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Il messaggio di Valditara agli studenti alla vigilia della maturità

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Maturità 2025, non chiamatela esame di Stato. Valditara ricorda la sua: «E poi andai in vacanza a Madrid…»

Si parte con la prova di italiano: i maturandi sono 524.415. Il ministro li sprona, li invita a stare sereni e spiega perché il vecchio nome è meglio del nuovo: «Rimettiamo l'accento su responsabilità e valore della crescita»

Cronaca - di Federica Parbuoni - 17 Giugno 2025 alle 19:12

Valorizzare i talenti, riscoprire il valore della responsabilità, educare a essere liberi, anche combattendo le dipendenze. Alla vigilia della prima prova dell’esame di maturità 2025, quella di italiano, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara manda un messaggio ai ragazzi che è insieme di incoraggiamento e sprone. «I ragazzi hanno dentro di loro tanti talenti e la loro grande bellezza sta proprio nella diversità dei talenti. Domani dovranno valorizzarli: serve tirarli fuori. E se si ha la coscienza a posto, se si è studiato, non vi è motivo per non affrontare serenamente queste giornate», ha detto.

Valditara sprona gli studenti e ricorda la sua maturità: «E poi andai in vacanza a Madrid…»

Intervistato dall’agenzia di stampa Adnkronos, Valditara ha ricordato la sua, di maturità. «Ricordo un tema su Carlo Porta, che mi piacque particolarmente perché si tratta di un poeta dialettale milanese capace di interpretare magistralmente la società del suo tempo, ricordo i suoi personaggi, autentici popolani, figure molto veraci. Ricordo anche l’orale con Euripide. Ero sereno. Mi sentivo abbastanza carico, ero preparato e non ebbi particolari problemi. È un ricordo positivo, e poi venne il dopo esame: andai a Madrid con un amico e girammo per la Spagna».

Maturità 2025, coinvolti 524.415 ragazzi: non chiamatela “esame di Stato”

Benché formalmente la prova che attende i 524.415 studenti che hanno concluso il ciclo delle superiori si chiami “esame di Stato”, il ministro ha spiegato perché a lui piace chiamarla ancora maturità, pensando anche alla possibilità di tornare anche formalmente a quella vecchia e in fondo mai superata dizione. «Ovviamente ci vuole una legge», ha chiarito Valditara, ma «in un’epoca in cui – ha aggiunto – gli adulti tendono a ritornare adolescenti e gli adolescenti hanno pochi punti di riferimento per crescere e maturare, credo che tornare a rimettere l’accento sul termine maturità, esame di maturità, sia evocativo. Rimettiamo al centro il senso di responsabilità e la maturità».

Il ministro: «Rimettiamo al centro maturità e responsabilità»

Va in questa direzione anche «il più forte rilievo dato al voto in condotta». «Vuole essere un modo per far comprendere a fondo il principio di responsabilità, rispondere cioè degli atti che si compiono», ha ribadito il ministro, ricordando che «si diventa adulti anche affrontando e assumendosi le proprie responsabilità. Se una persona ispira la sua condotta al rispetto verso i compagni, verso gli insegnanti e verso i beni pubblici difficilmente avrà un voto in condotta non soddisfacente».

Il no agli smartphone? «Maturità è anche sapere vincere le dipendenze»

E un «elemento costitutivo della maturità» è anche «la capacità di vincere ogni dipendenza» e dunque di «essere liberi», ha detto il ministro parlando del divieto di smartphone in classe che, come ampiamente emerso, non è solo una misura puntuale ma un tassello di un ritrovato modo di intendere la scuola, il suo ruolo, il modo in cui può accompagnare i ragazzi e in cui loro devono e possono viverla. «Se io non riesco a staccarmi da un oggetto, qualunque esso sia, è chiaro che non ho realizzato appieno la mia libertà, e quindi non sono riuscito a strutturarmi come persona nella sua completezza», ha sottolineato il ministro, ricordando che possono esistere tanti tipi di dipendenza: dal cellulare, come dalla droga, dai video giochi, dall’alcol.

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di Federica Parbuoni - 17 Giugno 2025