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Al Forum di Milano

Centromarca, Meloni elogia le imprese: “Con voi difendiamo il potere d’acquisto e costruiamo un’Italia più giusta”

Il presidente del Consiglio: "La marca non è solo un simbolo commerciale ma è uno strumento che crea valore aggiunto". Urso: "Il Made in Italy è soft power, tanto da resistere anche ai dazi americani"

Economia - di Ginevra Lai - 9 Giugno 2025 alle 19:26

C’è un’Italia che resiste, produce, innova e sostiene. È l’Italia che tiene in piedi il Paese, quella rappresentata da Centromarca, che oggi ha radunato a Milano, nell’assemblea generale 2025, l’industria di marca italiana. E che ha ricevuto un riconoscimento esplicito da parte del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Meloni: “La marca non è solo un simbolo commerciale”

«La marca non è solo un simbolo commerciale ma è uno strumento che crea valore aggiunto e che contribuisce a consolidare il fascino del made in Italy, rafforzando quelle filiere produttive fatte in grande parte di piccole e medie imprese», ha affermato la premier nel suo messaggio all’assemblea.

Un legame saldo, quello tra l’esecutivo e le imprese, che Meloni ha rivendicato con orgoglio: «Il governo ha potuto contare sulla vostra collaborazione per aiutare le famiglie italiane ad affrontare il caro prezzi e difendere il loro potere d’acquisto in tempi di alta inflazione». Non manca l’esempio concreto: «Mi riferisco all’iniziativa del “carrello tricolore” che ha visto tutte le filiere dell’agroalimentare e dei beni di largo consumo uniti per sostenere i consumatori in un momento complesso».

“Un lavoro di squadra per rafforzare l’Italia”

«Tanti tasselli di un’azione comune che contribuisce a fondare il nostro tessuto produttivo sul profitto a creare valore sociale», ha proseguito. E poi l’appello: «Solo se remiamo tutti nella stessa direzione possiamo difendere il bene comune e costruire un’Italia più coesa, più forte, più giusta».

Giorgia Meloni ha ricordato anche la misura della “Carta dedicata a te”, che mette a disposizione 500 milioni per l’acquisto di generi di prima necessità, sostenuta da un ulteriore sconto del 15% da parte della grande distribuzione. Un segnale concreto che, secondo il Presidente, conferma come «la filiera del largo consumo sia un settore strategico, che ha nel suo dna l’attenzione per la persona e il benessere della società».

Ha poi aggiunto: «Mi piace ricordare il lavoro che ci unisce per garantire massima trasparenza nei confronti dei cittadini, anche attraverso l’obbligo di indicazione in etichetta dell’origine della materia prima per i prodotti simbolo del Made in Italy».

Centromarca ha una visione

In apertura dei lavori, Francesco Mutti, presidente di Centromarca, ha lanciato un messaggio chiaro: «Quello che come aziende chiediamo al governo è innanzitutto partire da una visione di medio e lungo termine. Questo deve passare dal non mettere alcun tipo di tasse direttamente sul consumo».

«Abbiamo bisogno di essere percepiti per quello che siamo: uno dei principali settori strategici dell’Italia», ha affermato Mutti. «Le nostre industrie investono, contribuiscono in modo significativo al prodotto interno lordo e alla bilancia commerciale, creano occupazione e valore», ha voluto sottolineare.

«I prodotti di Marca rappresentano l’eccellenza — ha detto chiaramente —  esprimono innovazione, sostenibilità, qualità e valori che li distinguono in tutto il mondo». L’annuncio finale: il primo Forum del Largo Consumo a Roma, il prossimo 15 ottobre.

Urso: “Il Made in Italy è soft power, resiste ai dazi”

Ad intervenire anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: «Il valore della nostra industria di marca non è solo un motore economico e sociale, ma ha un potere superiore: quello del soft power».

«Le nostre produzioni sono riconosciute come eccellenze che potrebbero risentire meno dei dazi rispetto ad altri competitor proprio perché hanno una loro unicità», ha spiegato.

La strategia italiana

E ha illustrato la strategia italiana: «Ci siamo posti come leader in Europa per riportare la manifattura al centro della crescita e del benessere. Lo abbiamo fatto presentando sette non paper tematici alla Commissione europea e disegnando una strategia industriale sintetizzata nel Libro bianco Made in Italy 2030».

«Rafforzare le filiere produttive, favorire l’innovazione, stimolare la competitività sui mercati internazionali e tutelare le produzioni di qualità»: questi, secondo Urso, gli obiettivi concreti accompagnati da 20 miliardi di euro per le imprese.

Fitto: “Competitività europea, l’Italia indica la via”

Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, ha sottolineato l’impegno comune: «Abbiamo tracciato una direzione chiave con il Competitive compass e stiamo dando attuazione a questa visione con azioni concrete».

«L’industria di marca ha oggi più che mai una funzione fondamentale nel rafforzare la competitività del sistema europeo e nel contribuire alla coesione economica e sociale dei territori», ha aggiunto.

Il peso della marca: 87 miliardi e 100.000 addetti

«Centromarca rappresenta oltre 2.600 marchi, attivi in numerosi settori, capaci di portare il Made in Italy presso i consumatori italiani e sempre più tra quelli internazionali. I vostri quasi 100.000 addetti generano un fatturato di circa 67 miliardi di euro, con un valore complessivo di oltre 87 miliardi lungo tutta la filiera, pari al 4,2% del Pil nazionale», ha ricordato Urso.

E anche i cittadini confermano. Secondo un’indagine Swg, infatti, l’81% degli italiani attribuisce alle marche un impatto positivo sull’economia e il 71% le considera attori sociali capaci di contribuire al benessere collettivo. Per la Gen Z e i Millennials, acquistare un prodotto di marca significa «prendere posizione», sentirsi parte di una comunità di valori. 

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di Ginevra Lai - 9 Giugno 2025