
Le tenebre non prevarranno
Meloni vicina a Don Coluccia: “Chi sfida la criminalità e difende la legalità non deve mai sentirsi solo. Al tuo fianco sempre”
La solidarietà della premier al sacerdote aggredito al Quarticciolo: non solo un gesto di attenzione e riconoscenza al prete-coraggio, ma un chiaro segnale che il Paese, o almeno quella parte sana e maggioritaria di esso, è stanco di subire. E lo Stato c'è, ed è al fianco di uomini eccezionali come lui
«A Don Antonio Coluccia va tutta la mia solidarietà. Chi sfida la criminalità con coraggio e difende la legalità non deve mai sentirsi solo. Siamo al tuo fianco, sempre». Lo ha ribadito a caratteri di fuoco sui social la premier Giorgia Meloni, che oggi ha rilanciato un post di Don Coluccia in cui si legge: «Sono tornato al Quarticciolo, Roma. Ero lì per incontrare alcuni residenti esasperati dalla situazione. Le vedette hanno iniziato a lanciare le pietre e qualcuno mi ha urlato “prete infame”. Proseguirò il cammino. Le tenebre non prevarranno»…
Meloni: «Solidarietà a don Coluccia, sempre al tuo fianco»
La nuova aggressione al Quarticciolo inferta a Don Antonio Coluccia – il prete salentino impegnato da anni in prima persona nella lotta allo spaccio di droga nelle periferie della Capitale – risale ai giorni scorsi. E accende i riflettori su una realtà difficile da scardinare: ancora una volta, le periferie romane si confermano frontiera di una battaglia senza quartiere tra legalità e criminalità. Come, ancora una volta, a farne le spese è chi, con coraggio e dedizione, si schiera in prima linea per difendere i valori sani della nostra società. Questa volta, la vittima della barbarie è stato Don Antonio Coluccia, il “prete anti-droga” noto per il suo impegno indefesso contro lo spaccio e il degrado che affliggono intere porzioni della nostra Capitale.
L’agguato al Quarticciolo: insulti e lancio pietre contro il sacerdote
È accaduto il 18 giugno scorso, nel cuore del Quarticciolo, roccaforte di attività illecite e simbolo di un abbandono istituzionale a lungo spesso tollerato e trascurato nel passato. Don Coluccia, come è sua abitudine, si trovava lì per incontrare alcuni residenti esasperati, cittadini onesti che non intendono rassegnarsi a vivere sotto il giogo della criminalità organizzata. Una presenza scomoda, quella del sacerdote, che evidentemente ha infastidito chi nel torbido prospera. Le “vedette”, occhi e braccia del malaffare, non hanno esitato a scagliare sassi contro il prete, accompagnando l’aggressione con l’ignobile epiteto di “prete infame”. Un episodio vile, che testimonia la caratura morale di chi, nell’oscurità, non tollera la luce della verità e della giustizia.
Il prezzo della verità e del coraggio
L’eco dell’agguato non ha tardato a farsi sentire, scuotendo le coscienze e provocando un’ondata di indignazione. Ma, come spesso accade di fronte a episodi che toccano nervi scoperti, le reazioni hanno evidenziato una certa, prevedibile, asimmetria.
La voce di un Paese che non vuole arrendersi
Il primo ad esprimere ”piena solidarietà” al prete è il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia, il senatore Marco Scurria, che in una nota ha scritto: «Don Antonio Coluccia è stato vittima dell’ennesima vile aggressione al Quarticciolo, colpito con pietre e insulti mentre portava avanti la sua coraggiosa battaglia contro l’illegalità. Da tempo combatte contro i clan andando nelle piazze di spaccio, parlando con i residenti e cercando di salvare ragazzi, spesso minorenni, dal reclutamento nella delinquenza».
