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Sondaggio, FdI vola, il Pd arranca, centristi senza bussola

Pagella politica: i voti

Sondaggio, FdI vola, Pd dietro a gattoni, dai grillini niente di eclatante: i numeri che infrangono il sogno del “campo sfranto” 

Ecco come sono andati i partiti a giugno tra "fattore referendum" e cali a sinistra: FdI continua a svettare dall'alto del primo gradino del podio, i dem della Schlein arrancano, i centristi procedono a stenti senza bussola

Politica - di Ginevra Sorrentino - 30 Giugno 2025 alle 16:36

La fotografia scattata dalla media dei sondaggi di giugno di Pagella Politica conferma un quadro ormai consolidato: Fratelli d’Italia, sotto la guida ferma di Giorgia Meloni, si attesta come la forza politica dominante. Un dato che, francamente, non sorprende chi osserva con attenzione la realtà del Paese, al netto delle solite grida di allarme da parte di chi vorrebbe un’Italia diversa, magari più allineata ai diktat di Bruxelles.

Sondaggio: gli scrutini di Pagella politica di giugno

Se la matematica non è un’opinione, stando alle percentuali di Pagella Politica i mugugni della sinistra radical chic e le Cassandre di turno non fanno la differenza: Meloni tiene la barra dritta, e gli elettori confermano la loro fiducia e un dato che al momento sembra dato per assodato: quello che non indica alternative credibili. E questo è un dato politico, non una semplice cifra.

Sondaggio, FdI della Meloni si conferma primo partito nella media dei sondaggi di giugno

Dunque, se si votasse oggi il partito della premier sfiorerebbe il 30,2 per cento dei consensi. Un risultato che non solo ne conferma la leadership incontrastata nel centrodestra, ma che la proietta ben oltre le velleità di chi, a sinistra, sogna un sorpasso o, peggio, un crollo. Al secondo posto, invece, con un distacco abissale di ben otto punti percentuali – un vero e proprio burrone, se ci consentite l’iperbole – troviamo il Partito Democratico di Elly Schlein, fermo al 22,6 per cento.

Un dato che, pur registrando un leggero incremento rispetto a maggio (+0,3), evidenzia una distanza siderale dalla prima forza di governo. Evidentemente, la retorica “fluida” e le priorità ideologiche sbandierate a suon di cortei e slogan non bastano a colmare il divario con un centrodestra pragmatico e deciso.

Sondaggio, il Pd di Schlein che arranca e Conte, il “giaguaro” diventato gattino

Del resto, se il Pd rosicchia un 0,3 – appena un sospiro, non certo una rincorsa – è segno che la Schlein continua a muoversi nel suo microcosmo, tra Ztl e circoli letterari, mentre il Paese reale va avanti. E i risultati, puntualmente, lo dimostrano. Il “campo largo” è solo un indefinito prato di papaveri, destinato a svanire al primo soffio di vento in cui Conte, il “giaguaro” diventato gattino, lascia frinire i suoi grillini con il Movimento 5 Stelle che si attesta al 12,5 per cento, anch’esso comunque in leggera crescita (+0,1).

Anche in questo caso, però, cambiando l’ordine (e la valenza dei fattori), il prodotto non sembra cambiare: i pentastellati continuano la loro lenta deriva verso una dimensione da partito di nicchia, lontani anni luce dalle glorie e dalle “aperture di scatolette” di un tempo. Un elettorato, il loro, che evidentemente, fatica a trovare una collocazione chiara e una proposta politica convincente.

FI e Lega tengono, un dato che rassicura

Tornando nel campo del centrodestra, allora, le cose si fanno più interessanti. Forza Italia di Antonio Tajani si posiziona all’8,5 per cento. Mentre la Lega di Matteo Salvini è leggermente più indietro, all’8,3. Entrambi i partiti registrano un calo contenuto – un decimo di punto per FI, due per la Lega – ma la loro tenuta, nonostante le sfide interne ed esterne, è un segnale di stabilità per la coalizione di governo. Altro che i salti mortali dei “progressisti” per mettere insieme i cocci…

Sondaggio, la sinistra radicale e i “centristi” senza bussola

In coda, i partiti minori si dimenano nelle percentuali da prefisso telefonico. Alleanza Verdi-Sinistra si attesta al 6,5 per cento, confermando la sua nicchia ideologica. Azione di Carlo Calenda, al 3,3 per cento, paga il prezzo di un posizionamento politico incerto e di un protagonismo spesso fine a sé stesso, perdendo anche un 0,2. Infine, Italia Viva di Matteo Renzi, ferma al 2,1 per cento (con un significativo -0,5), e +Europa, all’1,8 per cento, confermano di essere formazioni ai margini. Con Renzi, l’uomo dei “rottamatori” rottamato e Italia Viva che appare come un guscio vuoto. E +Europa, la solita minestrina riscaldata del mondialismo senza patria.

Il 47 per cento: un risultato che zittisce i soliti criticoni e conferma la tenuta del governo

E alla fine, ciò che emerge con prepotenza da questi dati, è la solidità della coalizione di governo. I tre partiti che sostengono l’esecutivo Meloni raggiungono complessivamente il 47 per cento, superando persino il risultato delle elezioni politiche del 2022 (quando si attestarono al 44). Un dato che smentisce chi auspicava un crollo del consenso. E certifica la fiducia degli italiani nell’operato del governo. E il quadro di pagella Politica, tra riscontri e confronti, si delinea chiaramente: non c’è stato un grande spostamento di voti. I leggeri cali nel centrodestra sono contenuti, così come i timidi aumenti a sinistra. Insomma, una stabilità che per il governo significa poter proseguire il suo cammino con maggiore serenità e determinazione.

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di Ginevra Sorrentino - 30 Giugno 2025