
L'intervista
«Abbiamo superato la logica assistenzialista. Ed è tornata la fiducia nella comunità nazionale». Parla Marina Calderone
Sud, fasce più deboli, relazioni sindacali: il ministro del Lavoro commenta dati e indicatori sul nuovo corso dell'Italia. E spiega: «La stabilità del governo Meloni ci offre l'opportunità di inviare segnali ancora più forti al ceto medio»
Il Sud, i fragili, il ceto medio, le relazioni tra le parti sociali riprese dopo anni di assenza dai tavoli. Indicatori e “segnali” parlano di un’Italia del lavoro (e non solo) che è tornata in carreggiata e che è anche il motore di una maggiore equità sociale. «I dati confermano la nostra visione», commenta con il Secolo d’Italia il ministro del Lavoro, Marina Calderone, dicendosi «particolarmente orgogliosa» di quello sui fragili. «Abbiamo superato una logica assistenzialista: tutti prevedevano rivolte e crisi di ogni genere, e invece nulla di tutto ciò si è verificato», rivendica, avvertendo che comunque «abbiamo ancora molto da fare».
Ministro, l’altro giorno è stato presentato un rapporto Luiss-Tecnè sull’economia familiare. Dallo studio emerge il miglioramento di tutti gli indici, soprattutto al Sud e tra i fragili, che sono due segmenti sui quali il governo ha investito particolarmente. È un risultato in linea con le aspettative?
«È la diretta conseguenza di due anni e mezzo di politiche che il governo Meloni ha messo in campo, con la consapevolezza che abbiamo ancora molto da fare. Guardiamo al Bonus decontribuzione per giovani, donne e Zes, che è recentemente diventato del tutto operativo e sta riscuotendo grande successo. Lo studio Luiss-Tecnè evidenzia un dato ricorrente: il Sud rappresenta una grande opportunità per il Paese. Da area sottoutilizzata, può diventare il vero motore della crescita grazie alle sue potenzialità di sviluppo ancora inespresse. Il Sud ha capitale umano, competenze e forza lavoro, e può beneficiare di una serie di agevolazioni ad alto impatto. Oggi investire nel Meridione è più facile che mai. Da ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, mi rende particolarmente orgogliosa il dato sui fragili emerso dal rapporto citato. Abbiamo superato una logica assistenzialista: tutti prevedevano proteste sociali, rivolte e crisi di ogni genere, e invece nulla di tutto ciò si è verificato».
A questo proposito, quanto ha contato il passaggio dalle politiche assistenziali, a cominciare dal vecchio Reddito di Cittadinanza, alle nuove politiche attive e al nuovo welfare per il lavoro?
«Siamo passati da una visione che poneva il sussidio in concorrenza con l’occupazione a un sistema in grado di incentivare il lavoro, garantendo al contempo supporto ai più fragili. I dati confermano la nostra visione. L’occupazione cresce al Sud più che al Nord. Il rapporto Luiss-Tecnè sull’economia familiare mostra che i fragili percepiscono la presenza di una solida rete di protezione e cresce la fiducia nel futuro della comunità nazionale. Siamo consapevoli che permangono sacche di criticità e per questo siamo costantemente impegnati a affrontare le problematiche che emergono quotidianamente, anche alla luce del difficile contesto internazionale».
Recentemente è stata annunciata la notizia di un contributo straordinario per i nuclei familiari che hanno concluso il primo periodo di fruizione dell’Assegno di inclusione. Non c’è una contraddizione?
«Sinceramente no, perché noi siamo realisti e cerchiamo di migliorare continuamente i nostri provvedimenti. Per questo motivo riconosceremo un contributo straordinario ai nuclei familiari che concluderanno nel 2025 il primo periodo di 18 mesi di fruizione dell’ADI. Si tratta di famiglie fragili, accompagnate dai servizi sociali, per le quali anche un mese senza un supporto economico può essere difficile. Insieme alle semplificazioni procedurali concordate tra il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e l’Inps, vogliamo rafforzare l’impegno del governo a sostegno delle categorie fragili. Tra l’altro, i controlli preventivi estremamente rigorosi ci rendono fiduciosi che le risorse siano destinate a chi ne ha realmente bisogno. Mi preme ricordare che già con la Legge di Bilancio 2025 abbiamo elevato l’importo mensile dell’ADI, che in media è più consistente del Reddito di Cittadinanza».
