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Pescara, fango sulla polizia ma Riccardo Zappone non è morto per colpa del taser usato dagli agenti

L'autopsia è chiara

Pescara, fango sulla polizia ma Riccardo Zappone non è morto per colpa del taser usato dagli agenti

Cronaca - di Gabriele Caramelli - 5 Giugno 2025 alle 15:23

Riccardo Zappone, il 30enne che era stato fermato dalla Polizia a Pescara a seguito di una violenta discussione, non è morto a causa del taser che gli agenti avevano utilizzato contro di lui, come da ambienti di sinistra si era detto, accusando il governo di “coprire” l’utilizzo di strumenti di repressione pericolosi. Il giovane, originario di San Giovanni Teatino,  si era sentito male dopo il trasporto in questura e nonostante l’arrivo dei soccorsi del 118 e le manovre di rianimazione eseguite in ospedale, il suo cuore ha smesso di battere. Eppure L’autopsia del medico legale Cristian D’Ovidio, come riportato da Open, ha accertato che che la causa del decesso riguarda  una «sommersione interna emorragica da trauma toracico chiuso», escludendo a priori qualsiasi ruolo del taser. Anche la procura di Pescara in un comunicato ha evidenziato che «l’utilizzo del taser da parte del personale di polizia non ha avuto alcun ruolo ai fini del determinismo della morte».

Riccardo Zappone non è morto a causa del taser

Le indagini della procura pescarese sul caso proseguono per accertare le circostanze della morte di Zappone. Per il momento mancano gli esiti degli esami tossicologici e istologici mentre per gli inquirenti il 30enne era una «vittima in condizione di particolare vulnerabilità». Angelo De Luca, 60 anni e titolare dell’officina in cui è avvenuta la rissa, indagato assieme ad altre due persone, ha affermato al quotidiano Il Centro di non aver mai colpito la vittima. «C’è stata una colluttazione tra me e quel ragazzo – ha spiegato De Luca – mi dispiace come sono andate dopo le cose. Ma nonostante le parolacce e le minacce non l’ho preso a pugni. E meno male che non l’ho colpito». Poi il meccanico ha spiegato che Zappone «era fuori di sé, stava agitato, sbraitava, parlava forte, era come se avesse paura di qualcuno o di qualcosa, era sporco di sangue sotto le narici, si vedeva che non stava bene».

Il racconto della rissa secondo il meccanico

Secondo De Luca, il 30enne avrebbe «buttato dieci euro in terra», ma dopo aver ricevuto l’invito ad allontanarsi, «ha preso la mazza della scopa e se n’è andato verso il bar di mia figlia e verso l’ex circolo tennis, dove stanno ormai tutti i balordi e i tossicodipendenti».Poi la situazione sarebbe degenerata all’arrivo del genero e del fratello del meccanico, anche loro indagati. «Mio genero che aveva la scopa gliel’ha lanciata per impaurirlo e mio fratello ha cercato di agguantarlo», ha spiegato De Luca. Il diverbio è terminato con un capitombolo della vittima: «Dopo che ha cercato di lanciarmi un carrello, ha iniziato a tirare pugni, uno l’ho schivato l’altro mi ha preso e io a quel punto l’ho spinto. È caduto prima di sedere e poi è andato indietro con la testa». Le forze dell’ordine sono giunte sul posto con due pattuglie dopo un quarto d’ora dall’incidente e secondo De Luca, gli agenti hanno impiegato mezz’ora per caricare Zappone nell’automobile di servizio.

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di Gabriele Caramelli - 5 Giugno 2025