
Il Giubileo dei governanti
Il Papa: «La politica è missione di verità e bene». E lancia un monito su IA e legge naturale. Meloni: «Insegnamenti preziosi»
All'udienza hanno partecipato circa 700 politici da 68 Paesi. Il Pontefice ha ribadito la necessità di tenere la dignità umana al centro di ogni scelta e ha parlato dell'impegno per la società e il bene comune come della «forma più alta della carità»
«Faremo tesoro dei preziosi insegnamenti che Papa Leone XIV ci ha consegnato questa mattina in Vaticano in occasione del Giubileo dei Governanti e degli Amministratori». A scriverlo sui propri social è stata la premier Giorgia Meloni, dopo aver partecipato all’udienza nell’Aula della Benedizione, cui hanno preso parte i rappresentanti di 68 Paesi per un totale di circa 700 governanti. All’incontro, per l’Italia, era presente, tra gli altri, anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Il Papa ha ricordato che «la politica non è una professione, ma missione», ha lanciato un monito sull’IA e indicato la «legge naturale» come «bussola» per un’azione che abbia davvero al centro la dignità dell’essere umano.
Meloni: «Faremo tesoro dei preziosi insegnamenti del Pontefice»
«Il Santo Padre – ha sottolineato la premier – ha ricordato che la politica va interpretata come missione e non come professione, e ha richiamato chiunque ricopre incarichi politici e di responsabilità a non perdere mai di vista la dignità della persona, ad operarsi sempre per il bene della comunità, a tutelare la famiglia e la vita e a promuovere l’educazione integrale dei giovani». Meloni ha spiegato di aver trovato «particolarmente potente la riflessione sulla legge naturale come bussola che deve orientare il legislatore e l’azione politica».
«Altrettanto significativo – ha aggiunto Meloni – il monito del Papa sulle enormi sfide etiche, giuridiche e antropologiche innescate dall’intelligenza artificiale. L’Italia proseguirà nel suo impegno, tanto a livello nazionale quanto internazionale, per garantire che lo sviluppo dell’IA sia governato dall’uomo e abbia come fine ultimo l’uomo».
«Continueremo altresì a fare la nostra parte per difendere la libertà religiosa, diritto naturale che precede ogni formulazione giuridica ma che purtroppo viene ancora oggi calpestato in troppe Nazioni del mondo», ha concluso la presidente del Consiglio.
Il Papa: «La politica non è una professione, ma una missione di verità e bene»
Durante il suo intervento, il Pontefice, in inglese, ha citato Pio XI, sottolineando come l’azione politica sia «la forma più alta della carità», e citando l’Enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco, «un’opera di quell’amore cristiano che non è mai una teoria, ma sempre segno e testimonianza concreta dell’agire di Dio in favore dell’uomo», quando svolge il suo servizio «a favore della società e del bene comune». Quindi, il riferimento a San Tommaso Moro che interpretò la politica «non come professione, ma come missione per la crescita della verità e del bene».
Il Papa, quindi, ha rivolto un appello ai governanti per la «difesa dei più deboli ed emarginati», adoperandosi «affinché sia superata l’inaccettabile sproporzione tra una ricchezza posseduta da pochi e una povertà estesa oltremisura», che porta a «situazioni di permanente ingiustizia, che facilmente sfociano nella violenza e, presto o tardi, nel dramma della guerra».
La «legge naturale» come «bussola» per l’azione politica
Poi, parlando dell’impegno per promuovere «le condizioni affinché vi sia effettiva libertà religiosa e possa svilupparsi un rispettoso e costruttivo incontro tra le diverse comunità religiose», Papa Leone ha indicato come «un punto di riferimento unitario nell’azione politica» il «riferimento imprescindibile» alla legge naturale, «non scritta da mani d’uomo, ma riconosciuta come valida universalmente e in ogni tempo, che trova nella stessa natura la sua forma più plausibile e convincente».
«La legge naturale, universalmente valida al di là e al di sopra di altre convinzioni di carattere più opinabile, costituisce la bussola con cui orientarsi nel legiferare e nell’agire, in particolare – ha sottolineato Prevost – su delicate questioni etiche che oggi si pongono in maniera molto più cogente che in passato, toccando la sfera dell’intimità personale».
Il monito sull’IA: «Sia strumento per il bene dell’essere umano»
Ma il Papa, durante l’udienza con i governanti è tornato anche su un altro tema che ha dimostrato di avere particolarmente a cuore, così com’era stato anche per Papa Francesco: l’uso etico dell’Intelligenza artificiale. «Il grado di civiltà raggiunto nel nostro mondo, e gli obiettivi a cui siete chiamati a dare riscontro, trovano oggi una grande sfida nell’Intelligenza artificiale», ha detto Leone XIV. «Si tratta di uno sviluppo che certamente sarà di valido aiuto alla società, nella misura in cui, però – ha avvertito – il suo utilizzo non porti a intaccare l’identità e la dignità della persona umana e le sue libertà fondamentali. In particolare, non bisogna dimenticare che l’intelligenza artificiale ha la sua funzione nell’essere uno strumento per il bene dell’essere umano, non per sminuirlo o addirittura per definirne la sconfitta».
La necessità di «uno sguardo lungimirante sul futuro»
Il Papa ha quindi esortato i governanti ad avere uno «sguardo lungimirante verso il futuro», ricordando che «la vita personale vale molto più di un algoritmo e le relazioni sociali necessitano di spazi umani ben superiori agli schemi limitati che qualsiasi macchina senz’anima possa preconfezionare». «La politica – ha avvertito il Pontefice – non può ignorare una provocazione di questa portata. Al contrario ne è chiamata in causa, per rispondere a tanti cittadini che giustamente guardano, al tempo stesso, con fiducia e preoccupazione alle sfide della nuova cultura digitale».