La solidarietà del mondo di centrodestra. Scurria: «Ferma condanna per vile atto»
E ancora. «Insieme alla consigliera Cristina De Simone, ai consiglieri Umberto Matronola e al consigliere e vicepresidente di Fratelli d’Italia Roma, Daniele Rinaldi – ha ricordato Scurria – portiamo avanti da mesi un impegno costante per il ripristino della legalità nelle periferie del Municipio VII e V, dove oggi si è verificata questa ennesima escalation di violenza. Il modello Caivano proposto dal Governo di Giorgia Meloni risulta essere sempre più la soluzione per combattere una volta per tutte il clima di far west, l’illegalità, l’insicurezza e la paura che ogni giorno vivono le persone per bene. Non ci fermiamo e camminiamo ancora una volta al fianco di Don Coluccia e di tutti coloro – assicura – che vogliono Roma libera dalla paura, dove a vincere siano il coraggio, la dignità e la voglia di riscatto di chi ogni giorno sceglie la legalità».
Il governo al fianco del religioso in prima linea ogni giorno
Ma fin da subito, la solidarietà più convinta e sentita è arrivata da tutto il mondo del centrodestra. Esponenti di spicco, da Maurizio Gasparri a numerosi membri di Fratelli d’Italia, hanno espresso la loro vicinanza a Don Coluccia, riconoscendo il valore del suo operato e la necessità di sostenere chi ogni giorno rischia la propria incolumità per il bene comune. Una risposta decisa, che va oltre la semplice condanna di un gesto criminale, per abbracciare l’impegno di un uomo che incarna i principi di legalità e rettitudine.
Don Coluccia, il messaggio di Meloni di vicinanza personale e impegno istituzionale
Oggi dunque, a suggellare questo fronte comune, è giunto il messaggio della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Con un post sui suoi canali social, la premier ha rotto il silenzio sul grave episodio, esprimendo a Don Antonio Coluccia “tutta la mia solidarietà”. Parole chiare e inequivocabili: “Chi sfida la criminalità con coraggio e difende la legalità non deve mai sentirsi solo. Siamo al tuo fianco, sempre”. Un messaggio forte, non solo di vicinanza personale, ma anche di impegno istituzionale, a ribadire che lo Stato c’è e non abbandona chi si batte per i suoi valori fondanti.
La Meloni ha giustamente rilanciato il post dello stesso Don Coluccia, che con la sua proverbiale tempra ha scritto: “Sono tornato a Quarticciolo Roma. Ero lì per incontrare alcuni residenti esasperati dalla situazione. Le vedette hanno iniziato a lanciare le pietre e qualcuno mi ha urlato prete infame. Proseguirò il cammino. Le tenebre non prevarranno”. Una dichiarazione che è un programma. Un atto di fede e di coraggio, che merita il plauso e il sostegno di ogni cittadino perbene.
Don Coluccia e il messaggio della Meloni: un simbolo, una lezione
Peraltro, l’aggressione a Don Coluccia non è un episodio isolato, bensì l’ennesima riprova di quanto le periferie siano diventate zone franche per la criminalità che straripano in una criminalità che trasuda degrado e paura. Ma la reazione del sacerdote, la sua incrollabile determinazione a «proseguire il cammino», rappresenta un monito potente. È il monito di chi sa che la battaglia contro le “tenebre” non è mai vinta in partenza. Ma non può e non deve essere persa per rassegnazione.
La solidarietà della politica di centrodestra, e in particolare della Presidente del Consiglio, non è allora solo un gesto di attenzione e riconoscenza, ma un chiaro segnale che il Paese, o almeno quella parte sana e maggioritaria di esso, è stanco di subire. È stanco di vedere uomini di chiesa aggrediti per il solo fatto di portare la luce in luoghi dove si annida l’ombra. È stanco di un’indifferenza che per troppo tempo ha lasciato campo libero ai criminali.
«Le tenebre non prevarranno»
Don Coluccia è oggi un simbolo. Il simbolo di un’Italia che non si piega. Che non si arrende al degrado, che ha il coraggio di alzare la testa e di combattere per la legalità e la giustizia. E la voce della Meloni, così chiara e decisa, è la voce di un Governo che intende stare al fianco di questi “combattenti” quotidiani. Perché, come ha detto il prete coraggioso, e come i più continuano indefessamente a sostenere, “le tenebre non prevarranno” anche alla luce delle tante battaglie di legalità e contro sopraffazioni e abusi che aiutano chi quelle zone d’ombra le vivono e le abitano, non si senta solo mai.