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“Nuku Hiva” e il globalismo che conduce al suicidio: lo smarrimento dell’identità distrugge la civiltà

Il libro

“Nuku Hiva” e il globalismo che conduce al suicidio: lo smarrimento dell’identità distrugge la civiltà

Cultura - di Gabriele Caramelli - 29 Giugno 2025 alle 07:00

La curiosità conduce gli uomini ad esplorare gli angoli più remoti del pianeta, sin dai tempi più antichi. “Nuku Hiva” è un libro di Magog edizioni che raccoglie le testimonianze dell’avventuriero francese Joseph Kabris e dello scrittore inglese Hermann Melville, entrambi  visitarono le isole Marchesi polinesiane nell’800 e rimasero incuriositi dalle popolazioni indigene e cannibali. Sia il primo che il secondo disertarono le navi in cui si erano imbarcati per lavorare, con lo scopo di visitare un’isola chiamata Nuku Hiva.

Dopo essere stato rapito assieme ai suoi compagni dai nativi cannibali dell’isola, Kabris riuscì ad evitare la morte sposando la figlia del re e facendosi incidere sulla pelle i tatuaggi della tribù. Alcuni anni dopo vemne rapito da una nave russa e trasportato in Europa come un soggetto raro da studiare. A poco più di 40 anni decise di suicidarsi dopo essere tornato in Francia, perché non si riconosceva più nella civiltà in cui era cresciuto. Per Melville, invece, la storia è ben diversa: anche lui sbarcò su Nuku Hiva incuriosito dalla popolazione indigena, ma al contrario di Kabris decise di tornare in patria e di scrivere la famosa opera “Moby Dick”, senza uniformarsi alla vita e alle regole degli indigeni.

Nuku Hiva: il globalismo può portare alla morte

Mentre Herman Melville ha vissuto la sua esperienza da osservatore, quasi come fosse un antropologo, Joseph Kabris si è immedesimato  negli indigeni fino a perdere completamente  il lume della ragione. L’esploratore francese ha scoperto il globalismo, e quindi la perdita dell’identità, quasi due secoli prima della nascita del termine. Al contrario, lo scrittore americano ha scelto di conoscere pacificamente un popolo sconosciuto, ma senza dimenticare l’importanza dei propri costumi tradizionali ed europei. Lo schema del libro sembra seguire quello delle “Vite parallele” di Plutarco, ma in questo caso l’unico personaggio virtuoso è Melville, che nonostante la nuova esperienza preferisce le stabili radici occidentali alle “ali di cera” polinesiane.

Kabris e Melville: due esploratori completamente diversi tra loro

In conclusione, Kabris ha scelto di annientarsi completamente, gettando in mare la bussola della civiltà, disdegnandone tutti gli insegnamenti e assumendo le sembianze di un alieno in patria. Melville, invece, ha saputo discernere l’interesse storico e scientifico dalla fascinazione, tornando a casa normalmente e soprattutto senza alcuna crisi di identità o problema mentale.

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di Gabriele Caramelli - 29 Giugno 2025