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Ceto medio, l’Inps smonta le balle della sinistra: i salari netti crescono il doppio e aumenta il potere d’acquisto delle famiglie

Il rapporto

Ceto medio, l’Inps smonta le balle della sinistra: i salari netti crescono il doppio e aumenta il potere d’acquisto delle famiglie

La politica fiscale di Meloni e Giorgetti  è stata redistributiva a favore dei redditi medio-bassi. Famiglie e più deboli al centro degli interventi del governo

Politica - di Stefania Campitelli - 18 Luglio 2025 alle 13:40

“I salari netti crescono più del doppio rispetto ai lordi, il potere d’acquisto delle famiglie è salito e i redditi sono aumentati.
Altro che declino: con la politica fiscale del governo Meloni, il ceto medio riprende fiato. Anche stavolta i fatti smentiscono la narrazione dell’opposizione”. Cosi, in una grafica che corre veloce sui social, Fratelli d’Italia smonta il racconto delle sinistre sulla ‘sciagurata’ politica economia di Palazzo Chigi. E lo fa con i numeri alla mano dell’ultimo rapporto Inps ben commentato sul Foglio da Luciano Capone.

L’Inps smonta le balle delle sinistre sul ceto medio

Dal 2019 al 2024, è vero, le retribuzioni sono aumentate dell’8,3 per cento mentre i prezzi del 17,4 per cento. Totale -9,1 per cento. Ma le persone non vivono di stipendi lordi, bensì netti. E così l’Inps ha analizzato l’andamento delle retribuzioni nette. Cioè ha tenuto conto dei provvedimenti fiscali adottati dal governo (principalmente la decontribuzione e il taglio dell’Irpef). Il risultato dell’analisi – sottolinea il Foglio –  è che le retribuzioni nette sono aumentate molto di più di quelle lorde. Le fasce più povere hanno avuto un incremento della retribuzione netta del 14,5 per cento (a fonte di +7,1 lorda), l’incremento sale per la retribuzione mediana al +16,9 per cento (a fronte di +7,4 lorda) e scende per l’ultimo decile al +12 per cento (a fronte di +11,2 lorda).

I salari netti crescono il doppio di quelli lordi

Tradotto, per i distratti delle opposizioni, la politica fiscale del governo ha più che raddoppiato la crescita dei salari. Almeno per quelli medio-bassi, arrivando nel caso della retribuzione mediana (33 mila euro) quasi a pareggiare l’inflazione (+16,9 contro +17,4 per cento). Va ancora meglio se si guarda ai nuclei familiari. Sempre i dati dell’Inps indicano che nello stesso periodo il numero di assicurati (27 milioni) è aumentato di 1,5 milioni, soprattutto tra i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. L’incremento è stato maggiore tra le donne rispetto agli uomini (+6,7 contro +5,3 per cento), al sud più che al nord (+7,4 contro +5,3 per cento) e in maniera notevole tra i giovani sotto i 34 anni (+11,2 per cento).

Il reddito complessivo delle famiglie è in crescita

In molte famiglie dunque il reddito complessivo è aumentato o perché il capofamiglia disoccupato ha trovato lavoro (caso più frequente nel Mezzogiorno). O perché si è aggiunto un secondo percettore di reddito (tipicamente una donna o un figlio). Di conseguenza il reddito familiare, nonostante la stagnazione dei salari, è aumentato. Il riscontro arriva dalla relazione annuale della Banca d’Italia, presentata qualche mese fa. Bankitalia indica come negli ultimi anni il reddito disponibile delle famiglie italiane sia aumentato con una dinamica migliore rispetto all’inflazione. Dopo il -0,6 per cento del 2022 e il ristagno del 2023, la crescita in termini reali è stata dell’1,3 per cento. Il potere d’acquisto delle famiglie è leggermente aumentato.

Ecco perché il governo aumentai consensi

Questo quadro – conclude Capone –  “spiega un’altrimenti incomprensibile tenuta dei consensi da parte del governo. E, inoltre, conduce a un paio di brevi considerazioni. La prima è che la politica fiscale di Meloni e Giorgetti  è stata redistributiva a favore dei redditi medio-bassi. La seconda è che non c’è molto altro spazio per sostenere i redditi attraverso il fisco. Questo non vuol dire che non esiste un enorme problema salariale, ma che non può essere risolta dalla politica di bilancio”.

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di Stefania Campitelli - 18 Luglio 2025