
L'intervista
Sara Kelany: “Lampedusa ha cambiato volto in due anni di governo Meloni. Mai più le immagini incivili del 2021”
La responsabile del dipartimento Immigrazione di FdI fa il punto sulla missione nell'Isola: "Abbiamo toccato con mano ciò che l'esecutivo ha realizzato: nell'hot spot la pressione migratoria è stata alleggerita con un calo degli sbarchi del 60% nel 2024". L'approccio immigrazionista della sinistra è acqua passata
Come nasce l’idea di una missione a Lampedusa?
Siamo venuti a toccare con mano quello che il Governo ha fatto in questi due anni: Lampedusa ha cambiato volto, la pressione migratoria è stata fortemente alleggerita con un calo degli sbarchi del 60% nel 2024; le aree funestate da migliaia di barchini arenati sono state integralmente bonificate; l’hotspot è ora esempio di organizzazione grazie alla gestione affidata alla Croce Rossa. Il sindaco ha ringraziato il Governo Meloni, che ha restituito questa isola meravigliosa a chi la abita ed ai turisti.
Qual è adesso la situazione nell’hotspot di Contrada Imbricola, salito in altri anni agli onori della cronaca per le vergognose scene di sovraffollamento?
Ricordo le immagini del 2021, raccapriccianti e indegne di una Nazione civile. Quando l’hotspot, dimensionato per poco più di trecento persone, vedeva picchi di oltre 3mila migranti stipati su materassi di fortuna, gettati a terra. File interminabili di persone che impiegavano giorni, anche settimane, per essere trasferite. Nel 2023 il Governo ha affidato la gestione del centro alla Croce Rossa italiana. Ed oggi è un esempio di gestione razionale e umana. Adesso i migranti identificati dalle motovedette adibite a questo dispositivo vengono trasferiti in massimo 24 ore ed è stata raddoppiata la capienza della struttura. Grazie ad un impegno corale del Presidente del Consiglio, del Ministro Piantedosi e del Governo tutto, le condizioni dell’hotspot sono diventate esemplari.
Da quando sul territorio le cose vanno meglio, si è anche spenta l’attenzione dei media. Secondo lei perché?
Alcuni media, evidentemente, non hanno particolare interesse a riferire le notizie quando queste raccontano l’efficienza del Governo. Noi invece eravamo vicini all’isola quando aveva bisogno di aiuto e ancora soffriva per la mala gestione delle sinistre. E le siamo vicini anche adesso che il Governo ha mostrato al mondo che gestire l’immigrazione irregolare è possibile.
Quali le misure del Governo che hanno maggiormente influito sull’allentamento della pressione migratoria?
I capisaldi delle politiche migratorie del Governo Meloni hanno concorso tutti in modo contestuale: controllo delle frontiere, lotta senza quartiere agli scafisti, accordi con i Paesi di provenienza. Ed esternalizzazione della gestione dei flussi irregolari con i Paesi terzi. Ci sono poi una serie di misure specifiche: penso ad esempio al codice di condotta per le Ong, che oggi non sono più libere di scegliere in autonomia i porti e non possono più fare soccorsi multipli sotto le coste libiche, queste misure sono state determinanti per razionalizzare le operazioni di prima assistenza. Mi lasci puntualizzare una cosa: è stato un grande onore stringere la mano agli uomini e alle donne della Guardia Costiera, impegnati in prima linea con abnegazione e competenza per salvare vite umane. Una differenza sostanziale rispetto alle sinistre che hanno sempre preferito salire a bordo delle navi Ong che speronano la nostra Guardia di Finanza.
Veniamo al referendum sul dimezzamento dei tempi per la cittadinanza: un fallimento nel fallimento per le opposizioni…
I risultati impietosi del referendum sulla cittadinanza confermano che le sinistre sono totalmente scollegate dalla realtà: ben il 40% dei votanti, dunque elettori di sinistra, lo ha sonoramente bocciato. Significa che la maggioranza degli italiani la pensa come il Presidente del Consiglio: la cittadinanza deve essere frutto di un percorso di adesione ad un modello culturale, valoriale e ordinamentale e va meritata, non regalata. Evidentemente, negli attici radical-chic dei Parioli la voce del popolo non arriva. Noi, al contrario, il popolo lo ascoltiamo.
Lei è “madrina” della Carta dei doveri, iniziativa che dà l’idea della differenza di approccio tra voi e la sinistra della cittadinanza facile…
La proposta di legge sulla “Carta dei doveri” prevede che ai migranti che chiedono asilo vadano illustrati perentoriamente i doveri a cui si devono attenere mentre sono in Italia. Sembra una banalità, ma fino ad oggi la prassi aveva portato a consegnare loro solo una lunga lista di diritti, relegando al margine i doveri. Noi chiediamo che si dica chiaramente che occorre rispettare le leggi italiane; che la violazione delle leggi penali può comportare la revoca dell’asilo e l’espulsione; e che in Italia si rispettano le donne e la parità di genere. Le sinistre, per un peloso buonismo immigrazionista, hanno timore di chiedere il rispetto dei doveri. Senza considerare che questo non porta integrazione, ma confusione, caos e fenomeni di separatismo; a delle vere e proprie enclavi dove la legge dello Stato è sostituita da quella sharitica. Noi non lo consentiremo e iniziamo facendolo sapere con chiarezza a chi arriva qui. L’integrazione può intervenire solo se non dimentichiamo noi stessi, le nostre radici giudaico-cristiane che hanno contribuito a fondare l’Occidente, che è e resta culla di libertà.
Ovviamente, c’è ancora tanto da fare. Ci dà qualche anticipazione sulle prossime azioni?
Sul tema immigrazione continuerà l’impegno nella sottoscrizione degli accordi con i Paesi di provenienza, impegno che sinora ha consentito anche un aumento del 30% dei rimpatri nel 2024 e un ulteriore incremento del 16% nei primi mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2024. Si procederà all’implementazione del Piano Mattei per costruire partenariati non predatori con i Paesi africani e garantire il diritto a non emigrare. Così come continuerà il lavoro sul fronte del Mediterraneo, per assicurare la stabilità necessaria anche ai fini di una ulteriore diminuzione dei flussi migratori.