
Lo studio Luiss-Tecnè
Le famiglie italiane stanno meglio: il governo promosso anche dagli indici economici dei “mercati rionali”
Il "Rapporto sull'economia familiare" analizza andamento e percezione della condizione delle famiglie e indica un miglioramento in tutti gli indicatori, con crescite particolarmente rilevanti per Sud e fragili: una risposta "dal basso" a chi nega l'impatto delle politiche del governo sui nostri bilanci domestici
Non solo l’economia nel suo complesso: in Italia ora anche le famiglie stanno meglio. A confermarlo è il “Rapporto sull’economia familiare” realizzato della Luiss con Tecnè intervistando un campione rappresentativo della popolazione. Lo studio prende in considerazione una serie di indici, che evidenziano come il miglioramento si registri in maniera particolarmente evidente per quelle fasce di popolazione e territorio che finora rappresentavano, prima ancora che l’anello più debole del tessuto sociale italiano, quello più dimenticato: fragili e Sud. Soprattutto, questo lavoro di carattere prettamente scientifico evidenzia almeno due dati di squisitamente politici. Il primo: l’impatto positivo delle politiche economiche del governo, che nelle sue prime finanziarie ha puntato proprio a dare risposte principalmente ai segmenti più disagiati, in un’ottica di raggiungimento di una maggiore equità sociale. Il secondo: la falsità di certa narrazione cara alla sinistra, che di fronte all’evidenza dei dati economici e finanziari su vasta scala – dalle promozioni dei mercati alle statistiche sul lavoro – puntualmente si gioca la carta della presunta sofferenza delle famiglie.
Lo studio che smentisce la narrazione della sinistra (e dà ragione alle politiche del governo)
“La premier si faccia un giro nei mercati”, è il facile slogan in cui si sintetizza questa propaganda. Ecco, volendo dare il senso dello studio Luiss-Tecnè si può dire che fa esattamente questo: registra il clima economico dei “mercati rionali”, accanto a quello dei mercati finanziari. Fuor di metafora, l’analisi offre un quadro dell’andamento e della percezione che le famiglie hanno della loro condizione economica. Con un risultato univoco: migliora per tutti gli indici.
Le famiglie stanno meglio, a partire da Sud e fragili
Il periodo preso in considerazione dal “Rapporto sull’economia familiare” va da ottobre 2024 a oggi. L’indice sintetico di economia familiare, vale a dire quello che riassume tutti gli altri, vede una crescita dal 2,76 al 2,84, su una scala di cinque in cui 1 è molto negativo e 5 è molto positivo. Analizzando questo dato per aree geografiche si vede che il territorio in cui l’indice cresce di più (da 2,62 a 2,87) è quello del Sud e delle Isole. Un dato che si sposa perfettamente con la crescita economica e occupazionale registrata da tutte le statistiche e riconosciuta come frutto diretto delle politiche messe in campo dal governo, specie per sostenere il mercato del lavoro. Andando a guardare il dettaglio delle fasce sociali in cui le famiglie si sono autocollocate si vede che la soddisfazione dei “fragili” passa da 2,08 a 2,29, crescendo più di quella di tutte le altre fasce, che a loro volta pure crescono. Anche in questo caso il dato corrisponde a specifiche scelte politiche, a partire da quella per gli sgravi fiscali dedicati alle famiglie in maggiore disagio sociale.
L’Italia va meglio oggi e andrà meglio domani: cresce anche la fiducia nell’economia che verrà
Stesso andamento se si considerano l’indice di valutazione della fase economica corrente, che passa da 2,82 a 2,87; quello delle attese economiche per i prossimi 12 mesi, che passa da 2,88 a 2,96; e quello di valutazione della condizione economica dell’Italia, che sale da 2,52 a 2,57. In sintesi, le famiglie italiane non solo percepiscono un miglioramento, ma hanno anche maggiore fiducia in ciò che verrà. Per quanto riguarda poi l’indice di valutazione della condizione economica della famiglia, in un quadro complessivo che passa da 2,95 a 3,01, sono ancora Sud e fragili a far registrare i miglioramenti più decisi: rispettivamente passano da 2,81 a 3 e da 2,21 a 2,50. Vale la pena registrare anche la stabilità delle altre fasce sociali, che testimonia l’affermazione di un contesto economico che si va facendo più equo con un avanzamento verso l’alto, vale a dire senza che a rimetterci sia chi tradizionalmente sta meglio.
Cresce il potere d’acquisto: smentita un’altra bufala
Cresce da 3 a 3,15 l’indice di valutazione del mercato del lavoro, ma questa – alla luce dei costanti dati rilasciati dall’Istat e dagli altri istituti di statistica – è quasi un’ovvietà. Ciò che invece, stando a certe narrazioni, non è affatto scontato è l’indice di percezione del potere d’acquisto della spesa alimentare registrato dal “Rapporto sull’economia familiare”: fa un balzo da 2,23 a 2,41, dimostrando che è in atto un’inversione di tendenza rispetto alla costante perdita registrata negli ultimi dieci anni. Anche in questo caso è particolarmente importante la risposta offerta da chi si colloca nella fascia dei fragili: l’indice sale dall’1,98 al 2,19, ma ciò che conta evidenziare è il fatto che la spesa alimentare per questa fascia di popolazione è una voce particolarmente impattante sui bilanci familiari e, dunque, il miglioramento del suo indice ha in proporzione una valore superiore al miglioramento che pure si registra per le altre fasce.