
Il giallo di Kaufmann
Morti di Villa Pamphili, il Pd “sciacalla”: “Mamme e figlia uccise dal finto regista, colpa del governo Meloni”
I misteri di Villa Pamphili non si diradano, anche se sulla figura del presunto assassino della bambina, il finto regista Francis Kaufmann, l’uomo fermato in Grecia in quanto accusato dell’omicidio di una bimba di sei mesi poi trovata senza vita in Villa Pamphili a Roma a poca distanza dal corpo della madre, emergono nuovi particolari. L’uomo, a quanto si apprende dai giornali, riceveva 5-6 mila euro al mese da parte dei genitori forse per poter vivere lontano dagli Usa, dove aveva precedenti penali pesanti per minacce e maltrattamenti alle donne. Kaufmann, che utilizzava un passaporto con il nome di Rexal Ford, dopo aver vissuto in vari Paesi tra cui Russia, Nuova Zelanda e Islanda, si era stabilito a Malta, dove aveva assunto una falsa identità da regista e produttore cinematografico, fondando la Tintagel Films. Ma di film realizzati, neanche l’ombra. In Italia si faceva chiamare Mattia Capozzi. Dopo aver strangolato una bimba, di età compresa tra 6 e 12 mesi, tre giorni prima e, forse, aver anche soffocato sua madre, Francis Kaufmann non aveva esitato ad insistere con un suo ‘contatto’ per portare avanti un progetto lavorativo. Sono “tornato a Londra, quando puoi sentiamoci per il progetto”, scriveva l’uomo a uno scrittore tramite mail, forse anche per depistare gli inquirenti.
Villa Pamphili, l’attacco del Pd al governo Meloni
Sulla vicenda di Villa Pamphili, intanto, la sinistra si segnala per un tentativo abbastanza triste di strumentalizzazione politica. Ieri il Partito democratico ha chiesto al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di fare chiarezza, con «un’interrogazione urgente presentata dai senatori dem Cecilia D’Elia, vicepresidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sul femminicidio, Valeria Valente, Filippo Sensi e altri colleghi. “Dalle ricostruzioni giornalistiche e dalle indagini risulta che l’uomo fermato, identificato inizialmente come Rexal Ford, nome successivamente risultato falso, era già stato segnalato in almeno tre occasioni precedenti alle forze dell’ordine per episodi di violenza, sempre in compagnia della donna e della bambina – sottolinea D’Elia -. Nonostante ciò, non è mai stata accertata l’identità della donna, né sono state adottate misure di protezione o separazione nei confronti della coppia». I senatori del Pd chiedono dunque al governo “cosa intende fare e quali risorse intende investire per garantire una formazione delle forze dell’ordine, che sia efficace per riconoscere tempestivamente i segnali di violenza, anche se non esplicitamente denunciati, e intervenire adeguatamente per tutelare le vittime. Non possiamo accettare – conclude D’Elia – che troppo spesso a fronte di ripetuti allarmi, donne e bambini restino soli di fronte alla violenza”.