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China intelligence di Antonio Teti: il gigante asiatico che spia l’Occidente anche attraverso i turisti

Il libro

China intelligence di Antonio Teti: il gigante asiatico che spia l’Occidente anche attraverso i turisti

Per la Cina è normale sfruttare i propri connazionali inviandoli all'estero per reperire informazioni: non importa quali, tutto è importante per difendersi da un potenziale nemico

Cultura - di Giovanni Teller - 6 Luglio 2025 alle 07:00

La Cina è un Paese che scommette molto sui propri agenti segreti, soprattutto se si tratta di spiare i Paesi occidentali. Dietro l’impronta amichevole del membro permanente del Consiglio di sicurezza all’Onu, si nasconde un “dragone” pronto a divorare tutte le informazioni dei propri rivali attraverso lo spionaggio. Il libro “China intelligence” dell’esperto in cybersicurezza Antonio Teti, pubblicato da Rubettino, indaga sulle modalità con cui la Repubblica popolare cinese raccoglie dati sensibili all’estero. Nella prefazione curata da Alberto Manenti, ex direttore dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise), traspare l’obiettivo principale del governo cinese: conoscere il nemico prima attraverso le informazioni di libero accesso. Inoltre, dal 2017 la Cina ha varato una legge con cui impone ad ogni cittadino e impresa sul territorio di collaborare con gli enti governativi. In questo modo, il gigante asiatico si è assicurato l’appoggio di numerose agenzie, dipartimenti di polizia e strutture miliari.

China intelligence: come agisce  il “Dragone” nei confronti dell’Occidente

La Cina non si limita a spiare l’Occidente, ma cerca di limitare il suo accesso alle informazioni sensibili cinesi scoraggiando i cittadini ad intrattenere i rapporti con le persone che vivono nel “Mondo libero”. Ci sono molti modi con cui l’ex Impero celeste prova a limitare le interazioni tra i cittadini cinesi e quelli occidentali: quello più semplice è la raffigurazione fumettistica di un soggetto che solo apparentemente risulta innocuo e che in realtà sfrutta la familiarità dei singoli per raggiungere uno scopo più grande. Tra i metodi di spionaggio più conosciuti nella Repubblica popolare cinese c’è lo sfruttamento del turismo per studiare la geografia e lo stile di vita degli abitanti di un altro Paese, per essere preparati a qualsiasi evenienza.

Il turismo cinese è una fonte di spionaggio?

L’ex direttore e analista dell’Fbi, Paul Moore, ha definito il sistema turistico cinese come “Approccio dei mille granelli di sabbia”. Secondo le stime dell’esperto, «se una spiaggia fosse un obiettivo, i russi manderebbero un sottomarino, gli uomini rana sbarcherebbero a riva nel buio della notte, raccoglierebbero diversi secchi di sabbia e li riporterebbero a Mosca. Gli Stati Uniti invierebbero satelliti e produrrebbero montagne di dati. I cinesi manderebbero un migliaio di turisti, ciascuno incaricato di raccogliere un solo granello di sabbia. Quando tornerebbero in Cina, verrebbe chiesto loro di scrollarsi di dosso gli asciugamani. E finirebbero per saperne di più sulla sabbia più di chiunque altro».

Il ruolo del presidente Xi Jin Ping

Come ha riportato Teti in “China intelligence”, da quando Xi Jin Ping è diventato leader del Partito comunista cinese, lo Stato ha iniziato ad esercitare un grande dominio su tutto l’apparato della sicurezza. A quanto pare il presidente cinese ha una duplice visione delle strutture d’intelligence: da un lato vede quelle esterne come una minaccia e dall’altro considera le proprie come un’inestimabile fonte di potere e controllo. 

 

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di Giovanni Teller - 6 Luglio 2025