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Servirebbe una sinistra che riscopre la critica sociale, invece ci toccano sinistre perse nella spirale dei diritti senza limiti

Nevrosi gauchiste

Servirebbe una sinistra sociale e un po’ “di destra”. Invece ci toccano le sinistre aeree ed edoniste

Un'opposizione seria sarebbe auspicabile, ma mancano del tutto le condizioni perché si realizzi: il ritorno nell'alveo della critica sociale e l'abbandono della spirale dei diritti senza limiti

Politica - di Ulderico Nisticò - 22 Giugno 2025 alle 07:00

Nel 1936 andò al potere democraticamente in Francia il fronte socialcomunista di Blum; nel 1938, manco tanto tempo dopo, cadde sotto i colpi… non di ferrati cavalieri feudali o di eroici vandeani, bensì sotto un’ondata di scioperi operai. Mi fermo a questo esempio storico, e potrei parlare di Spagna in quegli stessi anni, o di Cile… a riprova che la sinistra non è capace di governare le società di modello europeo; e provoca danni a volte rovinosi. Eppure una sinistra, parlandone come concetto e non come partiti, è utile e necessaria, e proprio ai modelli liberalcapitalistici europei.

La sinistra nacque, infatti, con gli albori della società industriale, quando i “padroni” avevano un solo modo per risparmiare sulle spese, ed era pagare le braccia con la “legge bronzea dei salari”, cioè il meno possibile e quasi niente. L’evidente stortura venne presa in esame da numerosi e agguerriti pensatori, però ognuno per conto suo e tutti molto confusionari e con quella malattia infantile (lo disse Lenin!) che è l’estremismo utopistico. Marx elaborò un socialismo da lui dichiarato scientifico, e che tuttavia finisce anch’esso in sogni di felicità garantita e obbligatoria alla Rousseau. Il secolo XIX è tutta una storia di conflitti tra liberali e democratici; conflitti a volte armati e sanguinosi. Non parliamo dei pochi reazionari, che erano ancora più utopisti; e, fino al pieno Novecento, non meritano nemmeno di essere chiamati reazionari. Intanto nella pragmatica Gran Bretagna invaleva il compromesso vittoriano tra monarchia, lord, politici, borghesi e sindacati, che, con qualche scossone anche oggi, consentì di migliorare alquanto le cose; e il modello si diffuse.

Veniamo al 2025, periodo in cui le sinistre, notate il plurale, non riescono a capacitarsi di come vengano sconfitte non da carri armati e da biechi aguzzini, bensì da regolarissime elezioni, o, di recente, referendum; e il loro incubo è il suffragio universale, cioè che a votare contro di loro sia l’elettore Rossi Mario, quindi il popolo. Se pensiamo che il fu Pci poco prima di sparire sfiorava la maggioranza relativa… e ancora oggi una mentalità di sinistra è dilagante e quasi dominante in letteratura, cinema, tv, canzonette, pulpiti, testi scolastici… ebbene, come mai il ragazzo che canta canzoni di sinistra e vede tv di sinistra e studia su testi di sinistra poi non vota a sinistra, anzi spessissimo vota a destra?

Intanto, ed è banale, è che i governi di qualsiasi colore potrebbero, e con difficoltà, mantenere promesse di genere materiale; e invece è grasso che cola se i governi assicurano un sufficiente benessere e quella situazione senza la quale nulla giova: l’ordine pubblico; e le sinistre, soprattutto quando non sono al governo, promettono l’impossibile, cioè la felicità, i “domani che cantano”, un Eden di pace e letizia e diritti come se piovesse. Le sinistre della seconda metà del XX secolo e di questo XXI, nel promettere sogni senza corpo, hanno spostato la loro attenzione a quello che Marx chiama il Lumpenproletariat, espressione oggi da estendere a ogni sorta di emarginazioni non solo e non soprattutto economiche e finanziarie ma esistenziali e culturali e persino sessuali; e trasformano le situazioni e sensazioni umane in situazioni sociali. E invece la storia è zeppa di potentissimi e abbienti che erano storti di testa lo stesso (omissis!); e anche se cambia il mondo e diventiamo tutti ricchi come Creso, resteranno sempre degli infelici e oggettivamente sfortunati; e, ahimè, anche fortunati e lo stesso infelici: senza scordare che poi Creso stava finendo al rogo!

