
Non si smentiscono mai
A sinistra tutto bene: Ilaria Salis, Potere al Popolo e Anpi fanno scudo agli ayatollah e vanno in piazza contro l’Ue
Con post e comunicati si scagliano contro «l'aggressione israeliana», il rischio rappresentato dal regime di Teheran non è pervenuto, l'oppressione degli iraniani non è il focus. E domani tutti alla manifestazione anti-europea
È un coro unanime nella sinistra radicale per dire «giù le mani dall’Iran». Questo slogan è stato lanciato nello specifico da Potere al Popolo. Ma nella sostanza si tratta del messaggio che arriva anche Avs, tramite Ilaria Salis, e Anpi molto concentrati a chiedere la condanna «dell’aggressione di Israele» e decisamente meno quella del regine degli ayatollah. Tutti questi soggetti domani saranno in piazza contro il ReArm europeo, aggiungendo con queste premesse motivi di imbarazzo al già in difficoltà e imbarazzatissimo Pd, che vedrà la partecipazione dei suoi esponenti con la ridicola e un tantino ipocrita formula del “titolo personale”.
Ilaria Salis chiede una «condanna senza ambiguità» dell’«aggressione israeliana»
«L’aggressione israeliana contro l’Iran deve essere condannata senza ambiguità, da parte della comunità internazionale e di ciascuno di noi. Israele deve essere fermato togliendogli ogni forma di supporto militare e isolandolo politicamente», ha scritto ieri Ilaria Salis su Instagram, invocando una «condanna inequivocabile dell’aggressione militare e rifiuto di sostenerla in qualunque modo, diretto o indiretto», che deve pervenire anche agli Usa.
Qualche riga sotto, poi, Salis ha scritto che «d’altro canto, non significa sostenere il regime iraniano, che da anni opprime ferocemente il popolo e le minoranze di cui si compone». Salis, che ha accompagnato il suo post con numerose slide dell’eurogruppo parlamentare The Left, ha espresso solidarietà al popolo iraniano, ma – insomma – la condanna degli ayatollah non è il suo focus. Non male per un’attivista prima ed eurodeputata poi che va parlando in ogni dove della necessità di condannare e isolare il «regime autoritario» di Viktor Orban. Che, anche al di là di quella “piccola” questione del personale caso giudiziario, vuoi mettere quanto è più odiosa l’oppressione ungherese di quella iraniana?
Il «gravissimo allarme» lanciato dall’Anpi
Stesso schema per l’Anpi. La Segreteria nazionale «condanna con gravissimo allarme l’aggressione di Israele nei confronti dell’Iran in violazione di qualsiasi norma del diritto internazionale e della convivenza fra i popoli», si legge in un comunicato rilasciato un paio di giorni fa. Anche per l’Anpi «non è in discussione la odiosa natura teocratica e oscurantista del regime di Teheran», ma il punto non è quello. È, piuttosto, fare «appello alle forze sociali e politiche del Paese, alle donne e agli uomini di buona volontà, affinché l’Italia richieda con forza la fine dell’aggressione israeliana all’Iran», oltre alla «immediata apertura dei valichi ai soccorsi umanitari e l’immediato cessate il fuoco a Gaza», su cui per altro la diplomazia italiana è già impegnata in un costante e pressante lavoro in tutte le sedi. Vedi anche il G7.
Il post papale papale di Potere al Popolo: «Giù le mani dall’Iran»
A bruciare tutti sul tempo, però, ci ha pensato Potere al Popolo. Il post «Giù le mani dall’Iran» è di sei giorni fa, ovvero immediatamente successivo all’inizio dell’escalation. «Lo stato genocida di Israele nella notte ha lanciato cinque ondate di attacchi dirette verso otto città iraniane, tra cui la capitale Teheran», vi si legge, insieme alla denuncia che «tra le vittime accertate, diversi scienziati nucleari, il capo di stato maggiore Mohammed Bagheri, Ali Shamkani, il consigliere politico di Ali Khamenei e Hossein Salami, capo dei Pasdaran».
Seguono accuse sul fatti che «il nostro governo non condanna gli attacchi, in linea con gli Usa e con l’Ue» e intimazioni sul fatto che «Israele va fermato! La guerra e i suoi veri responsabili, a partire dagli Usa, vanno fermati». Infine, l’appello sul fatto che «bisogna mettere in discussione la Nato ora!», seguito dalla convocazione in piazza per domani. E qui torniamo ai “danni collaterali” per il Pd, ma questa è un’altra storia.