CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

referendum

Gli appelli dei soliti noti

Il referendum e le cause perse degli “intellettuali” di sinistra: pubblicità per sé stessi o jella?

Ancora una volta "intellettuali", artisti e volti noti si sono esposti elettoralmente rimediando una sconfitta

Politica - di Paolo Cortese - 10 Giugno 2025 alle 15:05

O sono sfortunati, o fanno pubblicità, oppure portano jella. Ancora una volta, e stavolta sui referendum, gli “intellettuali” radical chic della sinistra, che si schierano, firmano manifesti e lanciano crociate, hanno perso. Un elenco lungo e ricco di nomi noti.

Il referendum e gli appelli dei soliti noti

Sono stati tanti, come d’abitudine, i volti noti schieratisi apertamente a favore della campagna referendaria. Da Alessandro Gassmann a Geppi Cucciari, dal cantante Mahmood a Serena Dandini, da Zerocalcare fino a Brunori Sas (nella foto). Tutti insieme appassionatamente, tutti sonoramente sconfitti. E si che dalle loro pagine social emergevano i soliti richiami retorici alla libertà, la difesa dei lavoratori, l’ostilità verso un governo definito poco democratico e tutta la narrazione trita e ritrita che accompagna puntualmente le elezioni: da una parte ci sono i buoni(loro) e dall’altra i cattivi.

L’autopromozione intelligente anche sui referendum

Negli anni settanta presero piede i manifesti degli intellettuali. Che, a prescindere da tutto, intellettuali lo erano veramente: Rossana Rossanda, Dacia Maraini, Natalia Aspesi, solo per citarne alcuni. Smarrita la proprietà culturale, la sinistra oggi si affida ad influencer artistici che, di fatto, però, usano questi appuntamenti come un’intelligente autopromozione. Raccolgono like, vendono dischi, attirano sempre più persone nei loro concerti. Insomma, qualunque sia l’esito(anzi, nonostante l’esito sempre negativo) delle loro battaglie qualcosa pur resta. Per loro stessi ovviamente.

E se portassero jella?

A Napoli, capitale della scaramanzia, questi signori sarebbero perlomeno temuti. Con gesti apotropaici ben noti ad allontanarne gli effetti negativi. Perché se è vero che la gran parte degli artisti è di sinistra è altrettanto vero che i loro richiami alle urne hanno scarso effetto. Giusto per usare un eufemismo.

Il paradosso alla resistenza dei campioni radical chic

Il paradosso nevrotico al cambiamento, descritto da autori come Francesco Mancini, sembra una sorta di paradosso di resistenza per i radical chic. Che, però, sono tutt’altro che scemi. Occupano spazi di discussione a amplificano la loro popolarità. Pubblicità. O meglio, come direbbe Jannacci, pubbliciteria.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Paolo Cortese - 10 Giugno 2025