
A tutto slogan
Marche, Matteo Ricci rilancia l’ammucchiata regionale del campo sfatto e inneggia: “Uniti si vince”. Proprio sicuro?
L'ex sindaco Pd e candidato alla presidenza della regione Marche, annuncia la sottoscrizione dell'alleanza dell'Armata Brancaleone dem per il "cambiamento" in Regione: una coalizione che ha il sapore della solita ammucchiata. Una sceneggiatura già scritta tra motti e cocci da incollare
Matteo Ricci, l’uomo che schiva la bufera sulle Marche scatenata da quel «mosaico di affidamenti diretti, omissioni e fondi pubblici distribuiti con disinvoltura» sui quali l’eurodeputato dem, all’epoca sindaco di Pesaro (non indagato), non dà chiarimenti sufficienti e risponde inveendo contro i cronisti Rai che chiedono contezza sull’inchiesta sugli affidamenti diretti da parte del comune di Pesaro – proprio ai tempi in cui Ricci era primo cittadino – e che tanto imbarazza i dem. Una indagine della Procura su presunte irregolarità che riguarderebbero 600 mila euro di affidamenti diretti in favore di un paio di associazioni culturali da parte del Comune di Pesaro ai tempi in cui Ricci era primo cittadino.
Matteo Ricci, l’uomo del termovalorizzatore che serve a Roma, ma che per le Marche si contraddice e sostiene: «Troppi rifiuti andati fuori provincia. No al business» e che poi riemerge dalla gaffe della guida senza cintura e rilancia partendo «Questa è l’Alleanza del cambiamento, l’alleanza di chi vuole cambiare le Marche. Abbiamo messo insieme 19 sigle, per un progetto serio e concreto da mettere in campo per la nostra regione. I marchigiani chiedono un cambio ed è quello che vogliamo dare con questa alleanza. C’è bisogno di un cambio a difesa della sanità pubblica. Per le aree interne; per il salario minimo regionale; per l’impresa; la sostenibilità e il sociale». E chi più ne ha, più ne metta…
Matteo Ricci, che incassa silenziosamente i sondaggi che premiano il buon governo del centrodestra alla guida della Regione Marche, rispondendo alla domanda se si votasse oggi quale candidato presidente voterebbe tra il governatore di Fratelli d’Italia Francesco Acquaroli e l’ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci del centrosinistra, il presidente uscente viene dato nettamente in avanti.
Matteo Ricci, che tira dritto e insiste a dire a dispetto di tutto e di tutti: «Abbiamo ascoltato i cittadini, ci siamo confrontati con loro e realizzato un programma sulla base delle esigenze reali di chi vive i territori», e che rilancia senza rete (e senza cintura di sicurezza?). L’europarlamentare Pd e candidato alla presidenza della regione Marche, che inneggia alla firma del programma dell’Alleanza del cambiamento.
Marche, Matteo Ricci a tutto slogan: «Uniti si vince»
Una coalizione nata all’occorrenza (elettorale) di cui fanno parte Partito democratico, Movimento 5 stelle, Europa verde, Sinistra italiana, Italia viva, +Europa, Partito socialista italiano, Possibile, Marche civiche, Rifondazione comunista, Dipende da noi, Volt, Riformisti Marche, Nuove Marche, Demos, Movimento socialista liberale, Partito repubblicano italiano, Movimento dei popolari, Italia in Comune. Insomma: di tutto, di più (come recitava tempo addietro un famoso slogan della tv pubblica)…
Sottoscritta l’alleanza dell’Armata Brancaleone per il cambiamento in regione
E così, dalle assolate Marche, giunge l’ennesimo squillo di tromba – e con tanto di rullo di tamburi –. O forse sarebbe più appropriato dire che riecheggia il grido di battaglia dell’ennesima “alleanza per il cambiamento”. Sì, avete capito bene: quel pout-pourri assortito che, con un ardore che rasenta il comico, si auto-delinea come la nuova Armata Brancaleone rosso-arcobaleno. E a capitanare questo manipolo di sognatori, o forse solo di illusi disperatamente in cerca di consensi e poltrone, chi poteva esserci se non il prode Matteo Ricci?
Matteo Ricci senza rete (e senza cintura di sicurezza?)
Il nostro eroe, già sindaco di Pesaro e figura di spicco di quel Pd che naviga a vista tra correnti e contraddizioni, e che naufraga settimanalmente nei sondaggi di settore, ha annunciato urbi et orbi la nascita di questa unione indissolubile. «Uniti si vince», ha tuonato, quasi a voler convincere prima sé stesso che l’elettorato. Peccato che l’unica cosa che sembra vincere, per ora, sia la perenne difficoltà a trovare una linea comune. Un’idea che vada oltre il mero “anti-destra”. Una cintura di sicurezza che metta il centrosinistra al riparo da rovinose cadute…
Un’alleanza che ha il sapore della solita ammucchiata
Perché, diciamocelo, questa alleanza ha tutta l’aria della solita “ammucchiata” che ci viene propinata ad ogni tornata elettorale. Un insieme eterogeneo di sigle, ideologie e personalismi che, nel momento della presunta unità, mostrano tutte le loro crepe e divisioni che le generano. Dal centro-sinistra di facciata, con il Partito Democratico sempre più in crisi di idee e di proposte – almeno quanto orfano di una leadership condivisa – alle formazioni ecologiste che sbandierano bandiere verdi senza un’idea chiara nemmeno su come far funzionare un termovalorizzatore. E non dimentichiamo i reduci di partiti che hanno avuto la loro gloria nel secolo scorso, ma che oggi appaiono più come reperti archeologici che come forze politiche vitali.
Matteo Ricci, l’eterno candidato…
Matteo Ricci, con il suo solito aplomb da eterno candidato, si fa portavoce di questa “alleanza per il cambiamento”, che poi, a ben guardare, si traduce spesso e volentieri in un “cambiamento di casacca” per i singoli esponenti. La retorica del “progresso” e della “coesione sociale” si scontra regolarmente con la realtà dei fatti: un’opposizione frammentata. Incapace di proporre alternative credibili. E, soprattutto, di mantenere una coerenza interna che vada oltre la firma di un pezzo di carta.
Una sceneggiatura già scritta
Ma nessuno si spaventi: la sceneggiatura è già scritta. L’armata Brancaleone rosso-arcobaleno, forte della sua ritrovata (e fragile) unione, sfilerà per le Marche, promettendo mari e monti. Ci saranno i soliti comizi infiammati. Le strette di mano tra avversari di ieri e alleati di oggi. E le immancabili dichiarazioni di intenti che, puntualmente, si disperdono come fumo al vento dopo la conta dei voti.
Motti, slogan e tanti cocci da incollare
Perché in fondo, “uniti si vince” è un bel motto. Ma forse, in questo caso, la vittoria più grande sarà riuscire a tenere insieme i cocci fino al giorno delle elezioni. E anche lì, non è detto che basti un minestrone condito e speziato per scalfire la granitica volontà degli elettori, stanchi delle solite promesse e delle solite, prevedibili, “alleanze del cambiamento”. Avanti il prossimo. O forse, sarebbe meglio dire: indietro tutta.