
I segnali della crudeltà
Kaufmann, il presunto killer di Villa Pamphili descritto dalla sorella: “Un diavolo, un manipolatore, un sadico violento”
Un passato turbolento e una malvagità quasi "innata": tra ricordi, racconti dell'infanzia, sospetti e paure, il ritratto che la donna stila del fratello è quello di un uomo dalla mente brillante diventato un genio delle truffe e del male
Un diavolo, un mostro, uno psicopatico, un manipolatore e un «sadico violento che ha provato a ucciderci»: è il ritratto che Penelope Kaufmann, sorella di Francis Charles Kaufmann – in carcere in Grecia con l’accusa dell’omicidio della compagna Anastasia Trofimova e della figlia Andromeda – stila dalle colonne de la Repubblica dell’americano presunto killer del duplice assassinio di Villa Pamphili.
Kaufmann, l’uomo del giallo di Villa Pamphili descritto dalla sorella
Il tragico ritrovamento dei corpi di Anastasia e della piccola Andromeda nell’immenso parco capitolino ha sconvolto l’opinione pubblica al di qua e al di là dell’oceano, e le indagini – come noto – si stanno concentrando sulla figura di Kaufmann, l’americano accusato del duplice delitto. In un colloquio con il quotidiano in edicola oggi, la sorella dell’uomo ha dipinto un quadro a tinte fosche e forti del fratello, descrivendolo come un “genio del male” con un innato germe di violenza che droghe e alcool avrebbero definitivamente fatto degenerare.
«Ci avrebbe uccisi tutti…»
«Quando ci ha detto che aveva avuto una bambina con questa ragazza, abbiamo iniziato a pregare ogni giorno. Eravamo preoccupati che le uccidesse. Poi lo ha fatto, vi assicuro che le ha uccise entrambe lui. Ci aveva provato anche con mio fratello. È per quello che ha cambiato nome ed è scappato dall’America». Un racconto, quello di Penelope, disperato e che mescola dolore a choc, ricordi e riflessioni odierne sulla tragica degenerazione del fratello, di cui dice: «È un mostro, ora spero che anche Dio lo abbandoni».
Ricordi, sospetti e una tragica certezza
E ancora. «Io ero sua sorella, la sua migliore amica, ma non voglio vederlo più. Mi aveva scritto pochi giorni prima di quello che ha fatto, dicendomi che la compagna lo aveva lasciato. È uno psicopatico». E a proposito del quale avanza il sospetto: «Ha ucciso sua figlia per coprire la morte della moglie, in modo che nessuno gli potesse chiedere cosa ci facesse con un bambino da solo in giro per la città»…
Kaufmann, presunto killer di Villa Pamphili: un passato turbolento e una “malvagità congenita”
Non solo però: le parole della sorella di Kaufmann gettano una luce inquietante sul passato dell’uomo. Non si tratta di una sorpresa improvvisa, ma di un cammino che, a suo dire, era già segnato da una profonda oscurità. La descrizione di un “genio del male” e di uno psicopatico che la donna ne fa suggerisce una predisposizione alla malvagità che trascende la semplice devianza. «È un manipolatore, sarebbe capace di venderti i tuoi stessi vestiti. È sempre stato geniale, il più bello di tutti. Ha sempre avuto migliaia di donne che gli facevano la corte, ma è una persona malata. È un violento, soprattutto quando beve o si droga… Gli si azzera il cervello, non gestisce la rabbia. Diventa un mostro». Affermazione forte che, anche al netto del choc e del dolore di Penelope, implicano una sorta di natura intrinsecamente perversa, quasi congenita.
Kaufmann, i segni di una crudeltà innata e quell’episodio dell’infanzia quando…
Non a caso, allora, Penelope cita un episodio dell’infanzia, quando da bambini il fratello ora in cella «le ha spezzato un dito in un grosso ferramenta. Pensavo che fosse stato un incidente – spiega la donna al quotidiano –. Ma mio padre invece lo aveva capito che lo aveva fatto apposta. Che Charlie era uno psicopatico. Da ubriaco ha quasi ucciso nostro fratello, per questo è fuggito. Ma se fosse tornato negli Stati Uniti, avrebbe ucciso tutti noi. Eravamo tutti terrorizzati da Charlie, ci ha regalato i giorni più brutti della nostra vita. Non lo volevamo più qui. Se vuoi sapere com’è fatto il diavolo, dicono i miei fratelli, guarda Charlie»…
Una mente brillante diventato un genio delle truffe e del male
Flash. Memorie vivide. Segni che emergono dal passato e che sono tornati ad attualizzarsi con l’orrore di un presente vissuto a distanza. E che si sommano anche all’altra faccia del “mostro”: quella che Penelope descrive come un uomo dalla mente brillante e un genio delle truffe. «Charlie era brillante, ci sa fare con le persone. Sa come entrare in empatia subito. Quando viveva a Los Angeles andava a cena con i registi di Hollywood, con musicisti famosi. Conosceva centinaia di star dello spettacolo. Ma di certo non sono amici che ti aiutano quando non sai dove andare a dormire con tua figlia. Sapevano anche che era un po’ strambo (” a nut bag”). A casa lo chiamavamo il non-talento di Mr. Ripley».
Un nomignolo non scelto certo a caso: «Conosceva il cinema, si era anche laureato in Film production. Credo abbia preso parte a un paio di B-movie, ma un suo film io non l’ho mai visto. Lui rubava i talenti degli altri, soprattutto quelli di noi fratelli (sei in tutto, ndr). Ho scritto tre sceneggiature per lui, che mi prometteva che avremmo fatto grandi cose. Invece non c’è mai stato niente. Anche Food Fight, che ha provato a vendere in tutto il mondo, era una mia idea».
E infatti, a supporto delle sue tesi, Penelope aggiunge anche: «Quando era più piccolo aveva sempre un sacco di soldi e noi ci chiedevamo da dove venissero.
Ora sappiamo che probabilmente vendeva droghe e forse faceva truffe. Questa cosa per noi è una vergogna. Siamo una famiglia seria, religiosa, siamo tutti laureati».
I segnali di una pericolosità latente e oggi slatentizzata…
Poi, venendo all’oggi e alla tragedia appena venuta alla luce, aggiunge ancora. «Qualche settimana fa mi ha scritto che stavano tutti bene. Per un attimo ho pensato che quella bambina lo avesse cambiato. Poi, pochi giorni prima dell’arresto, mi ha scritto che Anastasia lo aveva lasciato. Due giorni dopo manda una mail per dire che lei era tornata a prendersi la bambina. Invece le aveva già uccise tutte e due, perché io lo so che le ha uccise tutte e due. È un bastardo». Di sicuro una personalità complessa e profondamente disturbata, la cui pericolosità era forse già nota a chi gli era vicino. Avvisaglie emerse in dinamiche familiari, circostanze e comportamenti, che oggi appaiono come indizi e presagi forse sottovalutati. Come segnali di un disagio e di una pericolosità che spesso si manifestano ben prima che si arrivi all’irreparabile.