
Il processo
Caso Santanchè, i giudici sferzano i Pm: “Capi di imputazione scritti male”. Tutto rinviato a settembre
Il presidente del tribunale sbotta contro la Procura. Le accuse presentate non sono chiare e non comportano allo stato una responsabilità evidente, con formulazioni del tutto sbagliate
Delle accuse di falso in bilancio a Daniela Santanchè si riparlerà tra due mesi, il 16 settembre: il processo al ministro del Turismo ieri viene rinviato, al termine di un’udienza che registra inconsueti momenti di tensione tra i pubblici ministeri e il tribunale chiamato a giudicare la titolare del dicastero del Turismo e altri quindici imputati.
Le accuse alla Procura, ” atti incomprensibili”
A rallentare il processo è stata proprio la Procura della Repubblica, formulando accuse incomprensibili o prive di fondamento: tanto che i giudici ieri decidono di escludere dal novero degli imputati Visibilia srl, la società della Santanchè che all’epoca dei fatti era quotata in Borsa, e che i pm Maria Gravina e Luigi Luzi accusavano in base alla legge sulla responsabilità delle persone giuridiche. Ma nel capo d’accusa, dice il tribunale, non si capisce quali responsabilità avesse Visibilia per i comportamenti dei suoi amministratori.
Lo scontro su Santanché e la risposta del giudice
Al rinvio dell’udienza a settembre i rappresentanti della Procura reagiscono tra il seccato e l’allarmato, «in questo modo si rischia la prescrizione», dicono. Ma devono incassare la brusca replica del presidente del Tribunale, Giuseppe Cernuto, che spiega loro che gli inciampi del processo sono stati causati dal capo di imputazione scritto, «in modo troppo vago, che non si può essere sbrigativi perché questa fase va sviluppata in maniera ragionata e che comunque il Tribunale ha anche altro da fare e non solo questo processo». E i pm lasciano l’aula scuri in volto.
Un processo costruito senza prove contro la Santanchè
Già alla prima udienza, il 15 aprile, il giudice Cernuto aveva restituito gli atti ai Pm spiegando che non si capiva praticamente niente, non era spiegato quali sarebbero stati i falsi in ogni singolo anno, e che nel fascicolo del dibattimento ,«manca persino il bilancio, ovvero il corpo del reato». Il Tribunale aveva ordinato di riscrivere i capi d’accusa, compresa l’imputazione di Visibilia srl, «la cui colpa deve essere descritta, non è sufficiente enunciarla». I Pm hanno provato a rifare i compiti, dunque, ma per quanto riguarda Visibilia al Tribunale non è bastato: ieri i giudici hanno deciso che anche nella nuova versione non si comprende quali colpe avrebbe la società. Si riprende a settembre.