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Vita parallela

Ventenne egiziano di Lecco era un aspirante terrorista dell’Isis: studiava come preparare ordigni esplosivi

Viveva con la famiglia e studiava a Milano, ma online gestiva un canale jihadista e raccoglieva istruzioni per fabbricare esplosivi: la Digos scopre una rete di radicalizzazione che parte da Lecco e arriva fino al cuore della Lombardia

Cronaca - di Demetra Orsi - 24 Maggio 2025 alle 11:37

Aveva vent’anni, un permesso di soggiorno valido, una famiglia con cui abitava, e un treno che ogni mattina lo portava da Lecco a Milano per seguire le lezioni universitarie. Nulla, a prima vista, lasciava presagire che quel ragazzo egiziano stesse covando, dietro lo schermo del suo computer, istruzioni per seminare morte e contatti con chi la morte la organizza e la prevede da anni con “scientifica” efficienza: lo Stato islamico.

Il giovane egiziano e la sua rete da Lecco a Milano

Mercoledì scorso la porta della sua abitazione si è aperta davanti agli uomini della Digos. Non era un controllo di routine. Le indagini avevano già tracciato un profilo inquietante. Il giovane è stato arrestato con l’accusa di detenzione di materiale con finalità di terrorismo. Viveva nell’ordinario ma preparava l’inimmaginabile.

L’arsenale digitale del terrorismo

All’interno della casa – piccola e ordinaria – gli agenti hanno trovato ben altro. Due manuali in lingua araba, stampati in casa e siglati con il logo della «Fondazione Al-Saqari per le Scienze Militari», fornivano istruzioni dettagliate per l’utilizzo di telefoni cellulari come inneschi per ordigni artigianali.

La perquisizione ha portato alla luce anche documentazione su tecniche per la fabbricazione di sostanze chimiche, esplosivi, armi e munizioni. Insomma, una vera e propria biblioteca bellica.

“Contatti diretti con esponenti dello Stato Islamico”

L’indagine – coordinata dalla Procura di Lecco e sviluppata in sinergia tra le Digos milanese e quella locale, la Direzione centrale della polizia di prevenzione e il Servizio per il contrasto all’estremismo – ha svelato una rete di propaganda online sui social media. L’indagato, spiegano gli inquirenti, «ricopriva un ruolo attivo nella gestione di un canale di diffusione jihadista». Secondo quanto emerso, era «in contatto diretto con esponenti dello Stato Islamico».

Dietro un profilo apparentemente anonimo, si nascondeva un nodo attivo nella tela transnazionale del jihadismo. Un nodo che parlava italiano, studiava a Milano e comunicava con chi, dal 2019 in poi, ha trasformato la dissoluzione del califfato in una diaspora terrorista capace ancora di colpire.

Il contenuto informatico: “Una mole significativa di file”

La Questura non ha lasciato margini di interpretazione. «È stata rinvenuta una significativa mole di contenuti multimediali d’interesse investigativo». Nei portatili e negli smartphone del ventenne sono stati trovati file video di propaganda dell’Isis, immagini, testi, documenti, tutti riconducibili all’organizzazione islamista.

Fra le prove, anche fogli manoscritti: appunti su teologi radicali, nomi e riferimenti che confermano la struttura ideologica di una radicalizzazione interna e crescente. Dunque, nessuna fascinazione improvvisa, ma un percorso.

L’arresto e gli sviluppi: “Pacchetto sicurezza” in azione

L’arresto è scattato in base all’articolo 270 del Codice penale, modificato dall’ultimo «Pacchetto sicurezza». Il giudice per le indagini preliminari di Lecco ha convalidato la misura e disposto la custodia cautelare in carcere. Ora, il caso è passato in mano alla Procura distrettuale di Milano, competente per i reati di terrorismo internazionale.

Ma il lavoro continua, in quanto il materiale sequestrato – spiegano le autorità – è ancora in fase di analisi e «potrebbe condurre all’individuazione di ulteriori soggetti coinvolti». L’obiettivo è ricostruire l’intero network, virtuale e non, che ruotava attorno al ventenne egiziano.

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di Demetra Orsi - 24 Maggio 2025