
Un caso montato ad arte
Dem scatenati contro il nuovo capo della sicurezza, ma dimenticano chi c’era con Biden
Il ventiduenne conservatore Thomas Fugate fa polemica in America. Eppure i suoi predecessori dai curriculum impeccabili non avevano previsto né l'attentato alla vita di Trump a Butler né le stragi nelle scuole
Negli Stati Uniti d’America, terra delle opportunità e delle folgoranti carriere, succede anche questo: un giovane ex giardiniere di appena 22 anni finisce a guidare un centro nevralgico della sicurezza interna. Succede con Thomas Fugate, fresco di laurea in scienze politiche e già special assistant presso il Center for prevention programs and partnerships (Cp3), l’unità del dipartimento per la Sicurezza interna (Dhs) preposta alla prevenzione del terrorismo sul territorio americano.
Il caso: Thomas Fugate
A raccontare la vicenda è ProPublica, che nei primi giorni di giugno ha sollevato il caso. Eppure Fugate ha fatto il suo ingresso a febbraio. L’attesa, dunque, appare tutt’altro che casuale. La narrazione sul ragazzo è stata costruita ad arte. Nonostante ciò che si voglia far credere, Fugate aveva già maturato un’esperienza formativa presso uno degli storici think tank conservatori negli Usa: la Heritage Foundation, attiva dal 1973. Dopo il tirocinio per cui è arrivato il lavoro vero e proprio.
Il predecessore che non sventò nemmeno l’attentato a Trump
E vale la pena ricordarlo: il predecessore di Fugate, William Braniff – l’inquilino ai tempi del vecchio zio Joe per intendersi – che vantava un profilo ben più blasonato, con esperienze militari e nel campo della sicurezza, non è riuscito né a prevenire l’attentato a Trump a Butler né le stragi nelle scuole. In quel contesto, il Cp3, nonostante la guida esperta, ha mostrato a ben vedere falle evidenti.
Strumentalizzare la storia, classico della sinistra
Sul profilo LinkedIn del giovane funzionario si leggono certo le esperienze passate come «giardiniere» e «addetto in un supermercato». Un dettaglio che la stampa mainstream non ha mancato di agitare a uso strumentale. Perfino la frase con cui, un anno fa, Fugate celebrava la laurea – «Avanti tutta!», accompagnata dall’emoji di un razzo – viene ora tirata in ballo come se fosse l’unico metro di giudizio per un incarico che, alla prova dei fatti, aveva visto fallire anche profili ben più quotati.
Le critiche della sinistra
Così il solito coro indignato si è levato dall’altra parte dell’emiciclo. Il senatore democratico del Connecticut, Chris Murphy, ha scagliato la prima pietra: «22 anni. Esperienze lavorative recenti: giardiniere, commesso in un supermercato. Nessun giorno di lavoro nel campo dell’antiterrorismo. Ma è un Grande fan di Trump. E quindi ha ottenuto l’incarico». Tuttavia, la sinistra che oggi si straccia le vesti per l’incarico a Fugate è la stessa che prometteva e promette ai giovani “un mondo migliore”. Peccato che in quel mondo, a quanto pare, li preferisca eternamente precari o buoni soltanto a sfilare sotto le bandiere arcobaleno del Pride.