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La Perla in salvo: il marchio di lingerie sarà anche rilanciato. Urso: “È una bella giornata per il Made in Italy”

Rilevata da un miliardario Usa

La Perla in salvo: il marchio di lingerie sarà anche rilanciato. Urso: “È una bella giornata per il Made in Italy”

Economia - di Carlo Marini - 10 Giugno 2025 alle 16:25

«È una bella e straordinaria giornata per il Made in Italy con questa icona che sarà rilanciata grazie ad un grande investitore internazionale che ha fatto l’offerta migliore sia sul piano economico che occupazionale». Lo ha detto Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy a margine del tavolo su La Perla di oggi al ministero. Sulla cassa integrazione Urso ha affermato che «sarà portata al prossimo consiglio dei ministri» insieme «a più casi industriali che hanno necessità di attivare cassa d’integrazione, questo dovrebbe riguardare la Perla riguarderà anche Piombino e altri casi specifici».

Bignami: salvati 200 posti di lavoro e un brand importante

«Dopo una trattativa lunga, complessa e delicata – commenta Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera – è stata assicurata la continuità produttiva e occupazionale di un brand simbolo dell’eccellenza italiana sartoriale nel mondo. La salvaguardia di oltre 200 posti di lavoro e la previsione di ulteriori assunzioni dimostrano non solo l’efficacia di una politica industriale seria, che punta sul valore strategico del Made in Italy, ma anche come per questo governo i lavoratori e il miglioramento delle loro condizioni siano una priorità, a differenza di una sinistra inconcludente. La Perla – conclude l’esponente di FdI – è salva e l’economia della nostra Nazione continua a correre».

«Si chiude con successo una trattativa lunga, complessa e delicata, gestita in maniera impeccabile dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Grazie all’impegno determinato del Governo e alla serietà della proposta presentata da Luxury Holding LLC e Peter Kern – commenta la parlamentare di FdI, Beatriz Colombo – viene assicurata la continuità produttiva e occupazionale di un marchio simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo. Un risultato importante, non solo per l’economia – osserva il deputato di Fratelli d’Italia eletto Emilia Romagna – ma per tutte le lavoratrici e i lavoratori che hanno creduto fino in fondo in questo percorso».

Anche il centrosinistra riconosce il successo della trattativa condotta dal governo. «Davvero oggi è una bella giornata per il Paese e per Bologna». Così Andrea De Maria e Virginio Merola, deputati bolognesi Pd. «Continueremo a seguire i passaggi successivi con il massimo impegno ed attenzione come abbiamo fatto fino ad ora. Come verificheremo che il Governo rispetti gli impegni presi relativamente al riconoscimento degli ammortizzatori sociali a quella parte di lavoratrici de La Perla che ancora non sono coperte».

La storia del marchio La Perla

La Perla, da sempre sinonimo di lingerie di prestigio e famosa per la sua linea estremamente raffinata e con materiali e tecnologie di pregio, è nata a Bologna ed è stata guidata dalla fondatrice Ada Masotti dal 1954 al 1981. Alla sua morte è passata al figlio Alberto Masotti che, dopo aver conseguito una laurea in medicina, decise di dedicarsi interamente all’impresa di famiglia, guidandola dal 1981 al 2007. Nel 2008, questo pezzo importante di Made in Italy venne venduto a JH Partners, una private equity con sede a San Francisco e focalizzata sugli investimenti in aziende di servizi e marchi di lusso.

Nel 2013 ritornò italiana, essendo stata acquisita dall’imprenditore Silvio Scaglia, tramite la holding Pacific Global Management, che comprò l’azienda all’asta organizzata dal tribunale fallimentare di Bologna per 69 milioni di euro rilanciandola successivamente con un piano di sviluppo mirato al consolidamento dell’identità del marchio.

L’offerta dell’imprenditore Peter Kern è stata ritenuta la migliore

Per questo scopo vennero investiti 350 milioni. Ma poi nel febbraio 2018 venne venduta a una società olandese con sede a Londra, Sapinda Holding di proprietà di un finanziere tedesco, Lars Windhorst, un investitore con la fama di scommettere su aziende dal futuro incerto con in portafoglio miniere di carbone in Sudafrica e piantagioni in Africa.

Nel luglio 2019 Tennor, a Bologna vennero annunciati licenziamenti. A causa della crisi, l’attuale proprietà aveva riferito di non riuscire a pagare gli stipendi ai 350 dipendenti nonostante tre mesi fa avesse annunciato come imminente un rilancio. Poi il passaggio e l’apertura all’amministrazione controllata, da parte del Tribunale di Bologna e il tavolo di crisi istituito presso il Ministero. L’offerta del miliardario Peter Kern (noto anche come mister Brunello di Montalcino) è stata ritenuta la migliore, e ora il rilancio può finalmente partire, grazie al ministro Urso e al governo Meloni.

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di Carlo Marini - 10 Giugno 2025