
Tra fede, storia e arte
In mostra i volti e le vite dei Padri della Chiesa, immensi testimoni della fede e protagonisti della storia di sempre
Al via l'inaugurazione della mostra “I Padri della Chiesa”: ritratti e biografie di padre Alessandro Donati presso la chiesa dei carmelitani a Bruxelles. L'esposizione aperta al pubblico fino a settembre, propone un percorso di riflessione tra storia della Chiesa, etica ed estetica, coraggio del passato e sfide future, alla luce della fede
Un invito. Un garbato, artistico, emblematico invito rivolto attraverso immagini che, tra etica e estetica artistica, ripercorrono le orme della storia e della fede alla riscoperta dei Padri della Chiesa: non per un semplice atto di nostalgia del passato, ma nel solco di una risorsa vitale per affrontare le sfide attuali, ecclesiastiche e sociali. Un excursus iconografico e iconologico nella memoria di una Chiesa più sinodale e meno gerarchica, e alle radici di una teologia trinitaria che non dissocia Dio dalla realtà umana, ma la illumina con la sua presenza viva.
La mostra dedicata ai Padri della Chiesa nella chiesa dei carmelitani a Bruxelles
Tutto rileggendo ed esplorando la rilevanza dei Padri della Chiesa nel “doppio contesto” del 2025: un anno che celebra il XVII centenario del Concilio di Nicea e l’inizio del Giubileo. E tutto condensato in una esposizione che apre i battenti domani, 1° luglio, presso la chiesa dei carmelitani in Avenue de la Toison d’Or 45, Ixelles, Bruxelles, e che sarà allestita fino a settembre, nei seguenti orari: 10.30-19.30.
Ritratti e biografie di questi “immensi testimoni della fede” riproposti da padre Donati
«Il 2025 si preannuncia come un anno di commemorazione e speranza. Memoria, perché segna il XVII centenario del Concilio di Nicea, quella svolta fondativa in cui la Chiesa confessò con coraggio, in mezzo a travagli e controversie, che Gesù Cristo è «vero Dio nato da vero Dio», «consustanziale al Padre». Speranza, perché in questo stesso anno inizia il Giubileo, tempo di grazia, di risveglio spirituale e di chiamata alla conversione. Fedele alla grande tradizione giubilare, Papa Francesco, di venerata memoria, aveva lanciato un appello per la cancellazione dei debiti pubblici dei Paesi insolventi del Sud».
Uomini di fede che hanno plasmato linguaggio, preghiera, e l’identità della Chiesa stessa
A spiegarlo, fornendo ascissa e ordinata della rotta storico-culturale tracciata dall’esposizione alla vigilia dell’inaugurazione è padre Gaël Giraud presentando la mostra di disegni (con allegate biografie) sui Padri della Chiesa, opera di padre Alessandro Donati o.c.d., membro della comunità carmelitana di Bruxelles e sacerdote illuminato. Un lavoro, il suo, che tra ritrattistica e storia, immagini e parole, narrazione, analisi e approfondimento spirituale, esorta a ripercorrere i passi dei Padri della Chiesa, descritti come «immensi testimoni della fede», che hanno plasmato il linguaggio, la preghiera, il rapporto con la Scrittura e l’identità della Chiesa stessa nei primi secoli.
I padri della Chiesa in mostra: la presentazione del progetto di padre Giraud
Non a caso, scrive ancora padre Giraud, «padre Alessandro Donati ci invita con gioia a ritornare ai Padri della Chiesa. Sia ripercorrendo in modo semplice e suggestivo la vita e l’opera di questi immensi testimoni della fede. Sia offrendoci un ritratto tratteggiato di ciascuno di loro». Riscopriamo così «questi pastori, questi poeti, questi monaci, questi teologi o questi martiri che, nei primi secoli, hanno dato alla Chiesa non solo il linguaggio della fede, ma anche il respiro della preghiera. Il gusto della Scrittura. E il senso di una Chiesa in costruzione».
L’approccio da adottare
Dunque, l’approccio etico e culturale della mostra è quello che porta alla rivisitazione della storia e dell’operato di questi grandi e imprescindibili protagonisti del cammino ecclesiastico e della fede, ma non come un mero esercizio accademico: bensì nell’ottica di un «pellegrinaggio spirituale». Di una riscoperta della «freschezza della sorgente» della Chiesa. E nel segno di come, quando e quanto, queste figure che hanno rappresentato e continuano a testimoniare il loro valore di pietre miliari della storia della Chiesa, offrono una guida. Un faro, su come credere «con intelligenza, con amore». E su come unire «ortodossia e santità personale, dogma e vita interiore».
Su come guardare a una Chiesa dove la vita comunitaria, la collegialità episcopale, i carismi e l’autorità del sensus fidei fidelium avevano un peso maggiore. E in cui l’autorità era vista come «servizio della parola e cura delle anime». Tutto, sottolinea padre Giraud nella sua presentazione dell’esposizione e del suo intrinseco significato storico-religioso, in un momento in cui «oggi, alcuni di noi sono spaventati dall’“esculturazione” del cristianesimo nelle società dell’Europa occidentale».
«Voci antiche che risuonano come promesse del futuro»
Ebbene – prosegue Giraud – «queste voci antiche risuonano come promesse del futuro. Non sono invecchiati affatto: ardono ancora del fuoco pasquale. Ascoltarli non significa guardare indietro. Significa riscoprire la linfa di chi, prima di noi, ha osato avanzare con decisione verso il Regno che verrà». È dunque in questo quadro che si incastonano i ritratti e l’allestimento della mostra, con l’obiettivo di far conoscere e valorizzare l’esempio dei Padi della Chiesa: una «fonte viva» per ispirare una Chiesa futura che sia un «ospedale da campo» (come auspicato da Papa Francesco), anziché una «fortezza amministrativa». Rileggerli può aiutare a immaginare nuove forme di ministero, unità e collegialità comunitaria.
La mostra sui Padri della Chiesa: tra i volti e le vite che hanno fatto la storia: un pellegrinaggio spirituale
Pertanto, come scrive ancora padre Giraud nella sua presentazione dell’iniziativa belga, l’esposizione non si risolve semplicemente in «un trattato di storia patristica». Ma vuole essere un pellegrinaggio spirituale. Una compagnia attraverso le voci fondatrici di Ignazio di Antiochia, Ireneo di Lione, Basilio di Cesarea, Agostino di Ippona, Gregorio di Nazianzo, Giovanni Crisostomo e tanti altri. Perché con loro, la Chiesa intera riscopre la freschezza inesauribile della fonte identitaria e spirituale. «La forza della sua fede trinitaria, la radicalità della sua speranza. Speranza ancora più viva – conclude il saggio introduttivo – in quanto un numero significativo di questi Padri nella fede morirono come martiri».