
La solita sinistra
Valditara smaschera l’ipocrisia di Schlein sui femminicidi: «Fa polemiche strumentali: a scuola già si insegna il rispetto»
Il ministro ricorda le misure introdotte dal governo e richiama a un atteggiamento responsabile: «Credo sia opportuno, su temi così delicati, lasciare da parte le strumentalizzazioni»
È un appello a non strumentalizzare il tema dei femminicidi quello che arriva dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. Una presa di posizione che si è resa necessaria di fronte all’insistenza con cui Elly Schlein, invocando una collaborazione tra tutte le forze politiche, in questi giorni va continuando a ripetere, sostanzialmente, che «manca completamente la prevenzione» a partire dall’educazione a scuola. Una circostanza che non risponde alla realtà, visto che «già a settembre dell’anno passato – ha ricordato Valditara – abbiamo pubblicato le nuove Linee guida sull’educazione civica dove si sottolinea l’importanza dell’educazione a relazioni corrette e all’educazione al rispetto della donna. E tenga conto che si tratta di “obiettivi di apprendimento”».
Valditara risponde a Schlein: «Sui femminicidi si evitino polemiche strumentali»
«Va bene ogni iniziativa che vada nella direzione da noi già intrapresa», ha sottolineato il ministro, avvertendo però che «vedo nelle posizioni assunte da alcuni esponenti dell’opposizione una polemica strumentale su questo argomento. Credo sia opportuno, su temi così delicati, lasciare da parte le strumentalizzazioni». La stessa Giorgia Meloni, rispondendo alle richieste di Schlein, aveva chiarito che «non c’è bisogno di appelli. Io ci sono. Ci sono per chiunque abbia proposte su questo tema. Dobbiamo aprire una riflessione enorme».
L’educazione al rispetto e alle relazioni è già fra gli obiettivi di apprendimento
Valditara, intervistato dal Giornale, ha ricordato che l’educazione civica, con quel richiamo all’educazione alle relazioni e al rispetto, non è stata introdotta come materia di carattere simbolico, ma come materia che degli obiettivi che «devono essere appresi dagli studenti come si apprende a scrivere correttamente o a fare di conto». «In buona sostanza – ha chiarito – si educano i giovani a una cultura che contrasti le discriminazioni e i pregiudizi di genere, che rispetti e valorizzi la donna e insegni ai ragazzi a intrecciare relazioni sane, improntate innanzitutto alla correttezza».
Una materia resa trasversale a tutti gli insegnamenti
Inoltre, «le linee sono trasversali dal momento che questi obiettivi sono propri di tutti gli insegnamenti», «abbiamo previsto di rendere gli stessi studenti protagonisti con il peer tutoring, dove i ragazzi si raccontano e si scambiano esperienze e criticità» e «l’educazione al rispetto verso la donna, a relazioni corrette e all’empatia è ora entrata nei nuovi programmi scolastici».
La preparazione degli insegnanti e il monitoraggio dei risultati
«È importante, tra l’altro – ha proseguito il ministro – formare gli insegnanti. Abbiamo anche incaricato l’Istituto nazionale di documentazione e ricerca educativa (Indire) di preparare adeguatamente il personale docente per renderlo capace di affrontare queste nuove sfide. Monitorando il lavoro fatto dai singoli istituti scolastici, inoltre, Indire sarà in grado di verificare l’osservanza delle linee guida e di segnalare le pratiche migliori adottate dalle scuole nel contrasto alla violenza di genere».
Il monito del ministro: «Serve il coinvolgimento delle famiglie, i genitori devono insegnare i limiti»
Ma c’è un passaggio in più che va fatto – ha avvertito il ministro – per vincere questa battaglia culturale: «L’allarme sociale rappresentato dai femminicidi deve essere affrontato coinvolgendo anche le famiglie. Sono innanzitutto i genitori che devono porre limiti chiari ai propri figli, abituarli a sopportare i no, a non essere egocentrici. Un’educazione troppo concessiva, che li abitua alla soddisfazione di ogni desiderio, a non rispettare alcuna regola, a ottenere tutto ciò che si vuole – ha concluso Valditara – rischia di crescere giovani che non sanno accettare il rifiuto di una donna».