
Una città insoluta
Corigliano-Rossano, i dubbi dopo la fusione dei due comuni e l’ombra della ‘ndrangheta sulla terza città della Calabria
Nata il 2019, è più grande del suo capoluogo, Cosenza. Negli ultimi tempi la pervasività della criminalità organizzata è aumentata notevolmente
C’è una città in Calabria che ha sperimentato la fusione di due comuni, Corigliano e Rossano, diventando la più grande della provincia di Cosenza, più del capoluogo. Oggi si chiama Co-Ro. Circa 70mila abitanti con un sindaco, Flavio Stasi, eletto il 2019 e rieletto cinque anni dopo. Ma sulla città aleggia l’ombra della pervasività della ‘ndrangheta, e il Comune, dopo sei anni, mostra le sue falle.
Corigliano-Rossano e l’ombra della ‘ndrangheta
Le due città si sono fuse con l’approvazione dell’atto da parte dei rispettivi consigli comunali e con un referendun confermativo. Da sei anni è sindaco Flavio Stasi, che è di centrosinistra ma non ha una collocazione precisa. Giovane e intraprendente, Stasi è stato protagonista a febbraio del 2022, di una candidatura autonoma come presidente della provincia di Cosenza che ha spaccato il fronte progressista e fatto vincere le elezioni al centrodestra. Per il primo cittadino di Co-Ro, va tutto bene. Ma la città ha il problema della ‘ndrangheta e di fenomeni di criminalità sempre più forti.
Le sparatorie negli ultimi giorni
Due sparatorie distinte, registratesi a distanza di poco tempo, hanno gettato nella paura nelle ultime settimane l’intera comunità di Corigliano-Rossano. La prima, avvenuta sul lungomare e la seconda su viale Sant’Angelo. Sui gravi fatti è intervenuto il consigliere regionale Ferdinando Laghi, capogruppo di “De Magistris Presidente”, nonché membro della Commissione anti ‘ndrangheta il quale ha fortemente condannato i fatti esprimendo nel contempo pieno apprezzamento e solidarietà alle Forze dell’Ordine, impegnate in azioni delicate e difficili£ e chiedendo una forte risposta istituzionale.
Stasi, allergico alle critiche
Il sindaco Stasi è stato oggetto di critiche su molti aspetti legati alla sua amministrazione. Il 3 maggio del 2022, alle 19,30, col sole ancora alto nel cielo, su Viale Mediterraneo alla Marina di Schiavonea di Corigliano-Rossano, strada centralissima percorsa a piedi, in auto, in moto o in bicicletta da migliaia di cittadini a tutte le ore del giorno e della notte, due killer di ‘ndrangheta armati d’una pistola e d’una mitraglietta entrarono in azione e consumarono un omicidio. Come scrive il blog di Corigliano Calabro, l’amministrazione comunale non si costituti parte civile.
Le due città e i fasti del passato
Le due città furono amministrate da due sindaci del Msi. Tra i primi sindaci missini italiani. Giuseppe Geraci, a Corigliano Calabro, e Giuseppe Caputo, a Rossano, diedero impulso alle attività produttive, combatterono l’abusivismo. Una stagione fausta e ricca di prestigio per tutto il territorio.
Corigliano-Rossano e gli affidamenti diretti
All’attuale amministrazione viene contestata una determina dirigenziale con la quale fu affidato un incarico di 175mila euro a uno studio legale di Roma in cui compariva il nome di uno degli estensori dello Statuto comunale.
Che ci sia la ‘ndrangheta in città non è certo colpa del sindaco, ovviamente, ma le opposizioni evidenziano gli atteggiamenti di prepotenza istituzionale e di intolleranza a qualsiasi critica. Come la decisione di citare in causa una rivista online milanese che aveva definito Co-ro, “la città più brutta d’Italia”. Una definizione ingiusta ( la città ha un mare cristallino e testimonianze storiche rilevanti) ma pur sempre legittima e non certo passibile di azione giudiziaria. Dire che una città è la più brutta d’Italia è assai sgradevole, ma qual è il reato?
Co-Ro dopo sei anni è una vera città unica? Probabilmente, no. Il suo bacino demografico e produttivo è importante Ma l’amministrazione sembra troppo autoreferenziale. Stasi da un lato , come ha fatto il 2024, cerca l’appoggio del centrosinistra , dall’altro non perde tempo per criticare ogni singolo partito della coalizione. La terza città della Calabria sembra ancora un agglomerato diviso con campanilismi che non cessano di esistere. E con una quotidianità fatta di violenze e criminalità che richiederebbero uno sforzo di unità istituzionale che dal Comune non arriva. E anche su questo Schlein, Conte e Fratoianni non dicono niente.