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Iran, fuga rocambolesca da Teheran. Parla il professore italiano scappato di notte dalla città in fiamme

Guerra e missili

Iran, fuga rocambolesca da Teheran. Parla il professore italiano scappato di notte dalla città in fiamme

Esteri - di Sara De Vico - 18 Giugno 2025 alle 16:03

Una fuga da romanzo in piena notte. Alle spalle una Teheran sotto le bombe israeliane, molte cadute sui quartieri residenziali come le zone di Piazza Tajrish e Vali-e Asr. Un missile è caduto a pochi metri dalla residenza dell’ambasciatrice italiana, Paola Amadei, a Farmaniye provincia della capitale iraniana.

Fuga rocambolesca del prof italiano da Teheran in fiamme

Raffaele Mauriello, da oltre 20 anni a Teheran, docente dell’Università ‘Allameh Tabatabai’, racconta all’Adnkronos i giorni “complicati” e il lungo viaggio, durato quasi 24 ore e “facilitato dall’ambasciata italiana”, che l’ha condotto in salvo in Azerbaigian insieme ad altri 28 nostri connazionali. “Ci eravamo radunati intorno alle 6.30 del mattino davanti alla residenza dell’ambasciatrice che ringrazio. Ci stava parlando, quando una bomba è caduta proprio vicino a noi. C’è stato un boato enorme”, ricorda Mauriello intervistato da  Piero Spinucci. Grossi problemi “una volta raggiunto il confine con l’Azerbaigian, anche a causa dei rapporti non proprio eccellenti tra Teheran e Baku”.

Siamo arrivati di notte, un missile vicino alla casa dell’ambasciata italiana a Farmaniye

“Siamo arrivati di notte. C’era buio assoluto. Abbiamo attraversato a piedi il confine passando da un ponte, ispezionati uno per uno dalle guardie. Una situazione che mi ha ricordato il film ‘Il Ponte delle Spie’. C’è stato anche un piccolo incidente che ha causato momenti di panico, le persone hanno avuto paura”, prosegue Mauriello intervistato dall’agenzia.

Palazzi sventrati con missili conficcati tra i piani

Insieme agli italiani al confine c’erano gruppi di cittadini cinesi, messicani e giapponesi. “Siamo arrivati alle 4 del mattino a Baku accolti dall’ambasciatore Luca Di Gianfrancesco. La situazione era terribile, fin dal primo giorno Israele ha bombardato in particolare i quartieri residenziali. Anche la prima notte è stato colpito un edificio vicino alla residenza dell’ambasciatrice italiana. Muovendosi tra le strade di Teheran vedevo palazzi sventrati con i missili ancora conficcati tra i piani.

Nessuno si aspettava un attacco di Israele

In uno di questi – racconta il docente – vivevano dei professori che conosco, qualcuno è morto. Nella capitale non c’era caos e questo anche perché molti abitanti, approfittando del fatto che sabato (primo giorno lavorativo nella settimana in Iran) fosse festa, avevano lasciato la città”. Mauriello spiega che a Teheran nessuno si aspettava un attacco da parte di Israele, anzi “c’era la sensazione concreta” che si arrivasse a un accordo con gli Stati Uniti. Un accordo che la popolazione “vuole da tempo”.

Tel Aviv punta al “regime change”

Alcuni parlavano addirittura della riapertura dell’ambasciata americana, chiusa dopo l’assalto del 4 novembre del 1979 durante la rivoluzione islamica. Ora invece tutti i segnali sembrano indicare l’avvicinarsi del redde rationem  tra l’Iran da una parte e gli Stati Uniti e Israele dall’altra. Tel Aviv punta senza mezzi termini al ‘regime change’, ma il professore mette in guardia da facili previsioni. “Se ci sarà un cambio in Iran, non è detto che sarà nella direzione auspicata dall’Occidente. In questo momento chi sta reggendo il Paese sono i Guardiani della Rivoluzione e l’esercito. Sono loro che prenderanno il potere”.

Potrebbe arrivare qualcosa anche peggiore della situazione di oggi

Secondo il docente universitario, l’Iran potrebbe diventare un Paese guidato dai militari, “come la Turchia e il Pakistan alcuni decenni fa”. Insomma c’è il rischio che arrivi qualcosa “anche peggiore di quella che c’è oggi e che sarà ancora più pericolosa per Israele. Invece di favorire un cambiamento graduale con un accordo sul nucleare, stanno giocando d’azzardo”.

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di Sara De Vico - 18 Giugno 2025