
Il convegno
Le società Oice d’ingegneria e architettura compiono 60 anni: il valore delle competenze italiane
Sessant’anni di storia alle spalle e un’agenda fitta di sfide davanti. Le società di ingegneria e architettura italiane, riunite in Oice, hanno celebrato oggi il loro sessantesimo anniversario all’Auditorium Parco della Musica di Roma, con un convegno che ha messo sul tavolo, senza troppi giri di parole, le urgenze normative, le nuove frontiere tecnologiche e le ambizioni di un settore che rivendica – numeri alla mano – il proprio ruolo strategico per il Paese. Un anniversario tutt’altro che autocelebrativo, che ha visto istituzioni, professionisti e grandi committenti confrontarsi sul tema “Ingegneria e architettura oltre il progetto – Le sfide del futuro fra gestione della complessità, sostenibilità e innovazione”. In platea, e soprattutto sul palco, gli interlocutori che contano, dal governo al mondo delle imprese.
Le società Oice hanno compiuto 60 anni
A fare gli onori di casa è stato Giorgio Lupoi, presidente Oice, che ha subito chiarito la posta in gioco: «Abbiamo voluto che i nostri sessanta anni fossero un’occasione per guardare avanti. L’intelligenza artificiale, la crescente complessità degli interventi richiesti dai committenti, la sfida della sostenibilità: le nostre società stanno dimostrando di saper rispondere con competenza a queste trasformazioni, ma serve che anche le regole facciano un passo avanti». Sul punto Lupoi non si è risparmiato: «È indispensabile adeguare il quadro normativo. Serve equilibrio nei contratti, il riconoscimento dell’anticipazione contrattuale, parametri tariffari aggiornati e un uso intelligente del project management esterno. Incentivare attività tecniche interne alle amministrazioni è antistorico e antieconomico. Il nuovo Codice degli appalti deve essere lo strumento per garantire qualità, sostenibilità e competitività».
Concetti che hanno trovato sponda anche nell’intervento del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che ha riconosciuto il ruolo centrale della filiera della progettazione, ma non ha perso l’occasione per qualche stoccata sulla lentezza storica italiana: «Con OICE si può programmare sul lungo periodo, non solo rincorrere le emergenze. Ho la fortuna, non il merito, di avere cinque anni davanti: in un anno non fai nemmeno in tempo a vedere tre volte lo stesso progettista», ha detto il vicepremier con il suo consueto stile pragmatico.
Gli aggiornamenti di Salvini sulle grandi opere e i cantieri aperti alla festa delle società Oice
Salvini ha poi snocciolato il dossier delle grandi opere, ricordando la mole di cantieri aperti, gli investimenti sull’idrogeno, le infrastrutture idriche e la rigenerazione urbana: «Abbiamo in campo quasi 500 progetti per affrontare il tema della carenza d’acqua e del dissesto idrogeologico, con un plafond da 12 miliardi. E il Mose, la diga di Genova, le metropolitane, le dighe riprese in mano dopo decenni dimostrano che l’ingegneria italiana è all’avanguardia». Non è mancato un passaggio sul Ponte sullo stretto: «Non è un capriccio nazionale. Partire con i pre-cantieri, le bonifiche e le indagini archeologiche già da quest’estate è un passo concreto. E al tavolo ci sono player italiani e internazionali, da WeBuild ai giapponesi e agli americani», ha sottolineato Salvini.
I professionisti come “cerniera” tra pubblico e privato
A rilanciare l’importanza di OICE anche il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, che ha insistito sul ruolo dei professionisti come “cerniera” tra pubblico e privato: «Serve un new deal tra le parti, nel rispetto delle regole. Gli ingegneri e gli architetti sono i garanti di un equilibrio nuovo, fondato su competenze e responsabilità. L’ingegneria di oggi si arricchisce di competenze umanistiche, ambientali e sociali, accanto a quelle tecniche e scientifiche. E il progettista deve saper mediare tra esigenze diverse: ambientali, economiche, sociali, estetiche, tecnologiche». Sisto ha richiamato anche il tema dell’intelligenza artificiale, con un riferimento cinematografico che non è passato inosservato: «Dobbiamo governare l’IA, senza sostituire l’ingegno umano. Evitiamo derive da 2001 Odissea nello spazio, l’uomo deve restare al comando della propria astronave».
Il valore globale delle competenze italiane
A completare il quadro, le parole di Dario Lo Bosco, amministratore delegato di Italferr, che ha rivendicato il valore globale delle competenze italiane: «Avere Oice significa rafforzare il know-how culturale e il driver tecnologico, alla base di ogni grande opera. Se l’India ha chiamato Italferr per realizzare il primo ponte in un’area di alta rilevanza geopolitica, significa che l’ingegneria italiana è un orgoglio riconosciuto nel mondo». La giornata si è chiusa con le due tavole rotonde dedicate alla “visione e ai modelli dell’ingegneria organizzata” e al confronto con le grandi committenze, da Leonardo a Fs, da Invitalia alle società leader del settore.
OICE esce da questo anniversario con un messaggio chiaro: senza competenze e senza regole adeguate, non c’è infrastruttura che tenga. Con le sue società, il suo know-how e una capacità progettuale riconosciuta, l’associazione si candida a essere protagonista delle grandi trasformazioni che attendono l’Italia. Purché, come ha ricordato Lupoi, «alle promesse seguano regole concrete».