
Con i servitori dello Stato
«In segno di lutto e rispetto»: FdI annulla “Spazio Lavoro” per i funerali del carabiniere Carlo Legrottaglie
Cancellata la seconda giornata dell'evento che era in corso a Lecce: il partito sarà alle esequie, che si svolgono oggi. Presenti Mattarella e i ministri. La sinistra manda delegazioni, ma molti ricordano gli attacchi alle divise
Non si terrà la seconda giornata di “Spazio Lavoro”, l’evento promosso dai gruppi di FdI di Camera e Senato a Lecce. È stata annullata «in segno di lutto e rispetto» per la morte del carabiniere Carlo Legrottaglie, ucciso da due malviventi a Francavilla Fontana, nel Brindisino, e «per consentire agli esponenti di Fratelli d’Italia di partecipare alle esequie». A comunicarlo sono stati i capigruppo di Camera e Senato di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami e Lucio Malan, dopo che ieri una delegazione del partito si era già recata alla camera ardente a Ostuni e altre delegazioni hanno fatto visita ai comandi dei carabinieri in diverse città d’Italia.
Oggi i funerali del carabiniere Carlo Legrottaglie
Alle esequie, che si terranno oggi alle 11 e per le quali sono stati proclamati il lutto cittadino tanto a Ostuni quanto a Francavilla Fontana, assisterà anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ci saranno inoltre diversi esponenti del governo, tra i quali il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e i vertici delle forze armate.
Anche Mattarella alle esequie
Delegazioni saranno inviate anche dai partiti di opposizione, dal Pd a Iv. Ma in queste ore sono stati in molti a ricordare che la sinistra che oggi esprime profondo cordoglio per l’assassinio del brigadiere capo è la stessa che non manca occasione per dare addosso alle forze armate e di polizia.
La sinistra manda delegazioni, ma gli attacchi alle divise non si cancellano
«Condivido le parole del giornalista Cruciani che, intervenendo alla radio e ricordando il sacrificio del brigadiere capo dei carabinieri Carlo Legrottaglie, ha detto che in occasione della morte di Ramy tanti, anche della sinistra, ebbero a ridire sui carabinieri dicendo che avrebbero dovuto prendere il numero di targa e non fare l’inseguimento. E oggi forse non hanno il coraggio di dire la stessa cosa su un uomo che ha fatto il suo dovere fino all’estremo sacrificio della vita», ha detto il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, per il quale «dovrebbero inginocchiarsi davanti al carabiniere caduto persone come l’ex capo della polizia, Gabrielli, che disse cose offensive nei confronti dei carabinieri protagonisti dell’inseguimento a Milano smentite dalla perizia condotta in sede giudiziaria».
Lo sgomento dei cittadini: «Perché oggi la sinistra non fa fiaccolate?»
Ma si tratta di sentimenti che circolano prima di tutto tra i cittadini, come dimostra una emblematica lettera ricevuta da Vittorio Feltri, nel suo spazio “La stanza di Feltri” sul Giornale. «Perché la sinistra resta muta quando muore un uomo in divisa?», chiede il lettore, sottolineando che non c’è stata «nessuna fiaccolata, nessuna intervista alla moglie, nessuna lacrima in prima serata. Quando muore un criminale, invece, il cordoglio è unanime. Si incendiano quartieri, si danno microfoni ai familiari, si piange sul destino del “povero ragazzo”. Ma per chi rischia la vita ogni giorno per proteggerci, niente. Perché?».
Perché la morte di un carabiniere in servizio «rompe la narrazione tossica secondo cui le forze dell’ordine sarebbero il male, il braccio brutale di un potere da abbattere, e i delinquenti, di contro, dei poveri cristi da compatire, immigrati che non abbiamo saputo e voluto integrare, persone disperate che non hanno potuto fare a meno di delinquere, incompresi, ultimi da aiutare, perseguitati», è la risposta di Feltri, che parla di «meccanismo tossico» anche rispetto a quanto accaduto su Ramy e punta il dito contro «opinionisti, politici, giornalisti, intellettuali che lo hanno descritto quale vittima e i carabinieri quali assassini, pur non avendolo nemmeno sfiorato». «Si tratta di una scelta culturale, è una scelta precisa quella di ignorare i nostri custodi e di applaudire soltanto a chi trasgredisce», prosegue Feltri, avvertendo che «serve un cambio di paradigma. Con la massima urgenza. Serve dare dignità agli eroi, rispetto alla memoria, consapevolezza a chi governa le coscienze televisive e culturali del Paese».