
Conte, in versione “Giuseppi” cagnolino di Trump, abbaia alla Schlein: “La sua assenza alla festa Usa? Se vuoi governare devi andare”
Incredibile, mefistofelico, paradossale Giuseppe Conte, che nel giro di una serata s’è trasformato in fiero oppositore delle guerre Usa, del piano di riarmo imposto alla Ue da Trump e delle complicità americane sui massacri di Gaza, in festaiolo e cordiale amico degli Stati Uniti nella festa per il 4 luglio all’ambasciata di Roma. Lui c’era, Elly Schlein no, beffata all’ultimo momento dal leader del M5s, che oggi sul “Foglio” si concede anche il lusso di sfottere la segretaria del Pd invitandola a “parlare con tutti, anche con gli Usa, se si vuole governare…”. Dunque, il premier in pectore del centrosinistra si considera lui, e non na fa mistero.
“Sì. Ero alla festa. E perché non ci sarei dovuto andare?”. La Schlein non c’è andata. “E’ la festa dell’Indipendenza degli Stati Uniti. La festa di un intero popolo… Gli Stati Uniti sono i nostri tradi la Casa Bianca prescinde dal suo inquilino”. E il Pd che considera Trum degno di un Tso? E i cartelli contro la Nato dei cortei a cui ha partecipato Conte? Nessun imbarazzo, da “Giuseppi”. “Bisogna sempre ricordare che quella con gli Usa è un’alleanza indiscutibile. Come indiscutibile è la nostra adesione alla Nato… registro che non siamo capaci di fare una seria riflessione per aggiornarne struttura, obiettivi e finalità. L’Alleanza è ormai vecchia di quasi ottant’anni. Mentre il mondo intero è cambiato”.
Conte non segue Schlein sulla linea anti Usa
Il ritorno di “Giuseppi” cagnolino di Trump, dunque, è ufficiale: “Le relazioni internazionali sono fondamentali. Difatti la battaglia del M5s contro la corsa al riamo, e contro il 5 per cento del Pil per spese militari all’interno della Nato, è improntata alla massima lealtà e trasparenza necessarie tra alleati. Se non si ha il coraggio di parlare in modo franco, e non si ha il coraggio di spiegare che per noi questi obiettivi sono oggettivamente insostenibili, allora non si è alleati ma sudditi… spiegai a Trump che l’accordo con Pechino sulla Via della Seta era necessario per migliorare la nostra bilancia commerciale con la Cina e aprire nuovi mercati alle imprese italiane in difficoltà… Troppo facile sottoscrivere oggi un impegno per 445 miliardi di euro in spese militari aggiuntive e poi farlo decorrere a partire dai prossimi governi, come fa la Meloni. In modo distorto, e con una buona dose di vigliaccheria, Palazzo Chigi fa credere che la credibilità dell’Italia passi dalla sottoscrizione di questo impegno del 5 per cento, che per alcuni paesi è pienamente sostenibile. Ma non per noi”.
Bene, ma quell’hamburger mangiato al catering della festa Usa, potrebbe comparire presto in uno striscione dei suoi amici anti-Nato e Pro-Pal che avevano immaginato ben altro atteggiamento del “Giuseppi” nuovo, rispetto all’odiato padroncino di una volta.