
L'alert dell'ex ministro
Su Sbarra un lampo di lucidità a sinistra. Andrea Orlando: «Meloni sta costruendo un blocco sociale e politico che resterà»
Il dem mette in guardia il Nazareno sulle letture semplicistiche e sulle «litanie blairiane» riproposte in un mondo così diverso: «Servono un impianto programmatico compiuto e un partito più strutturato, altrimenti duriamo cinque giorni»
«Mi ha colpito la nomina al governo di Luigi Sbarra. Non la vicenda personale, il disegno politico: Meloni sta costruendo il suo blocco sociale e politico che resterà». Quasi incredibile a dirsi, a sinistra c’è qualcuno che ha colto la portata della chiamata al governo dell’ex segretario della Cisl da parte della premier. Si tratta dell’ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che ha voluto lanciare un alert al Pd: attenzione, perché con le letture semplicistiche e le illusioni non si costruisce alcuna alternativa.
L’alert di Andrea Orlando sulla nomina di Sbarra
Così, mentre da quelle parti fini analisti si rifugiano nell’idea che l’incarico di sottosegretario con delega al Sud assegnato a Sbarra sia una «ricompensa» per la presunta linea morbida della Cisl nei confronti del governo, Orlando cerca di richiamare i dem a una maggiore lucidità sul significato di un’operazione che, come sottolineato dal ministro Francesco Lollobrigida in un’intervista al Foglio, segna la rottura di un altro «tetto di cristallo», quello che finora aveva fatto credere che «dopo l’esperienza sindacale si dovesse guardare solo da una parte, non tenendo conto che pure nel centrodestra ci sono milioni di lavoratori iscritti ai sindacati».
«Meloni sta costruendo il suo blocco sociale e politico che resterà»
Andrea Orlando, che ha affidato le sue riflessioni a un’intervista al Domani, sembra averlo capito, avvertendo che «noi oggi dobbiamo capire qual è il cambiamento più utile per tornare alla vocazione maggioritaria. Che è riconquistare un rapporto con i settori popolari della società. Che votano a destra». «Vediamoci, confrontiamoci negli organismi dirigenti, e poi è il tempo di un Congresso sulla linea politica», prosegue, sottolineando che «abbiamo urgenza di discutere su quello che succede nel mondo e in Italia. E dobbiamo far fare un passo avanti alla coalizione, mettendo sul tavolo un impianto programmatico compiuto».
Altro che alternativa: «Senza un partito più strutturato dureremmo cinque giorni»
«L’obiettivo non è solo vincere, che è già ambizioso, ma cambiare il Paese», dice Orlando, avvertendo che «senza un partito più strutturato dureremmo cinque giorni». Poi quella riflessione sulla nomina di Sbarra. L’ex ministro non lo cita, ma è inevitabile pensare che sul ragionamento aleggi anche l’ombra della relazione pericolosa con Maurizio Landini.
Le frecciate di Andrea Orlando sull’incapacità di capire il cambiamento
Per Orlando «c’è stata una grande attenzione a tenere unito il partito, una gestione unitaria, basta vedere le liste europee e le candidature territoriali. Ma vorrei confrontarmi con chi, in un mondo sociale ed economico così diverso, ripropone le litanie blairiane. Sarebbe per me come riproporre il programma del Fronte Popolare. Il Pd rappresenta quel che resta del mondo moderato. Se si trova ancora una parola di moderazione in Italia, sta nel Pd. Una parte dell’establishment si riconosce nel Pd, così le Ztl. Non è esattamente la geografia politica del Fronte Popolare, semmai – conclude – avremmo bisogno di un partito popolare senza bisogno di fronti».