
Il ministro fa il punto
Urso convoca il tavolo per Taranto: “Nazionalizzare l’ex Ilva? Non siamo nell’Unione sovietica”
Adolfo Urso, ministro del made in Italy, ha convocato a Roma il “tavolo per Taranto”, coinvolgendo una sfilza di associazioni di categoria. Sulla proposta di nazionalizzazione dell’Ex Ilva, il ministro di FdI spiega a Repubblica Bari. “Un’azienda — pubblica o privata — nelle democrazie europee risponde alle stesse regole autorizzative in materia ambientale e sanitaria e necessita delle medesime condizioni produttive. Non siamo nell’Unione Sovietica. Per realizzare il Dri (direct reduction iron, l’impianto di purificazione dei materiali, ferrosi) la parte fondamentale dell’investimento — che sarà comunque attuata da una società interamente pubblica — serve innanzitutto il gas”.
Il ministro Urso fa il punto sull’ex Ilva di Taranto
“La Regione e il Comune di Taranto sono d’accordo sull’installazione della nave rigassificatrice nel porto?”, chiede Urso. “Questa – prosegue il ministro – è la prima domanda a cui occorre rispondere. Se sì, a quali costi? Le autorizzazioni saranno concesse in tempi congrui? Sono previsti incentivi o penalizzazioni? Senza gas a costi sostenibili non c’è Dri, e dunque non è possibile alimentare, attraverso il preridotto, i forni elettrici che nel frattempo e con una programmazione pluriennale dovranno sostituire gradualmente gli altoforni”.
Per il ministro delle Imprese e del Made in Italy, ora bisogna “costruire un percorso comune e condiviso con la Regione e gli enti locali per facilitare, incentivare e sostenere gli investimenti produttivi che molte imprese intendono realizzare nell’area” per “far tornare Taranto un polo di sviluppo produttivo anche nel quadro della transizione green, che intendiamo garantire proprio a partire dal polo siderurgico. Lo dimostra il piano industriale su cui stiamo lavorando nel negoziato con gli azeri”.
Altoforno fermo da 13 giorni: pare sia un errore umano
Sull’altoforno bloccato, “la riattivazione è stata preceduta da una serie di attività manutentive finalizzate a garantire la sicurezza e, ovviamente, il rispetto dell’ambiente. Soltanto a valle di queste attività l’Afo 1 è stato riavviato. Tutte le informazioni relative agli interventi di manutenzione sono state comunicate da Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria allo Spesal pochi giorni dopo l’avvio dell’impianto. Attendo che gli organi competenti effettuino i dovuti riscontri: da quanto mi riferiscono, sembrerebbe trattarsi di un errore umano. Un incidente che non ha coinvolto i dipendenti e che sarebbe stato facilmente risolto in poche ore, se non fossero state impedite, con il sequestro probatorio inibitorio, anche le operazioni di salvaguardia dell’impianto. Faccio notare che sono passati 13 giorni e l’intervento sui fusi non è stato ancora autorizzato. Ormai l’impianto risulta compromesso”.