
Quei bravi ragazzi...
Attacco incendiario alla Polfer di Rimini: indagati e perquisiti 15 anarchici in diverse città
L'attentato del 2023 fu seguito da una delirante rivendicazione: "Si è scelto di attaccare con il fuoco la polizia ferroviaria, misera appendice della polizia di stato, addetta all'infame compito della salvaguardia della sicurezza in ambito ferroviario"
Incendi alle auto della Polfer di Rimini nel 2023. Si arriva a una possibile svolta, con le perquisizioni a carico di quindici esponenti di gruppi anarchici.
Gli incendi e le perquisizioni
La Polizia di Stato di Bologna, con personale delle Digos di Bologna, Forlì-Cesena, Rimini, Milano, Torino e Lucca, coordinati dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione (Dcpp), ha eseguito 15 perquisizioni a carico di altrettanti esponenti del movimento anarchico, accusati di aver partecipazione a vario titolo il 20 aprile 2023 all’incendio doloso di due auto della Polizia Ferroviaria di Rimini posteggiate nel piazzale interno dello scalo nord della stazione ferroviaria riminese.
L’atto terroristico era stato successivamente rivendicato su alcuni siti d’area con le seguenti parole: “Si è scelto di attaccare con il fuoco la polizia ferroviaria, misera appendice della polizia di stato, addetta all’infame compito della salvaguardia della sicurezza in ambito ferroviario. Il loro ruolo di guardiani dei cosiddetti confini di stato ha rappresentato un motivo in più per fargli visita proprio sotto casa loro. Infatti il costante monitoraggio che la polfer agisce su presunte persone senza documenti rappresenta un serio ostacolo per chi vuole muoversi liberamente”.
Le indagini
Nella stessa dichiarazione erano poi riportate frasi in solidarietà agli anarchici cileni “Monica e Francisco”, oltre che ai noti esponenti anarchici italiani “Anna, Juan, Aldo, Lucas, Ivan, Zac”, accompagnati da “un pensiero solidale a Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma, da 17 anni sottoposti al regime di 41 bis”. L’indagine si è sviluppata attraverso l’analisi di “un’enorme mole” di immagini riprese dagli impianti di videosorveglianza presenti in zona, analizzate dalle Digos di Bologna e Rimini, e da accertamenti effettuati anche per il tramite del Servizio Polizia Scientifica. Il compendio indiziario ha portato alle perquisizioni, delegato dalla Procura distrettuale di Bologna, che ha diretto le indagini fin dalle prime fasi. Sono stati sequestrati dispositivi telefonici e informatici, nonché alcuni capi di abbigliamento, che sono ora al vaglio degli inquirenti.