventa suggestione e ispirazione per un titolo che chiude la saga (Lontano da casa e Un amico nei guai) di un detective italo-americano un po’ sfigato che rimugina e si maledice, stavolta miscelato con altri racconti che gli gravitano intorno come ad indagare sulla sua vita e su quella dello stesso autore.

“Cose di Jack Rubino” e la citazione di Giovanni Falcone

“Nel caso di questo libro, l’omaggio/citazione è a un libro importantissimo, che ha molto a che fare con il crimine ma, purtroppo, molto poco con la fantasia. Si tratta di Cose di Cosa Nostra, un volume in cui sono raccolte venti interviste che la giornalista francese Marcelle Padovani fece a Giovanni Falcone nella primavera del 1991, circa un anno prima dell’omicidio del magistrato. Un libro che mi ha segnato e che dovrebbe essere studiato a scuola, per aiutare i giovani a capire cosa sia la mafia di Cosa Nostra, che cancro sia stata e continui a essere per l’Italia e per il mondo e quale sia il vero significato della citazione Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”, spiega Raguzzino.

Jack Rubino, il suo detective letterario, la testa invece la piega spesso, su una bottiglia, su una minigonna, sulla sua stessa vita deludente per scelta ed eccitante per disperazione. Negli otto racconti c’è New York, l’America di Trump che si interroga su libertà e diritti, il bullismo, la psicologia volgarizzata, l’alleanza diffidente tra donne nel nome dei diritti, il denaro che svilisce l’umanità, il crimine che non si assolve, la violenza che non indugia sulla forza, la solitudine di chi indaga sulle vite altrui per non accendere la luce sulla propria. O del suo migliore amico, nerboruto e rallentato omaccione che difende Jack per una forma di tenero amore fraterno che lega due opposti e li rende complici di un medesimo destino di ghettizzazione sentimentale. La figura di Russel domina il libro con la sua confessione a sorpresa, nella quale svela il tratto più profondo della sua anima malata all’amico di sempre, come un battello che dirada col proprio calore i fumi dell’East River mentre transita sotto il ponte di Brooklyin aprendosi la strada verso un approdo che non arriverà mai.

“A volte tutta la nebbia scompare, tutto si rimette a posto nella mia testa, e quelli sono i momenti più brutti. Per fortuna sono così rari e durano così poco, ma nonostante questo sono comunque troppi, e quando succede vorrei che la nebbia mi ricoprisse per sempre“, scrive il gigante buono all’amico Jack in una lettera che – come la nebbia nel suo cervello – si volatilizza all’improvviso, come se non fosse mai esistita, come una vita che non merita di essere raccontata o perfino vissuta.

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di Luca Maurelli - 7 Luglio 2025