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Riccardo Cocciante

Alla soglia degli 80 anni

Riccardo Cocciante svela il lato politico: “Non ero benvenuto al Festival dell’Unità. Come Lucio Battisti sono sempre stato un artista libero”

Cronaca - di Luigi Albano - 24 Maggio 2025 alle 11:28

Ancora pochi mesi e compirà ottant’anni, Riccardo Cocciante, in una articolata intervista a Malcom Pagani per il Messaggero ricostruisce la sua vita artistica e la sua condizione di artista fuori dal carrozzone politico della sinistra. Condizione che l’ha messo in disparte in molte occasioni.

La fuga dal Vietnam comunista

Il cantautore fuggito dal Vietnam comunista con la sua famiglia quando era bambino, racconta dei pregiudizi che ha dovuto subire. A cominciare dai giornalisti. «Tendevano a estromettermi, a non nominarmi, a far finta che non esistessi. All’epoca mi arrabbiavo, oggi li ringrazio. Quel pregiudizio mi ha aiutato a essere come sono: fuori da qualsiasi corrente, con i miei pregi e i miei difetti, con la mia personalità. Se fai musica devi essere libero, altrimenti tanto vale lavorare in un ministero».

Il giornalista del Messaggero che insieme a Claudio Baglioni e a Lucio Battisti, Riccardo Cocciante era considerato il meno politicizzato dei cantautori. «Ho sempre rifiutato l’idea del cantante engagé. Avevo le mie idee, ma mi sembrava sbagliato esprimerle pubblicamente. Una scelta che ho pagato perché c’è stato un tempo in cui non schierarsi politicamente equivaleva e essere considerati di destra. Al Festival dell’Unità, per dire, non ero benvenuto».

Riccardo Cocciante: “Io come Lucio Battisti”

Pagani ricorda a Riccardo Cocciante che un giorno entrò in un bar, a Roma e un avventore le disse: “tu canti per la destra”. «Una follia. Io ovviamente non cantavo né per la destra né per la sinistra, ma gli anni 70 sono stati molto duri e qualcuno mi associò alla destra senza una vera ragione. E lo stesso era capitato a Battisti, che come mi disse anche Mogol era totalmente disinteressato alla politica».

Se Cocciante non era politicizzato, cos’era allora?, chiede l’intervistatore. «Un cantante allegorico e sentimentale, ma non romantico. Una definizione che non mi è mai piaciuta perché il romanticismo è lezioso e ha un colore, il rosa, che non è il mio. Io non sono rosa. Sono nero, sono rosso, sono giallo, ma non rosa. Le mie canzoni sono aspre, rocciose, persino violente. Mai melense però».

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