Le prime manovre finanziarie sono state molto orientate al sostegno dei fragili. Può confermare che questo sarà l’anno del ceto medio?
«Sostenere i più fragili è un imperativo morale. Dare sollievo al ceto medio è un impegno politico di tutto il governo e della maggioranza che lo sostiene. Le nostre politiche di bilancio sono sempre state molto prudenti e i mercati le stanno apprezzando, come avete sottolineato anche voi del “Secolo d’Italia”, evidenziando il dato dello spread, il più basso degli ultimi 15 anni. Le risorse disponibili possono fornire il giusto ristoro al ceto medio, che in questi anni ha subito le conseguenze di molte crisi: quella sanitaria, quella energetica e le crisi internazionali che stiamo ancora vivendo. La stabilità del governo Meloni ci offre l’opportunità di inviare segnali ancora più forti al ceto medio».
Tema Sud. I dati sull’occupazione, sulla crescita economica e ora quelli sull’economia familiare evidenziano che c’è stata un’inversione di tendenza. Ma quanto resta ancora da fare?
«Se cresce il Sud, cresce l’Italia. Abbiamo due dati particolarmente lontani dalla media Ue: l’occupazione al Sud e, in particolare, quella delle donne. Se riuscissimo a colmare questo divario, che ci portiamo dietro da decenni, il Paese potrebbe compiere un vero e proprio balzo in avanti. Su questo siamo concentrati, come ministero del Lavoro, attraverso strumenti innovativi di formazione come Edo, le potenzialità della piattaforma Siisl e l’affinamento del programma Gol, le nuove politiche attive, la nuova versione del Fondo Nuove Competenze, più centrato sulle nuove assunzioni, le riorganizzazioni aziendali, la valorizzazione delle filiere e dei sistemi formativi. Basti pensare che la formazione duale è cresciuta oltre il 500% nel Sud negli ultimi tre anni».
La premier Giorgia Meloni ha spiegato che la nomina di Luigi Sbarra a sottosegretario con delega al Mezzogiorno è finalizzata a rafforzare proprio questi indirizzi…
«Giorgia Meloni ha fatto una scelta lungimirante, lanciando un forte messaggio politico che investe anche la dimensione sociale e culturale. Conosco personalmente Luigi da anni e abbiamo collaborato in modo eccellente quando era segretario generale della Cisl. Cito un tema tra tutti: la norma attuativa dell’art.46 della Costituzione che ha finalmente reso possibile la partecipazione dei lavoratori».
La settimana scorsa al ministero avete “ospitato” il confronto tra i metalmeccanici di Federmeccanica, Cgil, Cisl e Uil. Era un tavolo fermo da molto tempo. È un segnale? Si sta affermando la linea del nuovo Patto sociale auspicato dal governo?
«Come ministero del Lavoro siamo ovviamente la “casa” delle parti sociali. Siamo costantemente impegnati a favorire il dialogo, non come un rito consociativo stanco, ma per promuovere la coesione nazionale. Il tavolo dei metalmeccanici è molto importante perché affronta temi cruciali del nostro tempo: la transizione energetica, l’instabilità internazionale e la competizione globale. Possiamo affrontare e sciogliere questi nodi solo attraverso il protagonismo di tutte le parti sociali e del governo, in una logica di efficiente collaborazione».
Nei giorni scorsi c’è stato anche un confronto tra Confindustria e i segretari generali dei sindacati. Sono riprese le relazioni tra le parti sociali. La disfatta della Cgil al referendum, a suo avviso, ha avuto un peso?
«Sicuramente sono venute meno alcune rigidità. Sui tavoli concreti, come quello sulla sicurezza sul lavoro, ho sempre riscontrato, da parte di tutti, una maggiore disponibilità e volontà di dialogo rispetto alle dichiarazioni rese pubblicamente. Questo fa parte del gioco della politica. Adesso che si torna a concentrarsi esclusivamente sui temi del lavoro, le relazioni tra le parti sociali avvertono un clima rinnovato, e come ministro del Lavoro non posso che esserne felice».