
Da ambientalista a pro-Pal
La nave di Greta fermata dagli israeliani, l’attivista svedese piagnucola: “Ci hanno sequestrato” (video)
«Il mio nome è Greta Thunberg e sono svedese. Se state vedendo questo video vuol dire che io e il mio equipaggio siamo stati intercettati rapiti in acque internazionali dalle forze di occupazione israeliane». Queste le parole che l’esponente ambientalista ha registrato in un video diventato virale in rete. A quanto pare, la nave Madleen su cui è salpata la Thunberg nei giorni scorsi da Catania con l’obiettivo di raggiungere Gaza.
Israele aveva avvertito delle conseguenze
Israele aveva già avvertito i naviganti che un gesto simile sarebbe stato considerato come una provocazione deliberata e che rischia di alimentare tensioni militari, anche se la nave trasporta aiuti umanitari. Thunberg stavolta ha un’espressione seria e preoccupata, non sorride più come nei primi giorni di viaggio, come testimoniato dalle foto. Con lei c’è anche la deputata franco-palestinese Rima Hassan, che è stata accusata dai politici francesi di avere delle posizioni vicine ad Hamas.
Sequestrata la nave verso Gaza su cui viaggiava Greta Thunberg. L’appello : “Liberateci”
«Esorto tutti i miei amici, parenti e compagni a fare pressioni sul governo svedese affinché rilascino me e gli altri passeggeri appena possibile», chiede Greta Thunberg durante la ripresa. Eppure l’equipaggio della Madleen sapeva perfettamente che non sarebbe stato possibile entrare con facilità a Gaza, soprattuto in un momento delicato come questo. Rima Hassan aveva chiesto su X di continuare con la mobilitazione dopo il sequestro dell’imbarcazione, perché sapeva perfettamente che le autorità dello Stato ebraico sarebbero intervenute.
Una vicenda che assume sempre di più i connotati di una pubblicità, un modo per mettersi in mostra sfruttando una situazione che lascia con il fiato sospeso il mondo intero. Insomma, violare il blocco navale non è stata una buona idea: un’ennesima dimostrazione che una “gita improvvisata” come questa rischia di trasformarsi in un precedente molto pericoloso. Esistono tanti modi per consegnare beni di prima necessità al popolo palestinese, come ha fatto l’Italia attraverso l’iniziativa Food for Gaza, ma a quanto pare gli influencer progressisti hanno scelto di ignorare completamente i canali istituzionali.