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Zelensky-Putin, lo zar si nega all’incontro di Istanbul

Accordi e disaccordi

Zelensky-Putin, pressing di Trump sullo zar. Meloni: chiaro chi è per la pace e chi per la guerra

Una telefonata tra il Cremlino e Ankara conferma il no russo alla proposta di mediazione in Turchia, esplicitando sulla scena internazionale la riluttanza a un vero negoziato e a una reale propensione alla fine delle ostilità

Esteri - di Lorenza Mariani - 13 Maggio 2025 alle 08:46

Ancora una volta, la verità si fa strada tra le nebbie della propaganda, illuminando con cruda chiarezza chi realmente anela alla pace e chi, invece, si ostina a perpetuare la spirale della guerra in Ucraina. Il recente sviluppo diplomatico orchestrato con una mossa audace e spiazzante, ha messo alle corde Vladimir Putin, rivelando al mondo intero la sua riluttanza a un vero negoziato e, al tempo stesso, isolando di fatto Putin che, sottraendosi al tavolo, resta isolato.

Zelensky-Putin, lo zar scappa da Istanbul, Trump rilancia: “Io ci sarò”

Lo Zar rifiuta il negoziato diretto a Istanbul e sulle trattative cala il gelo: nessuna tregua di 30 giorni in Ucraina, sentenziano da Mosca. Vladimir Putin ha respinto al mittente quello che ha definito un ultimatum «inaccettabile» – lanciato sabato da Kiev dai leader dei Volenterosi e sostenuto da Donald Trump – di un cessate il fuoco di un mese, pena l’inasprimento delle sanzioni. «Non è questo il modo di parlare alla Russia», ha tagliato corto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

Zelensky-Putin, cala il gelo sulle trattative

Un niet, quello di Mosca, confermato – a quanto apprende l’Ansa – anche da una telefonata tra il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan e il suo omologo russo Serghei Lavrov. Un colloquio telefonico di cui dà conto l’agenzia turca Anadolu e che arriva alla vigilia di un incontro (saltato) tra le parti russa e ucraina a Istanbul questo giovedì per i primi colloqui di pace tra i due Paesi in oltre tre anni.

Zelensky spariglia le carte, Putin rovescia il tavolo

Dall’altra parte della barricata, invece, il rilancio di Volodymyr Zelensky, forte del sostegno di un Donald Trump determinato a porre fine al conflitto, ha sparigliato le carte. L’accettazione immediata dell’offerta del presidente turco Erdogan per un confronto diretto Ucraina-Russia a Istanbul ha rappresentato un guanto di sfida lanciato al Cremlino. Ma, come detto, la risposta di Mosca non si è fatta attendere, giungendo puntuale e inequivocabile: un rifiuto categorico che suona come una confessione.

Putin isolato

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, nel tentativo maldestro di giustificare l’ingiustificabile, ha parlato di «respingere ogni ultimatum sul cessate il fuoco» e ha persino azzardato un improbabile sostegno dei leader del Brics alla proposta – mai concretizzatasi – di negoziati diretti «secondo le quali la Russia punta a raggiungere una soluzione pacifica di lungo periodo». Un’abile piroetta verbale che non riesce a celare la realtà: Putin non si presenterà al tavolo di Istanbul. Non per ora, almeno.

Eppure, la pressione su Mosca si fa sempre più intensa. Oltre all’Ucraina, che con Zelensky ha dimostrato una volta ancora la sua apertura al dialogo, e all’Europa, che osserva con crescente preoccupazione l’atteggiamento del leader russo, anche Donald Trump ha confermato la sua presenza, esercitando un’ulteriore spinta verso un confronto diretto.

Meloni: «Al fianco di Kiev fino alla fine»

In questo scenario, le parole del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni risuonano con forza e lucidità: «L’Ucraina – ha affermato ieri – ha accettato subito di incontrare Putin a Istanbul giovedì prossimo, chiarendo in pochi minuti, rispetto a una certa propaganda, quale tra le parti coinvolte nel conflitto sia certamente a favore della pace e quale invece sia responsabile della guerra». Una dichiarazione che non lascia spazio a interpretazioni e che inchioda Putin alle sue responsabilità. Aggiungendo anche: «La postura dell’Italia rispetto al conflitto russo-ucraino resta sempre la stessa: Roma rimarrà al fianco di Kiev fino alla fine, ma una pace durevole è impossibile senza garanzie di sicurezza efficaci per l’Ucraina».

Ma con il no di Putin a Istanbul il bluff di Mosca è stato svelato

Pertanto, il bluff è stato svelato. E non si può negare l’evidenza: da una parte c’è chi tende la mano e cerca una via d’uscita pacifica. Dall’altra chi si trincera dietro un muro di pretesti, scegliendo di proseguire sulla strada della guerra. Il rifiuto di Istanbul è un atto politico dirompente che isola ulteriormente la Russia e smaschera le sue reali intenzioni. La comunità internazionale non può più ignorare questa verità. È il momento di esercitare una pressione ancora maggiore su Mosca affinché abbandoni la sua intransigenza e si sieda finalmente al tavolo dei negoziati. La pace non è un’opzione: a questo punto è più che mai un imperativo.

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di Lorenza Mariani - 13 Maggio 2025