
Non una moda, una scelta
L’Italia che vince e quella che sprofonda nella vergogna. Tennis e Calcio, le due facce (molto diverse) dello sport italiano
Il Paese smette di guardare ai calciatori e guarda ai tennisti: sono il nuovo orgoglio nazionale. Da Sinner a Musetti, passando per Paolini, sono loro gli italiani che rendono grande la Nazione agli occhi del mondo
La terra del Roland Garros, al di là del risultato della finale fra Sinner e Alcaraz, è sempre più “tricolore”, con il verde al posto del blu di Francia.
Sinner e Musetti riscrivono la storia del tennis italiano
Jannik Sinner centra la finale senza perdere neppure un set, raccogliendo in semifinale un ideale testimone da Novak Djokovic, vecchio leone serbo, anziano e mai domo; Lorenzo Musetti, l’artista del nostro tennis, ultimo portabandiera del rovescio vincente a una mano, si ferma solo in semifinale, posizionandosi al sesto posto della classifica mondiale. Errani e Vavassori vincono il doppio misto, mentre la stessa Errani, in coppia con Jasmine Paolini, fresca di successo a Roma, va in finale nel doppio.
Un successo che smentisce i luoghi comuni sull’Italia
Una dimostrazione di forza globale, in uno sport “popolare” come il tennis, per giunta suggellata “in faccia” ai cugini d’Oltralpe, di solito molto legati allo stereotipo dell’italiano arruffone, caciarone e svogliato.
Il segreto: programmazione, talento e federazione lungimirante
E invece l’era di platino del nostro tennis nasce da programmazione, professionalità e cura dei talenti, grazie a madre natura che ce li ha regalati e a una Federazione capace di muoversi egregiamente nelle sabbie mobili di uno sport che nasce individuale, ma che si nutre dell’inerzia derivata dalle scelte fatte entro i confini nazionali.
Tennis mania: dai circoli ai salotti
A tutti i livelli. Circoli pieni di ragazzini e ragazzine che studiano da Sinner e Paolini, insieme a una frenesia diffusa che coinvolge chiunque, dall’appassionato appena riconvertito dal padel al tennis, fino al calciofilo incuriosito da questi bravi ragazzi italiani con la racchetta, che fanno parlare il mondo.
Calcio, il lato oscuro della Forza
Il calcio, in questa narrazione, sembra ormai il lato oscuro della Forza, il fratello maggiore che ha fatto scelte sbagliate e del quale vergognarsi. La piccola storia è fatta anche di scelte simboliche: dopo il secondo gol della Norvegia, forse anche dopo il primo, milioni di telecomandi hanno cambiato canale, cosa impensabile in passato.
Il sorpasso: Sinner vs. Djokovic mentre gli Azzurri affondano
C’era Sinner contro Djokovic, proprio mentre i milionari di Spalletti prendevano tre schiaffoni dalla non irresistibile Norvegia, sotto un diluvio diventato universale. Lo sport nazionale per eccellenza è al suo punto di non ritorno, schiacciato da diritti televisivi e interessi dei grandi club, surclassato dalla maggior parte dei campionati di altri Stati europei e ora al minimo storico di interesse per la Nazionale.
La Nazionale come baluardo dell’identità sportiva
La Nazionale, appunto. Gli Azzurri hanno sempre costituito un argine decisivo all’internazionalizzazione selvaggia dei vivai, agli scout pronti a saccheggiare i continenti in via di sviluppo, anche sportivo, mentre i nostri migliori talenti boccheggiavano tra procuratori senza scrupoli e l’esterofilia delle proprietà, sempre più impersonali, dei fondi d’investimento.
Addio notti magiche, resta il disamore
La Nazionale è sempre stata un aggregatore di senso di appartenenza, con le notti magiche, il mistero di una squadra capace di trovare le motivazioni nei momenti decisivi, quando milioni di italiani si ritrovano a tifare con il tricolore sul balcone di casa. La peggiore delle sconfitte è tutta lì, nel disamore.
Un disastro sportivo e culturale da non ignorare
Il calcio, diceva Arrigo Sacchi, «è la cosa più seria tra quelle meno serie»; per questo non si può più ignorare questo disastro sportivo, economico, culturale e di immagine. I vertici dello sport, quelli del calcio in particolare, affrontino il problema guardando, per esempio, proprio al tennis: stessi interessi milionari, staff con caratura e passaporti internazionali, sponsor, eppure l’Italia che vince lo fa anche in Davis e nella Billie Jean King Cup, tradizionali tornei per squadre nazionali, con gli inni e il tricolore al vento, con i trofei che girano per due anni tra palazzi dei municipi, scuole e luoghi di aggregazione.
Guidare i processi, non subirli
Ci vuole la volontà di guidare i processi e non farsene travolgere, oltre alla consapevolezza che la sfida del calcio globale si vince mantenendo salda l’idea che il movimento nazionale è un “valore”, tanto quanto e forse più del denaro che circola, così come lo sono gli investimenti sui vivai e una riforma seria del ruolo dei procuratori, sempre più mercanti degli schiavi e sempre meno scopritori di talenti.
Un’Italia che sorprende anche i francesi
Sullo Chartrier, il campo principale del Roland Garros, sfilano questi italiani vincenti e i francesi “che si incazzano”, per dirla con Paolo Conte, scoprono un’Italia a loro sconosciuta, e abbozzano, tifando per gli avversari in maniera neanche troppo velata.
Oggi la finale, ma la rivoluzione è già iniziata
Oggi Sinner proverà a mettere in bacheca un altro trofeo pesante, quello dell’unico Slam sulla terra rossa, mentre sull’onda di questi risultati già si discute di portare anche gli Internazionali di Roma nell’Olimpo del tennis. E con Jannik ci sarà tutta l’Italia, anche quella orfana del pallone sgonfiato. Forza ragazzo, adesso riprendiamoci la Gioconda.