
Negli Usa dal 1979
Il figlio dello Scià in esilio: “Per il mio popolo ci sono: tanti patrioti in Iran e all’estero pronti ad agire”
Reza Ciro Pahlavi è per tanti un punto di riferimento per traghettare l'Iran verso la democrazia e liberare il paese dalla morsa del regime degli Ayatollah
In esilio dall’età di 18 anni il principe Reza Ciro Pahlavi, oggi 64enne, primogenito dell’ultimo Scià dell’Iran, Mohammad Reza Pahlavi, si dichiara pronto a tornare in patria. Nel bel mezzo della guerra con Israele fa appello al processo di transizione democratica per avviare relazioni stabili con altri paesi della regione.
Il figlio dell’ultimo scià: per il mio popolo sono pronto
In molti tra le file dell’opposizione guardano a lui come un punto di riferimento dopo un’eventuale caduta del regime degli ayatollah. Reza Ciro aveva 18 anni la Rivoluzione islamica depose suo padre costringendolo all’esilio insieme con la moglie Farah Diba: era il 1979. Emigrato negli Usa non ha mai smesso di battersi perché l’Iran potesse liberarsi dalla morsa del regime teocratico degli ayatollah, che lo soffoca da 45 anni. Laureato in Scienze politiche alla Southern California, pilota da caccia, il figlio dello scià ed è diventato presto una figura centrale per gli esuli e per gli oppositori degli Ayatollah.
Ci sono patrioti in patria e all’estero pronti ad agire
“C’è una vasta coalizione di patrioti in patria e all’estero pronti ad agire», ha detto, mentre la moglie Yasmine Etemad-Amini ha postato su Instagram (ha due milioni di follower) l’appoggio ai bombardamenti israeliani, pubblicando la foto di una scritta su un muro che dice “Colpiscili Israele, gli iraniani sono con te”. Qualche giorno fa Reza Ciro si era anche rivolto all’esercito e alle forze di sicurezza iraniane, con un messaggio nel quale invitava le forze armate a sollevarsi.
Questo regime non ha a cuore le vostre vite
“Questo regime e i suoi alleati corrotti e incompetenti non hanno a cuore né le vostre vite né il nostro Iran. Separatevi da loro e unitevi al popolo. Siamo tutti insieme in questa lotta e vinceremo”. L’Iran, l’antica e gloriosa Persia, oggi è formalmente una repubblica, ma è stata una monarchia per migliaia di anni. I giovani iraniani, nati e cresciuti sotto il regime, associano la repubblica a una forma di governo oppressiva, governata da teocrati che controllano ogni potere.
Ripristinare la democrazia, la libertà e le regole
Il desiderio di Reza Ciro – è quello di ripristinare democrazia, libertà e regole. Non quello di occupare il trono che fu di suo padre. Solo successivamente si potrà magari indire un referendum per il ritorno della monarchia, con una forma di governo costituzionale che in alcuni paesi del Medio Oriente ha garantito stabilità.
L’appello all’esercito, la mobilitazione degli intellettuali
L’appello di Reza Ciro all’esercito potrebbe favorire la caduta di Khamenei e dei suoi complici, ma non è detto che i militari arrivati al potere lo cedano poi volentieri. Intanto si mobilita anche il mondo della cultura che chiede una transizione democratica, la fine dei massacri e l’integrità territoriali. Attivisti e intellettuali iraniani hanno pubblicato un appello su Le Monde per chiedere la fine delle ostilità. Tra i firmatari Narges Mohammadi, eroina dell’opposizione al regime degli ayatollah ancora reclusa nel durissimo carcere di Evin a Teheran, e Shirin Ebadi, giurista, avvocatessa e attivista per i diritti umani. Entrambe premio Nobel per la Pace nel 2003.