
La tragedia di Gaza
Il piccolo Adam ritrova la speranza: «In Italia potrò guarire. Vorrei un cubo di Rubik». L’Oms diffonde un commovente video
Il bimbo, unico sopravvissuto di dieci fratelli, è arrivato mercoledì con la mamma, la pediatra Alaa, e altri bambini bisognosi di cure. È ricoverato al Niguarda di Milano
«Ho un braccio rotto. Ho ferite su tutte le braccia e le gambe, mi hanno fatto molte iniezioni per curarle. Ho anche problemi agli occhi. Quando mi hanno chiamato e mi hanno detto che sarei partito, ero molto felice ed emozionato». A parlare è Adam, l’11enne di Gaza figlio della pediatra Alaa al-Najjar, che a maggio in un raid israeliano ha perso il marito e gli altri suoi 9 bimbi. Il bimbo è arrivato mercoledì in Italia ed è stato trasferito all’ospedale Niguarda di Milano. L’Oms ha diffuso un video girato durante il viaggio che Adam, insieme alla mamma, ad altri bambini evacuati e ai loro accompagnatori, ha affrontato prima di imbarcarsi sul volo della salvezza. «Mia madre e io, se Dio vorrà, andremo in Italia. Così potrò continuare le cure e spero di guarire», dice il bimbo nel filmato.
Adam ritrova la speranza: «In Italia potrò guarire»
La camera riprende le ferite di Adam, mostra il suo braccio sinistro bendato e immobilizzato, ma zooma su due occhi pieni di speranza e sogni di bambino. Adam vuole tornare a giocare: «C’è un rompicapo che si chiama Cubo di Rubik 3×3, ogni volta lo risolvo facilmente», racconta orgoglioso. Il suo desiderio, quello che confida pensando all’avventura che lo attende, è avere un cubo più grande, potersi cimentare con un’impresa ancora più complicata: «Spero di riuscire a procurarmi anche un cubo 4×4 e uno 5×5, così potrò imparare a risolvere anche quelli».
Il coraggio di Alaa: «Non sono una persona forte, ma devo esserci per lui»
L’inquadratura si sposta su mamma Alaa: «Cercherò sempre di essere per Adam tutta la famiglia», quella che gli rimane, «per aiutarlo ad adattarsi alla nuova situazione». «Avrà sicuramente bisogno di tempo, io – sottolinea – devo esserci per lui. Non sono una persona forte», tiene a precisare. «La gente mi chiede sempre da dove prendo la mia forza, ma io sono solo una persona normale, come chiunque altro. Come ogni madre mi preoccupo per i miei figli, non voglio che nulla ferisca i loro sentimenti o il loro corpo, o che qualcosa li sconvolga». Alaa e Adam, in Italia, oggi provano a guardare avanti.