Ecco dunque che le sinistre di oggi sono sempre di meno sociali e sempre più aeree, filosofiche, letterarie, poetiche, musicali, artistiche, ecologiche… persino religiose. E già, insegna il Vico che “i corrotti vogliono peccare con l’autorità delle leggi”, alla caccia di un edonismo che è a spirale, quindi non finisce mai; e che, a colpi di intellettualità, giunge a quella degenerazione della religione che è lo spiritualismo. Un curioso edonismo, psicologico e persino metafisico; bovarismo sociale, e persino devozionale.

Vanno a caccia di diritti, le sinistre di oggi, e ai diritti, come al piacere e alla felicità, non c’è mai limite; e Bobbio sul serio affermò l’uguaglianza di ogni essere vivente; e da questo si passa rapidi all’uguaglianza di qualsiasi cosa, di qualsiasi opinione, di qualsiasi stramberia e di qualsiasi capriccio, il tutto sottratto a qualsiasi valutazione e giudizio: citazioni, omissis. Uguaglianza che si può concepire solo in termini del minimo, dello zero. Resesi conto che lo zero è una brutta cosa, le sinistre lo rovesciano a tutto: ed ecco l’odio iconoclasta per il bello, la storia, la vita; e l’invenzione di un passato felice (uno qualsiasi) che mai fu e di un felice futuro che mai sarà… Le utopie aiutano a vivere, è vero: a patto di prendere atto che sono utopie, e se si realizzano (succede) causano disastri.

Insomma, una sinistra può essere persino utile; a patto, ovviamente, che resti in eterno all’opposizione. Se oggi non c’è una seria sinistra, come trovare una soluzione all’esigenza di sinistra della società borghese liberale? Intanto, bisogna riportare la sinistra ufficiale, ammesso sopravviva ancora qualche anno, nel suo naturale alveo di critica sociale, senza chimere palingenetiche dell’umanità intera e quadrature del cerchio e raddrizzamento delle gambe dei cani. Temo sia difficile e impossibile, con queste sinistre di professori e scrittori super premiati e cittadini onorari di ogni borgata; e di film con lauti finanziamenti e senza botteghino. E, per capirci, di radical-chic con capitale Capalbio.

Direi che ci vuole, e non è un paradosso, una sinistra… di destra, capace di affermare la sola possibile giustizia sociale, che è la produzione attraverso il lavoro; poi le cose si distribuiscono da sole, anche senza razionalistici interventi solitamente impacciati e gestiti male. Si distribuiscono in parti disuguali, perché è disuguale la natura umana. Non è, infatti, vero che la sinistra ha sempre torto e il liberismo ha sempre ragione, e basta considerare la sostanziale crisi del capitalismo occidentale, che riesce nel miracolo di creare sacche, e grandissime sacche, di povertà in un mondo che avrebbe in mano una tecnologia mai sognata nemmeno nei film di fantascienza, e che oggi è disponibile sulle bancarelle a prezzi stracciati.

Serve dunque anche un pochino di quella che qui ho chiamato sinistra per capirci in breve… e, almeno per ora, volendo evitare altre definizioni. Diciamo che serve la finalità non economica dell’economia, che è tutt’altra cosa e dal socialismo e dal capitalismo: la sacra cultura del lavoro come affermazione dell’uomo e della sua volontà di vita attiva e lieta, e non come una disgrazia con qualche sciopero a favore di telecamere.

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di Ulderico Nisticò - 22 Giugno 2025