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TAJANI INDIA

Un ruolo di mediazione

Tajani chiama India e Pakistan: l’Italia si offre come ponte di dialogo dopo l’escalation militare

Il ministri degli Esteri: "I primi segnali che ho avuto sono orientati a una voglia di entrambe le parti di ridurre la tensione. Siamo rimasti con la disponibilità totale dell'Italia a continuare a lavorare in questa direzione"

Esteri - di Alice Carrazza - 8 Maggio 2025 alle 19:39

Il telefono della Farnesina ha squillato più volte questa mattina. Colloqui ad alta tensione. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha parlato direttamente con i suoi omologhi di Nuova Delhi e Islamabad, Subrahmanyam Jaishankar e Muhammad Ishaq Dar. Al centro della conversazione, la preoccupazione – definita «profonda» – per l’escalation tra India e Pakistan. Una tensione che si è riaccesa con feroce puntualità dopo l’attentato del 22 aprile a Pahalgam e si è infiammata con i raid indiani che hanno causato nuove perdite umane e materiali. A renderlo noto è stata la Farnesina.

Segnali di apertura tra India e Pakistan

Non è la prima volta che tra India e Pakistan la tregua si rivela solo una sospensione. Ma Tajani, questa volta, intravede una speranza. «Dai colloqui avuti con i ministri degli Esteri di India e Pakistan – ha dichiarato in un punto stampa – ho intravisto la disponibilità dei due Paesi ad avviarsi verso un confronto per ridurre la tensione in quell’area».

L’Italia tende la mano per mediare

Un’affermazione cauta, ma non timida. Perché la posta in gioco è alta e fronte, quello del Kashmir, è caldo. «I primi segnali che ho avuto sono orientati a una voglia di entrambe le parti di ridurre la tensione. Siamo rimasti con la disponibilità totale dell’Italia a continuare a lavorare in questa direzione», ha aggiunto il ministro.

Un’eredità di conflitti mai sopita

Più che una dichiarazione d’intenti, è un’offerta diplomatica su un tavolo minato da settant’anni di conflitti intermittenti, rivolte, schermaglie di confine e risentimenti mai sopiti. Tajani ha parlato chiaro anche sulle intenzioni italiane: «Ho espresso a entrambi la nostra preoccupazione per il rischio di un’escalation militare dopo i fatti di questi ultimi giorni. L’Italia è pronta a svolgere un ruolo importante per facilitare il dialogo tra questi due Paesi con i quali abbiamo ottime relazioni».

Kashmir, il cuore di una contesa storica

Tutto parte dal Kashmir. Quando nel 1947 l’India e il Pakistan ottennero l’indipendenza, la questione del Kashmir esplose con la stessa violenza che accompagnò la «partizione». Il maharaja Hari Singh, induista, rifiutò di scegliere tra i due Stati, pur governando una regione a maggioranza musulmana. Ma bastarono pochi mesi, un’insurrezione contadina e un appello disperato a Nehru per innescare il primo conflitto indo-pakistano.

Settant’anni di guerre e ritorsioni

Da allora, il bilancio parla da solo: quattro guerre dichiarate, migliaia di morti, decine di attentati, milioni di profughi. Ogni generazione ha avuto la sua fiammata. Nel 1965, nel 1971, nel 1999 a Kargil, e più recentemente nel 2016 e nel 2019, dopo sanguinosi attacchi jihadisti. La risposta dell’India è stata sempre la stessa: raid mirati, fermezza assoluta, nessuna concessione.

Il nuovo focolaio e la corsa alla diplomazia

L’ultimo capitolo, quello del 22 aprile scorso, riporta in auge spettro di quel passato. L’attentato a Pahalgam – definito «barbaro» dalla Farnesina – ha riacceso una miccia che brucia da troppo tempo. Il raid di risposta indiano non si è fatto attendere. E con esso, la condanna pachistana, la retorica della rappresaglia, e la corsa delle diplomazie mondiali per evitare che le fiamme diventino incendio.

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di Alice Carrazza - 8 Maggio 2025