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Gran Bretagna

Welfare nel mirino, sinistra allo sbando: i tagli di Starmer spaccano i laburisti inglesi e spianano la strada a Farage

Tutti contro il premier con le forbici in mano: "Non creeranno lavoro, solo ansia e disagio per milioni di famiglie britanniche". E mentre i cittadini perdono i sussidi, i migranti illegali soggiornano in hotel a quattro stelle

Esteri - di Alice Carrazza - 12 Maggio 2025 alle 19:02

Non sono i conservatori a metterlo in difficoltà. Stavolta, a Londra, il fuoco divampa proprio in casa Labour. Sir Keir Starmer, premier britannico e leader laburista al governo da appena qualche mese, viene travolto dalla prima vera ribellione interna. E non su un tema secondario: sul tavolo c’è il futuro dello Stato sociale e, con esso, la tenuta stessa del partito.

Lettera della discordia per Starmer: anche i suoi gli danno contro

In una lettera aperta al Guardian, 42 deputati laburisti hanno strappato il velo dell’unità, attaccando senza mezzi termini il piano del governo che prevede tagli per 5 miliardi di sterline l’anno al welfare entro il 2030. Il tono non lascia margini d’interpretazione: «Il più grande attacco allo Stato sociale dai tempi dell’austerità di George Osborne». Tradotto: l’esecutivo guidato da Starmer sta facendo quello che per anni la sinistra inglese ha sempre giurato di combattere.

“Errore politico e morale”: un ritorno all’austerità sotto le spoglie progressiste

Il testo, firmato da decine di parlamentari della maggioranza, è un atto di accusa articolato e senza sconti. «Questi tagli — si legge — hanno generato una fortissima ansia e preoccupazione tra le persone disabili e le loro famiglie». E ancora: «Oltre tre milioni tra i più poveri e svantaggiati saranno colpiti». Altro che giustizia sociale: per i firmatari si tratta di un «errore politico e morale».

La tempistica non è casuale. La lettera arriva con l’avvicinarsi di un voto parlamentare che potrebbe cambiare la fisionomia stessa del sistema assistenziale britannico. In discussione ci sono modifiche profonde al personal independence payment (Pip) e al universal credit (Uc), due pilastri su cui si regge il sostegno ai più vulnerabili. E proprio mercoledì, nove deputati laburisti hanno già dichiarato in aula che voteranno contro.

Il volto duro e senza cuore del nuovo Labour

Il governo, però, tira dritto. «Comprendiamo che vi siano delle preoccupazioni», ha dichiarato una fonte del dipartimento per il Lavoro e le pensioni. «Ma il segretario di Stato sta dialogando con i colleghi, spiegando perché queste riforme aiuteranno a trasformare la vita delle persone».

Trasformare, sì, ma in che direzione? I conti, almeno sulla carta, parlano chiaro. Il welfare legato a salute e disabilità costa oggi 65 miliardi l’anno. Entro il 2029, in assenza di interventi, toccherebbe i 100 miliardi. Una crescita ritenuta «insostenibile» dallo stesso ministro per la Disabilità, Stephen Timms, che difende il piano affermando: «Il sistema attuale produce pessimi risultati in termini occupazionali, elevata inattività economica, bassi standard di vita e alti costi per il contribuente. Deve cambiare».

Riformare o punire?

Eppure la frattura non si consuma solo sui numeri. I firmatari della missiva non negano la necessità di una riforma. «Il governo ha correttamente individuato il problema di un sistema inefficiente», si legge. Ma il metodo è giudicato brutale e ideologico: «I tagli non creano occupazione, creano solo ulteriore disagio».

E non è tutto. Secondo indiscrezioni raccolte dalla Bbc, alcuni deputati dissidenti avrebbero chiesto a Downing Street di rimandare ogni decisione fino alla pubblicazione di una valutazione ufficiale sull’impatto dei tagli su salute e occupazione. Un tentativo di guadagnare tempo, ma anche il sintomo di una sfiducia crescente nei confronti della linea dura di Starmer.

Welfare nel mirino: meno diritti, più controlli

La linea è chiara: si vuole smantellare la distinzione tra chi è «inabile al lavoro» e chi è semplicemente disoccupato. Un doppio binario che oggi consente a chi riceve il Pip — un sussidio non legato allo stato lavorativo — di accedere a importi maggiori e con meno verifiche. La nuova proposta punta invece a controlli più frequenti, accesso più selettivo e, soprattutto, alla riduzione drastica delle concessioni per chi soffre di ansia o depressione.

Non a caso, il ministro della Salute Wes Streeting ha dichiarato domenica che «le diagnosi di problemi di salute mentale sono eccessive». Parole che per molti suonano come un attacco implicito a chi cerca aiuto in un sistema già percepito come ostile.

Tagli per i cittadini britannici e hotel a 4 stelle per gli immigrati

C’è poi l’elefante nella stanza. Mentre i cittadini britannici rischiano di vedersi tagliati i sussidi anche dopo una vita di contributi, i richiedenti asilo continuano a essere ospitati in hotel a quattro stelle. Secondo dati del governo, il numero è salito da 29.000 a 38.000 da quando Starmer è entrato a Downing Street. Un paradosso imbarazzante: l’inglese malato perde i sussidi, l’immigrato illegale riceve vitto e alloggio.

Il consenso a destra cresce, Reform Uk ringrazia

Mentre il governo balbetta, l’indignazione monta. E con essa il consenso potenziale per chi è pronto a incanalarla, come Nigel Farage. Secondo l’ultimo sondaggio riportato da EuroElects, il leader populista vola al 28% a livello nazionale, superando la destra tradizionale e lasciando indietro una sinistra inchiodata al 23%. Un segnale inequivocabile: il malcontento popolare si sta organizzando, e Starmer rischia di esserne il primo bersaglio.

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di Alice Carrazza - 12 Maggio 2025