CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

TRUMP PUTIN UCRAINA ISTANBUL

Guerra in Ucraina

Trump tuona contro la Russia: “Senza di me nessun accordo, ma Putin non sta facendo una bella figura”

Ma se non si arriva a un accordo, il presidente americano minaccia di imporre nuove sanzioni alla Russia: "Sarebbe devastante perché stanno già avendo difficoltà con l’economia, e i prezzi del petrolio sono bassi"

Esteri - di Alice Carrazza - 17 Maggio 2025 alle 11:18

Donald Trump non ha dubbi: «Putin voleva questo incontro… Penso che Putin sia stanco di tutto questo. E non sta facendo una bella figura, vuole tornare a farla». Il presidente degli Stati Uniti, intervistato da Fox News, ha rilanciato la possibilità di una tregua in Ucraina, suggerendo che il capo del Cremlino sarebbe pronto a trattare. Ma ha anche lanciato un avvertimento: «Se non riusciremo a concludere un accordo, imporremo nuove sanzioni. Sarebbe devastante per la Russia, perché stanno già avendo difficoltà con l’economia, e i prezzi del petrolio sono bassi».

Trump: “Non ci può essere accordo senza di me”

«Ho sempre pensato che non possa esserci un incontro senza di me, perché non credo che un accordo possa passare senza di me… C’è molto odio da entrambe le parti», ha ammesso il tycoon. Ancora una volta, Trump si propone come il mediatore necessario, l’unico in grado di sedere al tavolo e forzare la pace. Ma dietro l’ambizione personale si intravede una strategia precisa: costringere Mosca e Kiev a parlarsi sotto l’egida americana.

“Zelensky si sta confrontando contro un esercito enorme”

Trump non risparmia tuttavia critiche al presidente ucraino: «Ho avuto una sessione molto dura con Zelensky. Non ha reso le cose facili e l’ho sempre detto: non ha le carte in mano… si sta confrontando con un esercito enorme».

Il fallimento annunciato di Istanbul

Mentre Trump parla, sul tavolo ci sono ancora le macerie diplomatiche dell’ultimo round di colloqui a Istanbul. A sinistra, gli ucraini in mimetica; a destra, i russi in giacca e cravatta. «Anche il dress code dimostra chi è a favore della pace», ha commentato con sarcasmo l’inviato del Komsomolskaja Pravda. Ma dietro l’ironia si nasconde l’ipocrisia. Nessun passo avanti, solo parole dure e minacce appena velate. Il capo negoziatore russo Vladimir Medinskij ha subito chiarito: «Non vogliamo la guerra, ma siamo pronti a combattere per un anno, due, tre. Per tutto il tempo necessario».

E mentre Kiev propone un cessate il fuoco come premessa, Mosca alza la posta: riconoscimento della Crimea, delle quattro regioni annesse nel 2022, e ritiro ucraino. Quando la delegazione ucraina ha opposto un netto rifiuto, i russi si sono alzati in piedi e, secondo indiscrezioni poi confermate da fonti russe, hanno minacciato: «Al prossimo incontro, le regioni annesse saranno sei. Kharkiv e Sumy sono le prossime».

Il messaggio di Putin: o al tavolo o sul campo

La propaganda russa ha tentato invano di smontare il racconto. Ma a smentire le smentite ci ha pensato Evgenij Popov, volto noto del talk show 60 Minuti, che da Istanbul ha confermato: «Questa frase è stata effettivamente pronunciata. Possiamo confermarlo grazie alle nostre affidabili fonti vicine al processo negoziale». Fonti che, come spesso accade in Russia, coincidono con gli stessi protagonisti. Medinskij, intervistato da Popov, ha ripreso i toni storici cari allo zar: «La Grande Guerra del Nord con la Svezia durò 21 anni. Ma pochi anni dopo l’inizio, Pietro I offrì la pace. Gli svedesi dissero no e vollero combattere fino all’ultimo. Anche loro erano sostenuti da Inghilterra e Francia».

Il sottinteso è evidente. La Russia non arretra, né sui territori né sulla narrazione. «Raggiungeremo gli obiettivi dell’operazione militare speciale o al tavolo negoziale o sul campo di battaglia, in ogni caso li raggiungeremo», ha incalzato Popov.

Sul campo, i droni continuano a colpire: “Attacco cinico dei russi”

E mentre si trattava a Istanbul, un drone russo colpiva un bus civile nella regione di Sumy, nel nord dell’Ucraina. «Sfortunatamente, a causa di un attacco cinico dei russi su un bus con civili, ci sono morti», ha scritto su Telegram l’amministrazione militare locale. Il bilancio: nove civili uccisi, quattro feriti: l’ennesima strage.

Il caso Jenkins: 13 anni per aver difeso Kiev

Intanto, un tribunale della regione occupata di Lugansk ha condannato a 13 anni di colonia penale il cittadino australiano Oscar Jenkins, accusato di essere un mercenario al soldo dell’Ucraina. Il verdetto: «Colpevole di combattere in un conflitto armato». Il governo australiano si è detto «sconvolto», ma la reazione diplomatica si è fermata a poche righe. In Russia, la linea è soltanto una: nessuna pietà per chi combatte dalla parte “sbagliata”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Alice Carrazza - 17 Maggio 2025