
Un grande inizio
Un mese da Leone XIV: simboli ritrovati, diplomazia vaticana e una Chiesa che torna a farsi sentire
Dalla messa in latino all’invito rivolto a Mosca per muovere il primo passo verso la pace, passando per il rilancio della famiglia e del sacerdozio: Leone XIV ha ricondotto Roma al ruolo di faro della fede e fulcro del mondo
A distanza di un mese, l’attenzione verso Leone XIV, i suoi discorsi e i suoi gesti non accenna a diminuire. Per dirla all’americana, l’hype è sempre altissimo. Questo mese da Leone, cominciato con la sorpresa di un nome non del tutto inaspettato, ma non certo fra i primi nella classifica del pre-conclave, è proseguito in una normalità percepita come straordinaria, fra gesti e simboli ritrovati, parole importanti e un’armonia che incomincia a fare della Chiesa di Roma un punto di riferimento nuovo, ma antico.
I simboli di Papa Leone XIV
È indubbio che, sul piano dei simboli, Leone abbia recuperato quelli del papato sin dalla prima uscita. Per tutto il mese, poi, abbiamo visto il Papa inginocchiarsi di fronte al Santissimo Sacramento e di fronte alla Madonna, cantare e pronunciare correttamente il latino, fedeli che baciano l’anello, sacerdoti che tornano a mettere l’abito talare.
Grande entusiasmo ha suscitato la visita a sorpresa presso la tenuta di Castel Gandolfo, residenza estiva disertata da Francesco e, chissà, forse in procinto di essere recuperata. Un messaggio importante, in primis per i cittadini dell’antico borgo, da sempre legati al Papa in modo speciale, ma anche per il mondo cattolico, che, nonostante i venti mondani, vive di simboli e tradizioni solo apparentemente di poco conto.
Uno stile papale, ma personale
Quello di Leone XIV sembra uno stile che recupera quello tipico del papato e vi aggiunge un’indole personale estremamente mite. Traspaiono senza dubbio la gioia di essere cristiano, la profonda fede radicata in tutta la storiografia ecclesiale – non solo nel post-Concilio – dimostrando che le due cose non si escludono a vicenda. Prevost cita i padri della Chiesa, Sant’Agostino in primis, i predecessori di tutte le epoche e anche i documenti del Vaticano II, nell’armonia di un messaggio sempre chiaro e cristocentrico, contenente un invito alla conversione e alla missione, alla «pesca» di anime per riportarle alla Fede.
Il primo mese da Leone ci ha regalato anche qualche educata battuta, sulla presunta fede romanista o sui giornalisti che si addormentano ascoltandolo. Il Papa dimostra una certa dose di empatia che lo fa risultare naturalmente simpatico.
Politica internazionale
Subito dopo l’elezione, Prevost ha saputo rimettere la Chiesa al centro delle logiche internazionali, ravvivando un’attività diplomatica che la Santa Sede ha tradizionalmente svolto, spesso nel silenzio. Proponendo di svolgere i negoziati per la guerra ucraina in Vaticano – quindi in campo più che neutro – ha dato una sveglia globale a tutti i contendenti, tanto che lo stesso Putin ha preso il telefono per parlare con il Papa, di fatto legittimandolo come interlocutore. Leone, però, non si è limitato a frasi di circostanza, ma ha invitato il presidente russo a compiere per primo un gesto distensivo. Anche su Gaza le parole sono chiarissime sin dalla prima udienza, con la richiesta di chiudere la crisi e lasciare spazio alle iniziative umanitarie.
Due temi chiave: famiglia e sacerdozio
«Insieme, ricostruiremo la credibilità di una Chiesa ferita, inviata a un’umanità ferita, dentro una creazione ferita. Non siamo ancora perfetti, ma è necessario essere credibili»: questo l’auspicio di Leone XIV durante la messa con ordinazioni presbiterali del 31 maggio, nella quale, per la prima volta in qualità di Vescovo di Roma, ha conferito il sacramento dell’Ordine. Un discorso schietto, che ha constatato senza timore un problema della Chiesa moderna. Gli atteggiamenti dubbi e ambigui da parte di chi ha ruoli importanti sono spesso fonte di imbarazzo e di allontanamento dei fedeli e, dunque, per ricomporre l’unità del popolo di Dio serve invertire la rotta.
Così dunque, se si vuole essere credibili, anche le azioni e le parole devono esserlo. Un altro intervento destinato a creare aspettative è stato infatti quello al Giubileo della Famiglia, dove, per la seconda volta in pochi giorni, con la mitezza che lo contraddistingue, Leone ha ribadito ancora una volta la realtà della famiglia cattolica: «Il matrimonio non è un ideale, ma il canone del vero amore tra l’uomo e la donna: amore totale, fedele, fecondo», con tanto di citazione dell’enciclica Humanae Vitae.
Una svolta, se pensiamo che nella contestatissima Amoris Laetitia, la famiglia è in effetti indicata come un ideale e non come la regola. Nel ribadire un concetto che per un Papa dovrebbe essere ordinario, Leone ha però voluto riaffermare un pilastro che oggi nella Chiesa è fortemente messo in discussione.
Notevole è inoltre il messaggio per il centenario della santificazione di San Giovanni Eudes, San Giovanni Maria Vianney (il santo Curato d’Ars) e Santa Teresa del Bambin Gesù. Una lettera cristocentrica in cui viene ribadita l’unicità della Salvezza in Gesù Cristo, accanto ai valori sommi della santità, dell’Ordine sacro e della vita consacrata. Sembra insomma che Leone XIV sia concentrato su famiglia e sacerdozio, i pilastri del Popolo di Dio.
Nomine e azioni interessanti
Accanto ai discorsi importanti – nei quali qualcuno ode echi ratzingeriani – Prevost ha compiuto anche alcune azioni. Molti hanno ad esempio notato il repentino allontanamento di monsignor Paglia, complice il raggiungimento del limite d’età, dal Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II e dalla Pontificia Accademia per la Vita, due enti che si occupano di morale e bioetica.
Paglia, nominato da Francesco, aveva destato forti perplessità per le sue posizioni eterodosse, definite da molti come «pannelliane», anche per via dell’amicizia fra il prelato e il leader radicale. Le nomine di Prevost al posto di Paglia – il cardinale Reina e monsignor Pegoraro – sembrano invece ben più nei binari. Il secondo è stato addirittura ospite della scuola di bioetica di Pro Vita & Famiglia nel 2022. Viene interpretato poi come un vero e proprio segnale di apertura verso i tradizionalisti l’invio del cardinale Sarah come rappresentante del Papa alle celebrazioni per i 400 anni delle apparizioni mariane del Santuario di Saint Anne d’Auray, impensabile fino a pochi mesi fa.
L’unità della Chiesa nei gesti normali
Dunque, sembra che Prevost abbia inaugurato un ritorno alla normalità, desiderato da molti, a partire dalla Curia romana. E ha già incassato la «promozione» di un grande vecchio, il cardinale Ruini: «L’elezione di Leone XIV ha prodotto con sorprendente rapidità un fondamentale risultato: riunificare la Chiesa cattolica».