
Gli appelli dei soliti noti
Il referendum e le cause perse degli “intellettuali” di sinistra: pubblicità per sé stessi o jella?
Ancora una volta "intellettuali", artisti e volti noti si sono esposti elettoralmente rimediando una sconfitta
O sono sfortunati, o fanno pubblicità, oppure portano jella. Ancora una volta, e stavolta sui referendum, gli “intellettuali” radical chic della sinistra, che si schierano, firmano manifesti e lanciano crociate, hanno perso. Un elenco lungo e ricco di nomi noti.
Il referendum e gli appelli dei soliti noti
Sono stati tanti, come d’abitudine, i volti noti schieratisi apertamente a favore della campagna referendaria. Da Alessandro Gassmann a Geppi Cucciari, dal cantante Mahmood a Serena Dandini, da Zerocalcare fino a Brunori Sas (nella foto). Tutti insieme appassionatamente, tutti sonoramente sconfitti. E si che dalle loro pagine social emergevano i soliti richiami retorici alla libertà, la difesa dei lavoratori, l’ostilità verso un governo definito poco democratico e tutta la narrazione trita e ritrita che accompagna puntualmente le elezioni: da una parte ci sono i buoni(loro) e dall’altra i cattivi.
L’autopromozione intelligente anche sui referendum
Negli anni settanta presero piede i manifesti degli intellettuali. Che, a prescindere da tutto, intellettuali lo erano veramente: Rossana Rossanda, Dacia Maraini, Natalia Aspesi, solo per citarne alcuni. Smarrita la proprietà culturale, la sinistra oggi si affida ad influencer artistici che, di fatto, però, usano questi appuntamenti come un’intelligente autopromozione. Raccolgono like, vendono dischi, attirano sempre più persone nei loro concerti. Insomma, qualunque sia l’esito(anzi, nonostante l’esito sempre negativo) delle loro battaglie qualcosa pur resta. Per loro stessi ovviamente.
E se portassero jella?
A Napoli, capitale della scaramanzia, questi signori sarebbero perlomeno temuti. Con gesti apotropaici ben noti ad allontanarne gli effetti negativi. Perché se è vero che la gran parte degli artisti è di sinistra è altrettanto vero che i loro richiami alle urne hanno scarso effetto. Giusto per usare un eufemismo.
Il paradosso alla resistenza dei campioni radical chic
Il paradosso nevrotico al cambiamento, descritto da autori come Francesco Mancini, sembra una sorta di paradosso di resistenza per i radical chic. Che, però, sono tutt’altro che scemi. Occupano spazi di discussione a amplificano la loro popolarità. Pubblicità. O meglio, come direbbe Jannacci, pubbliciteria.
Leggi anche

Gli appelli dei soliti noti