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Polemiche a Pesaro per una “strana” lezione sui referendum di una prof e consigliera Pd

L'intervento

A Pesaro propaganda pure in classe: i cinque indizi sulla “strana” lezione della prof e consigliera Pd

«Tre indizi fanno una prova, qui ce ne sono di più e puntano tutti in una sola direzione. Ognuno tragga le sue conclusioni. Noi siamo solidali con gli studenti»

Politica - di Antonio Baldelli* - 15 Giugno 2025 alle 07:30

Diceva Hercule Poirot, il celebre investigatore nato dalla penna di Agatha Christie: “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi fanno una prova”. Nel caso del Liceo Mamiani di Pesaro, gli indizi sono almeno cinque. E tutti puntano in una sola direzione. Ma lascio al lettore la libertà di proseguire in questo articolo e di formarsi una propria opinione, ferma restando la mia.

Il primo indizio: il tempismo della lezione della prof e consigliera Pd

Secondo quanto riportato da una testata locale, una professoressa di lettere classiche e di educazione civica – nonché consigliera comunale del Partito Democratico – sceglie di dedicare l’ultima lezione dell’anno scolastico al tema del referendum abrogativo. Fin qui nulla di strano, se non fosse che la data ha coinciso con il giorno di silenzio elettorale: momento in cui ogni forma di orientamento dovrebbe lasciare spazio alla riflessione e per cui è vietata qualsiasi forma di propaganda pubblica.

Il secondo indizio: il no di alcuni colleghi

Alcuni docenti scelgono di non partecipare. È la stessa insegnante a minimizzare precisando che solo un collega avrebbe rifiutato. Di fatto, però, ammette che esisteva già un dissenso nei suoi confronti, prima ancora della lezione. E ci si chiede: perché?

Il terzo indizio: lo slittamento di piani e quella strana ammissione

La lezione, ufficialmente dedicata all’articolo 75 della Costituzione, secondo quanto riportato dalla testata locale e da alcuni studenti, si sarebbe allontanata ben presto dal suo scopo originario. Il focus si sarebbe spostato sul quinto quesito referendario, quello sulla cosiddetta “cittadinanza breve”. La docente – sempre secondo i racconti raccolti – non si sarebbe limitata a illustrare il quesito, ma sarebbe entrata nel merito politico, avrebbe preso posizione, commentato, e, in mezzo alla lezione, non avrebbe risparmiato i cliché più abusati della sinistra e del suo partito, come il celebre: “Sono loro a pagarci le pensioni”. Poi la frase che avrebbe pronunciato e che lascia perplessi più di ogni altra: “Mi accorgo, scusate, che sono di nuovo orientata… però, non ce la faccio. Mi viene”.

Il quarto indizio: la giustificazione tirando in ballo Aristotele

Ma forse ciò che colpisce di più arriva dopo la lezione: nessuna riflessione, nessun confronto, nessuna apertura. Solo derisione e autoassoluzione. A studenti che avevano espresso legittime perplessità, la risposta della docente sarebbe stata: “Ho le spalle larghe per accettare una cosa del genere da un ragazzino”. Poi, nella lettera di giustificazione della prof, il tono resta simile forse ancor più offensivo: viene citato Aristotele, con la contrapposizione tra “polites”, colui che si occupa della vita della polis, e “idiotes”, colui che si occupa della sua vita privata. Una citazione dotta, certo. Ma allora chi sarebbero oggi, secondo lei, gli “idiotai”, ossia i moderni “idioti”? I suoi studenti? Chi ha avuto il coraggio di parlare? O semplicemente, chi ha un’opinione diversa dalla sua?

Il quinto indizio: l’intervento della Cgil

A completare il quadro, interviene un sindacalista della Cgil che – senza aver evidentemente approfondito i dettagli della vicenda – parla di attacco alla libertà di insegnamento e di compressione degli spazi democratici. Peccato, però, che non si trattasse di un talk show politico, ma di una lezione frontale, in orario scolastico, rivolta a studenti per lo più minori, durante il silenzio elettorale.

La solidarietà ai ragazzi, ricordando Bobbio

Ai ragazzi del Mamiani che si sono sentiti traditi dalla loro docente, va la nostra piena solidarietà. È da loro – da giovani consapevoli e liberi – che passa il futuro della scuola e della democrazia. Lo ricordava Norberto Bobbio, intellettuale di area progressista ma che oggi appare così distante da certo conformismo ideologico: “L’educazione democratica non consiste nell’insegnare a credere, ma nell’insegnare a pensare”. Parole che suonano come monito, per una certa sinistra.

*Deputato di FdI

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di Antonio Baldelli* - 15 Giugno 2025